Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, Personale/Politico, R-Esistenze, Raccontare il femminismo

Il femminismo a cosce aperte

Una delle prime cose dette da mia nonna e poi anche da mia madre non riguardava il mio benessere psicofisico, la mia salute, la possibilità di realizzazione dei miei sogni. Tutto si riassumeva in tre parole: “chiudi le cosce”. Non era un consiglio ma un’intimidazione. Dentro le mie cosce c’era qualcosa di sporco, di pericoloso, e io avevo il compito di tenerlo ben chiuso affinché il mondo fosse protetto da esso.

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Antisessismo, Autodeterminazione, Comunicazione, Contributi Critici, R-Esistenze

L’IVA sugli assorbenti – cominciamo da qualche parte

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La proposta dell’abbassamento dell’Iva al 4% per gli assorbenti ha stimolato una bella discussione, con cenni critici e diversi punti di vista. Pubblico quello della promotrice della petizione italiana che ha prima di chiunque altr@, in Italia, pensato di attirare l’attenzione sul problema. Buona lettura!

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di Chiara Capraro

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Comunicazione, Contributi Critici

Iva al 4% su assorbenti: anche la strumentalizzazione delle donne è violenza!

Giacomo ha letto il mio post sulla riduzione dell’Iva al 4% per gli assorbenti e non è d’accordo su un po’ di cose. Molto volentieri pubblico qui la sua argomentata e bella critica. Buona lettura!

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In questi giorni sta circolando la notizia di una proposta di legge avanzata da Civati, per ridurre l’Iva sugli assorbenti dal 22% al 4%, equiparandoli a beni di prima necessità. L’idea della proposta ricalca leggi simili già presenti in altri paesi occidentali, ma anche le iniziative lanciate diverso tempo fa da svariate realtà del panorama politico radicale e libertario.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Comunicazione, Critica femminista, R-Esistenze

La mestruazione è mia e la gestisco io

Menstruate with pride

L’Huffington Post pubblica una notizia ripresa dal Daily Mail, fonte britannica non propriamente eccezionale.

Entrambe le testate online si fanno i fatti di donne che hanno scelto di bloccare il ciclo mestruale per poter “favorire la carriera”. Mi scattano così mille campanelli in testa. Di donna in carriera si parla, in senso dispregiativo, quando si stigmatizza la donna che lavora e che predilige il lavoro invece che la maternità o la famiglia.

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Critica femminista, Pensieri Liberi, R-Esistenze

Tutta colpa delle mestruazioni

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Chi ha scritto di mestruo e cose del genere ha sempre tenuto a precisare come fosse negativo il fatto che attorno al “ciclo” si paventassero una serie di credenze, retaggi culturali del passato, che persistono talvolta ancora oggi. Se hai le mestruazioni e tocchi una pianta allora si secca. Se vai dal parrucchiere la permanente viene da schifo. Se fai il bagno al mare rischi un’embolia. Il mestruo è sempre stato abbondantemente demonizzato e dunque, per certi versi, in qualche caso si è sviluppata una dinamica giustificativa in nome di un riscatto delle mestruate. E’ vero che essere considerate malate, quindi inaffidabili e emotive, nel tempo delle mestruazioni, ci priva del diritto di poter fruire della stessa considerazione che meritano tutti. E’ anche vero, però, che certi fenomeni non si possono ignorare e che  se per un verso la frase “hai le tue cose” sembra un atto d’accusa, sessista, e di fatto lo è, come se significasse la sospensione delle nostre capacità mentali, d’altro canto riassume quello che succede a tante.

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Autodeterminazione, Critica femminista, La posta di Eretica, Personale/Politico

Perché dobbiamo vergognarci delle nostre mestruazioni?

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E’ la storia di Federica. Buona lettura!

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Ho 23 anni, ne sono passati 11 da quando ho iniziato ad avere le mestruazioni.
Come tutte le donne della mia famiglia, ho un ciclo abbastanza regolare, piuttosto abbondante e molto doloroso. Non arrivo agli estremi di cui ho sentito parlare (vomito e svenimenti) ma per i primi due o tre giorni delle mestruazioni mi sento male: ho i crampi, la nausea, i muscoli dell’addome, delle gambe e della schiena doloranti e contratti, ho bisogno di andare in bagno molto spesso, di frequente ho diarrea o mal di testa. Per di più soffro di pressione bassa, quindi, soprattutto quando fa caldo, nei giorni del ciclo mi sento molto debole.

Prendo antidolorifici. Il problema è che il ciclo arriva ogni mese (spesso anche in anticipo) e i medicinali danno assuefazione. A dodici anni prendevo il Moment, a tredici sono passata al Buscofen. Già da un pezzo l’ibuprofene mi fa lo stesso effetto dell’acqua fresca. Ho provato con l’aspirina, con il naprossene, ho cercato di alternare i medicinali in modo da “disintossicarmi” perché tornassero ad avere effetto. Negli ultimi anni mi sono trovata abbastanza bene con il dexketoprofene, ma adesso anche quello sta iniziando a non fare più effetto.

Qualcuno mi ha consigliato di prendere la pillola per combattere i dolori. Ma io non ho un ciclo irregolare, non ho squilibri ormonali e non ho bisogno di contraccezione, perciò non me la sento di assumere un farmaco così invasivo soltanto per controllare la dismenorrea.
A differenza di molte donne, fare sport non mi aiuta ad alleviare i dolori, anzi li peggiora.

Ma il motivo per cui scrivo questa storia non è parlare dei miei crampi o cercare soluzioni alternative. Quel che ho detto finora serve soltanto per dare un’idea della situazione generale che non soltanto io, ma moltissime ragazze e donne ci troviamo a fronteggiare ogni mese.

Quando guardi le pubblicità degli assorbenti, donne in forma smagliante, con i capelli a posto e il sorriso perfetto parlano del loro ciclo come di un piccolo inconveniente che non impedisce affatto loro di andare in palestra, a lavoro, camminare su tacchi alti e fare sesso. Per alcune donne fortunate sarà anche così, ma per la maggior parte di noi la cosa è ben diversa, e quel che mi fa incazzare è che di questo non si può parlare.

Qualsiasi donna, e qualsiasi uomo che abbia una compagna, amica, sorella, figlia con cui ha un rapporto sano e sincero, sa bene che in certi giorni rimanere a scuola o al lavoro con i dolori mestruali è un inferno. Che a volte si riesce a stento ad alzarsi dal letto, che ogni movimento strappa un gemito di dolore. Magari per due ore, magari per una giornata intera. Ma questo fenomeno è completamente ignorato nel mondo in cui viviamo. Dobbiamo far finta che il ciclo non esista, farci la doccia, lavarci i capelli ed essere perfette anche in quei giorni. Efficienti al cento per cento. Se ti lamenti sei debole.

La routine lavorativa è stata programmata per un mondo maschile, molto prima che ci fossero così tante donne a lavorare fuori casa: non tiene conto di molte cose, tra le quali anche questo. Una donna ha il ciclo anche se lavora, e questo può alterare seriamente il rendimento lavorativo o scolastico di una persona. Per esempio, è difficile sostenere un esame universitario scritto di tre ore se hai il ciclo e non hai il permesso di andare in bagno, è difficile rimanere seduta in ufficio con i crampi e magari la testa gonfia come un pallone. Se ne dovrebbe tener conto.

Se una ragazza si sporca a causa del ciclo o se deve andare in bagno a cambiarsi l’assorbente, tenta di nascondersi. Perché si deve vergognare, perché le mestruazioni sono una cosa sporca, puzzolente, rivoltante. Se un ragazzo le chiede cos’ha che non va, lei deve sorridere e dire che è tutto a posto, anche se dentro le sembra che qualcuno stia torcendo le sue viscere come uno strofinaccio. Perché ai maschi non si dice. Una ragazza che va verso il bagno con un assorbente in mano o che dice chiaramente: “Mi fa male la pancia perché ho le mestruazioni” è un’esibizionista, una ragazza volgare, farebbe meglio a tenere certe cose per sé. Sono cose “da donne” e devono rimanere tra donne. Questa è l’etichetta, questo è quel che ci hanno più o meno tacitamente insegnato.

Ecco, a me questo non sta bene. Perché “parità dei sessi” non significa che dobbiamo essere noi donne a mettere da parte quello che ci differenzia e fingere che non esista: significa che dovrebbero essere gli uomini a comprendere di cosa si tratta, dovremmo essere noi a spiegarlo, in modo da poter collaborare e vivere tutt* insieme un po’ meglio. Sì, è un fatto: noi abbiamo il ciclo. E il ciclo fa male, molto spesso fa parecchio male.
Invece di nasconderlo, di ignorarlo, dovremmo parlarne. Anche gli uomini dovrebbero sapere di cosa si tratta, prendere un po’ più in considerazione quel che accade ogni mese alle loro madri, fidanzate, colleghe di lavoro. Certo non potranno toglierci i nostri dolori, ma possono avere qualche riguardo per noi, perlomeno quello di non costringerci a vergognarci del nostro stesso sangue, di non dover mentire, di poter dire chiaramente che non ci sentiamo bene e abbiamo bisogno di sdraiarci per un po’.

Perché a volte è una fatica titanica, davvero, e tutto quello di cui avresti bisogno è una mezz’ora in una posizione più comoda, ma non puoi chiederlo, non sai come spiegarlo, è imbarazzante.
Non c’è niente di imbarazzante nell’avere le mestruazioni o stare male per questo motivo.

Un primo passo sarebbe quello di liberarci di certi stupidi luoghi comuni: “Quella ha le sue cose”, si dice, per indicare una donna nervosa, nevrastenica, che non si sa che cosa vuole, che urla e sbraita per un nonnulla. Il ciclo è soltanto questo, nell’immaginario comune (non esclusivamente maschile): una cosa che ti fa comportare come una pazza, un argomento su cui fare battute, al più una rottura di scatole che impedisce di fare sesso.

Io vorrei che il ciclo fosse anche altro, che fosse riconosciuto. Non si tratta di una malattia, è fisiologico e naturale e ce l’abbiamo tutte, ma ha un ruolo importante nella vita di una donna e non è sempre così facile sottovalutarlo e comportarsi come se quello fosse un giorno come un altro. Vorrei che di mestruazioni si potesse parlare, che anche gli uomini potessero conoscerle e capire meglio come starci vicino, che sia in ambito domestico, sentimentale o lavorativo poco importa. Vorrei che non dovessimo vergognarci delle nostre mestruazioni come uno spettacolo di pessimo gusto, quasi fosse colpa nostra se ce le abbiamo e se stiamo male.

La domanda è provocatoria e me ne rendo conto, ma se fossero gli uomini ad avere il ciclo, sarebbe la stessa cosa?

Federica Minozzi

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Culture, Recensioni

Beauty in Blood: fare arte con il sangue mestruale

"Life Stigma" by featured Widening the Cycle artist Mod Cardenas. #WideningtheCycle #MenstruationMatters #SMCR2015
“Life Stigma” by featured Widening the Cycle artist Mod Cardenas.
#WideningtheCycle #MenstruationMatters #SMCR2015

 

E’ un pezzo liberamente tradotto da Distractify. Grazie ad Antonella per la traduzione. Buona lettura!

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Mollare gli assorbenti tradizionali (tamponi inclusi) per la coppetta mestruale. Lo fanno in tante, ma per Jen Lewis questo passaggio ha significato intraprendere un nuovo, singolare, provocatorio percorso artistico, che ha preso il nome di Beauty in Blood.

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Attivismo, Contributi Critici, Critica femminista, Culture, R-Esistenze

La Macchina Mestruante di Sputniko! – artista cyberfemminista giapponese

1_menstruation_machinedi Jinny Dalloway (dal suo blog GenderToxic)

Nel lontano 1985, in quel testo rivoluzionario che è stato A Cyborg Manifesto, Donna Haraway immaginava un mondo cyborg in cui

le persone non hanno paura del loro stretto legame di parentela con animali e macchine, non hanno paura di identità permanentemente parziali e punti di vista contraddittori.

Nel 2014, però, predominano ancora i discorsi di certo ecofemminismo antitecnologico ed essenzialista: quei luoghi comuni che concepiscono “La Donna” come Natura, Terra, fertilità, materno, divinità cosmica, sorgente di vita e simili new-agismi che in rete si accompagnano di solito a foto di fiori e tramonti. Il fascino “empowering” che questi discorsi comprensibilmente esercitano su molte donne nasconde in realtà una pericolosa deriva conservatrice, la tendenza a naturalizzare il genere e ricadere nel determinismo biologico (con il corollario che genere = donna).

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