Autodeterminazione, La posta di Eretica, R-Esistenze, Sessualità, Storie

E se i genitori spiegassero alle figlie che toccarsi è bello?

Lei scrive:

Cara Eretica, (…)
Sono alla soglia dei 25 anni, non tanti, ma nemmeno pochi. Nella mia vita ho avuto modo di sperimentare il maschilismo, grazie ai miei genitori un po’ all’antica che mi dicevano “sei troppo maschiaccio, non troverai mai un ragazzo”, “stai uscendo? Da sola? E il tuo ragazzo? Come mai non ti accompagna?”, “ah stai andando a casa del tuo amico senza che il tuo ragazzo ti accompagni? Vedrai che lui sarà geloso e ti lascerà”.

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L’educazione sessuale è necessaria perché l’ignoranza produce danni

Viola  scrive:

e5c2e17a12fdf2fda325fb3ec5a36972Dopo aver letto la riflessione di Federica, con la quale concordo in pieno, vorrei dire anche io due parole sul gender e altre cose paurose, non tanto perché credo di poter dare un valore aggiunto, Federica ha raccontato la mia generazione egregiamente, ma perché un’altra testimonianza possa confermare e avvalorare la sua.

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Datemi il “Gender” per masturbarmi senza sensi di colpa

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Federica scrive:

Quando ero piccola io, il gender non c’era.
Sono nata nel 1991, non tanto tempo fa, ma abbastanza per non aver ricevuto alcuna forma di educazione sessuale a scuola.
Ricordo che in terza elementare, quando molti bambini, soprattutto i maschietti, cominciarono a mettere in difficoltà la maestra con le loro domande sulle tette e sul pisello e su come funzionava tutta quella storia, l’insegnante invitò in classe il padre di una mia compagna, un medico, per farci una lezione sull’apparato riproduttore.
Quel pover’uomo si mise alla lavagna e cominciò a parlarci di utero, ovaie, spermatozoi, del follicolo e tutte quelle cose, mentre i bambini implacabili continuavano a chiedere: “Sì, ma lo spermatozoo come ci arriva fino all’ovulo?”

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Mi masturbavo da bambina. Era una cosa sporca e brutta?

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Laura scrive:

“Cara Eretica, seguo da tempo il tuo blog, lo trovo stimolante e mi aiuta ad avere uno sguardo verso realtà che altrimenti non scoprirei. Comunque oggi, leggendo, sulla pagina facebook di Abbatto i Muri, l’articolo sulla masturbazione infantile mi è venuto da sorridere, semplicemente perché io ho il ricordo di quando lo facevo, ed è uno di quei primi ricordi di certo non usuali e che vivi con un certo imbarazzo.

Ovviamente all’epoca non ne avevo coscienza, facevo certe cose che mi procuravano un piacere fisico, e solo dopo, crescendo, ho collegato i pezzi e sapevo dare un nome a quelle movenze. Si trattava di masturbazione. Né più, né meno.

Da adolescente questa idea mi ha sempre imbarazzato moltissimo, soprattutto perché io ricordo chiaramente che coinvolgevo altri bambini in questo “gioco”; poi crescendo ho compreso che forse rientrasse nell’ordine naturale delle cose, che non è che fossi una bimba “sporca” (anzi, io poi il sesso l’ho scoperto piuttosto tardi), semplicemente, con tutta probabilità, stavo dando retta al mio corpo. Era una causa-effetto. Capisci che una cosa ti piace e la fai. E se non hai costruzioni mentali che ti suggeriscono che quello è sbagliato continui a farlo, e anzi siccome è bello vuoi condividerlo con altre persone.

Così io ricordo bene che se inizialmente la mia piccola consolazione infantile derivava dal contatto con il cuscino poi scoprii, credo a 4/5 anni, che quando giocavo con mio fratello maggiore e lui faceva il mio cavallo, anche quello strusciamento sul suo sedere era piacevole.

Andando alle elementari raccontai questa scoperta a due amichette. Una trovò la cosa interessante, l’altra fu inorridita e così io capii che forse era una brutta cosa di cui vergognarsi.

Da che ricordo per un po’ condivisi quei momenti di masturbazione infantile con la mia amichetta, per un po’, fino a che capimmo che quella fosse una cosa “sbagliata e brutta” e scese un velo di silenzio e di imbarazzo sulla questione.

In realtà, sebbene razionalmente io ora dica che non ci fosse nulla di lascivo o torbido in quello che facessi, non posso fare a meno di provare dell’imbarazzo, forse anche perché, chissà come mai, tra tutti i possibili ricordi infantili, io ho proprio questo. A fatica ho accennato la cosa al mio compagno che mi è sembrato più che altro divertito.

Beh questa confidenza credo sia servita più che a me, ma magari può servire anche a qualcun altro,  per riflettere sulle normali pratiche di scoperta intima infantile.

Ad ogni modo  ho un ultima riflessione da fare su questo tema, del tutto personale, e forse campata in aria. Io penso che questa pratica infantile forse ha influenzato anche il mio modo di essere donna oggi. Ancora oggi il mio modo di masturbarmi è unicamente quello di strusciarmi con un cuscino in modo da favorire un orgasmo clitorideo, che è anche il più frequente  durante i rapporti con il mio compagno.

Ti lascio questa testimonianza, senza capo ne coda, in effetti. sentiti libera di usarla come preferisci.”

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Disciplina anti-masturbazione: se ti tocchi ti ustiono le mani!

Ancora su masturbazione infantile e censura da parte degli adulti.

Jenny, aveva cinque anni. Si sfregava il pube continuamente e la nonna materna, un giorno che faceva da baby sitter, ebbe la geniale idea di ustionarle le mani per farle capire che non avrebbe più potuto toccarsi. Jenny subì non solo il terrorismo psicologico della nonna ma dovette anche riparare le manine bruciate dopo che la nonna le avvicinò al fuoco della cucina a gas. Il criterio nonnesco era quello di far capire alla piccola che quel gioco era pressappoco una via per l’inferno e, per insegnarle quanto la destinazione fosse orrenda, quale soluzione migliore se non quella di anticipare alla bimba un esempio delle gravi ustioni che avrebbe subito nell’inferno?

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Masturbazione infantile e controllori molesti

Ancora a proposito di masturbazione repressa nell’infanzia.

Elena racconta di un ricordo. Si toccò che aveva pressappoco cinque anni. La vide uno zio. La sculacciò, poi lo disse alla madre, la svergognò a tavola davanti a tutti e infine le disse di fare delle preghiere per farsi perdonare per quell’insano gesto. Elena pregò e pregò soprattutto di non trovarsi mai più davanti a quello zio così perfido.

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#DitalinoPride – Raccontami di quando ti masturbavi e ti hanno detto che così non si fa!

Roma - Marcia per la Fica - Foto censurata perché anche facebook odia la masturbazione femminile.
Bologna – Mujeres Libres – Marcia per la Fica – Foto censurata perché anche facebook odia la masturbazione femminile.

 

Da tutta la discussione in contrasto con la fantomatica teoria gender, usando a discredito di corsi di educazione di genere parole decontestualizzate e morbosamente sottolineate tratta dalle linee guida dell’OMS in relazione all’educazione sessuale nelle scuole (e si tratta comunque di altro rispetto all’educazione di genere), quel che è venuto fuori, e che secondo me non è stato rilevato con più energia – forse perché in fondo ci sono molte persone che non tollerano di parlare di sessualità dei bambini e degli adolescenti – è una criminalizzazione palese della sessualità che i bambini, a modo loro, praticano. Con ciò non dico affatto che esistano corsi in cui si fanno masturbare i bambini in classe, ma gli operatori e gli insegnanti devono sapere che i bambini vivono una propria sessualità che non può essere repressa, traumatizzata e interrotta nel modo sbagliato. Bisogna agire nel modo giusto ed è a quello che le linee guida dell’OMS si riferiscono.

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L’orgasmo ospedaliero

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Vorrei rendervi partecipi di un disagio che rende la mia vita un inferno. Non ho mai appreso l’arte della masturbazione silenziosa. Non so come fanno gli altri, ma quando mi tocco io, si sente lo strusciare della mano nel lenzuolo, e poi il movimento accellera e il mio respiro si fa più pesante. Contraggo i muscoli e tremo anche un pochino. Perché io possa darmi soddisfazione devo restare sola in una stanza, chiudermi in bagno, o aspettare che tutti dormano profondissimamente sperando di non svegliarli. Il fatto è che in piedi non riesco a masturbarmi, perché ho bisogno di stringere le cosce e se le stringo forte non posso restare in equilibrio a lungo.

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Preoccupazioni materne (5°): “non titillarti la passerina”!

La vicina ha un’ospite. Una parente del nord con figlia appresso che ha più o meno l’età di due anni. Sento distintamente che le dice “non titillarti la passerina” e mi vengono in mente tante cose. Mi vengono in mente bambine piccolissime che si toccano e lo fanno in maniera del tutto spontanea e poi mi viene in mente una parente che vedendo la bambina toccarsi disse, con certezza, che quella cosa lì gliel’avevano sicuramente insegnata gli adulti.

Se nei libri di diritto vi capita di studiare come si procede nel caso di una indagine per verificare che su minori ci siano stati abusi, come sanno tutte le persone, psicologi e vari specialisti, che in genere se ne occupano, vi renderete conto che la prima cosa che si fa è spiegare che ai bambini bisogna fare domande aperte, che non inducano risposte che l’adulto vuole sentire, perché altrimenti il bambino tenderà a soddisfare il desiderio dell’adulto e a dirgli quello che indirettamente suggerisce e vuole sentirsi dire. Perciò se chiedi a una bambina piccolissima “chi ti ha insegnato a toccarti lì? dillo a mamma tua chi te lo ha insegnato… non aver paura… non succede niente… non è colpa tua“, quella bambina intanto capisce che toccarsi è sbagliato, che è tanto sbagliato che non può che essere opera di un adulto cattivo e che, tra l’altro, l’unico modo che una bambina, in questa situazione, ha per tirarsi fuori dagli impicci è compiacere chi ti fa l’interrogatorio. Continua a leggere “Preoccupazioni materne (5°): “non titillarti la passerina”!”

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Dissimulare l’orgasmo, che fatica! (buona liberazione anche alla pelle)

sex-toys_paris-duckie-pink_kawaiiUna delle cose più violente agite sui corpi delle persone dagli autoritarismi è l’oppressione e il veto moralista e normativo sulla sessualità. Un atto libertario e liberatorio, giusto per svestirci un attimo della tenuta militante dura e pura, è quello di scrivere, tette al vento, possibilmente a cosce nude e accavallate (fa caldo!) i mille e uno modi in cui alcune donne dissimulano la masturbazione.

Ci sono quelle che osano uno strofinio mentre con loro ci discuti. Strusciano le cosce e le vedi incastrarsi alla gamba del tavolo perché a loro è toccato sedersi in quell’angolo. Ci sono quelle che le vedi con la testa un po’ svagata e poi si assentano e vanno in bagno a toccarsi. Quelle che quando le ospiti a casa e dormono nel tuo letto pensano che se si toccano pianissimo poi nessuno mai potrà scoprirle. Scordatevi di passare inosservate. Anche se voi trattenete il fiato e non muovete un muscolo comunque sia nel silenzio pieno della notte quella mano che lavora per toccare la clitoride si sente eccome. Si sente perfino il rumore della fica che a un certo punto s’apre e quella pelle che si incendia produce un suono inconfondibile che non si può celare.

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Acchiappa Mostri, Satira

L’angolo della pornomostruosità (indignati/e: toccatevi!)

Siccome che vi voglio molto bene e non vi chiederei di disintossicarvi dalla dipendenza da pornomostruosità (per pornoindignazione) senza offrirvi almeno un percorso alternativo, allora tiro fuori (e il concetto di tirar fuori è fondamentale) una apposita rubrica nella quale vi regalo il grammo di sangue, delirio, gogn… istigazion… al linciaggio…, che vi serve per farvi una seghetta/toccatina a cadenza settimanale.

Le cose porno non sono di per se’ negative. Ma come noi creature vastase sappiamo il porno va decostruito e riproposto così da farne un postporno per il piacere di tutti/e. Un porno gender oriented e che sia in questo caso anche intelligenza oriented, prima che il cervello ci vada in tilt.

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