salve,
ho iniziato di recente a leggere questa pagina (arrivando tramite un articolo sul fatto quotidiano) e l’ho trovata interessante e coinvolgente.
sono un uomo, e mi interesso di sessismo da quando non sapevo nemmeno che esistesse la parola, da quando negli anni del liceo ho cominciato a rifiutare mentalmente tutte le norme che mi volevano in un certo modo in quanto maschio. più in particolare ho sempre detestato le differenze, quelle socialmente imposte, tramandate di generazione in generazione.
questo mi ha portato a cercare di vivere fuori dagli stereotipi di genere negli ultimi 30 anni, senza riferirmi a modelli particolari, basandomi solo sul mio intuito e sull’empatia con gli altri.
il discorso sul sessismo è diventato (per fortuna) molto più visibile negli ultimi anni, e persino la parola femminismo sta piano piano uscendo dall’interpretazione ignorante e demonizzante che ha avuto per decenni, ma sicuramente ancora c’è tanta strada da fare.
quel che mi dispiace è constatare spesso che per un uomo è ancora difficile partecipare attivamente a molte discussioni, specie se vuole fare qualche distinzione critica. subito scatta il rischio di essere accusati di *deragliare* la discussione. e lo capisco, con tutti quelli che non hanno di meglio da fare che scrivere “e allora noi che dobbiamo pagare il conto?” e altri argomenti caposaldo degli uomini che si sentono vittime, loro.
io non mi sento affatto vittima, però le volte in cui accorgo che il mio punto di vista è considerato buono solo a “deragliare”, un po’ mi dispiace.
questo succede soprattutto quando si parla di atteggiamenti sessisti all’interno dei rapporti interpersonali, di comportamenti tipici di vario genere, come se fossero principalmente maschili, e come se inevitabilmente fossero precursori della violenza. a me viene naturalmente da rispondere “parliamone”, e non perché mi hanno raccontato che una volta un amico di mio cugino ha rifiutato una ragazza e lei gli ha fatto lo stalking.
non è questione di aneddoti, ma di tutta una vita di esperienza diretta e contraria. non ho mai aderito ai modi canonici del corteggiamento, e questo mi ha fatto trovare regolarmente nelle situazioni che vengono raccontate di solito da donne e ragazze.
esempi a caso per capire a cosa mi riferisco:
al liceo rifiuto -gentilmente- gli approcci di una ragazza carina che piaceva a mezza scuola. mi arrivano telefonate a casa, scherzi, lei che passa con amiche sotto la finestra della mia classe e urla il mio cognome aggiungendo “frocio” (per fortuna avevo già capito che non era una parola che poteva colpirmi, e che diceva più cose su chi la usava come insulto che su di me, ma la connessione che lei ha fatto tra il mio rifiuto e la sessualità resta).
oppure un’amica che frequentava la stessa compagnia, e flirtava in maniera molto pesante, facendo *complimenti* sessualmente espliciti ed invadendo continuamente il mio spazio personale. ho cercato di dirle che data la mia timidezza questo modo di fare mi metteva spesso a disagio (usando queste parole). lei si è offesa e da quel momento ha cominciato a trattarmi malissimo.
potrei andare avanti per pagine intere. è solo per dire che se un ragazzo (e poi un uomo) commette il peccato di comportarsi “da donna” (parole altrui che mi sono state ripetute per tutta la vita), trova spesso donne che ripetono i comportamenti aggressivi dei maschi rifiutati.
ripeto, non mi sento vittima, è solo la realtà di tutta la mia vita. ho imparato a navigarci. però quando si parla di aneddoti simili mi piacerebbe poter prendere parte alla discussione, soprattutto per dire che certi atteggiamenti non sono come dicevo sopra esclusivamente indicativi della possessività dell’uomo verso la donna e precursori della violenza maschile, ma più che altro un modo che molti di noi (esseri umani, di qualunque genere) abbiamo per gestire -male- il rifiuto.
penso anche che additare come intrinsecamente maschili certi atteggiamenti, rischia di dare l’opportunità di approfittare di queste contraddizioni a chi davvero vuole deragliare la discussione, a chi vuole delegittimare il femminismo o addirittura l’esistenza del sessismo nella nostra società.
ma troppo spesso per un uomo provare ad entrare in discussioni di questo genere significa leggere “si capita anche agli uomini, ma non è questo lo spazio in cui parlarne”.
e lo capisco, capisco il perché e capisco il valore che ha questa risposta.
quindi ho imparato a stare zitto e a leggere e basta, chiedendomi però dove sia lo spazio per avere questa discussione, lo spazio dove la mia esistenza (che non è un aneddoto) vale quanto qualunque altra.
il tono sembra forse drammatico ma non vuole esserlo.
se ho scritto a questa pagina è perché è una delle poche dove ho visto spesso e regolarmente un atteggiamento diverso(ma forse sono io che non conosco altri luoghi di discussione analoghi), e insomma “complimenti per la trasmissione”.