Proprio in questi giorni, mentre si discute del delitto di Santa Croce Camerina e si mette alla gogna, prima di aver ottenuto prove certe e di una sentenza, Veronica Panarello, tra gli altri delitti compiuti vediamo quello di due uomini [1] [2], che in due differenti luoghi della nostra penisola, uccidono moglie e figlio e poi si suicidano. In un altro post parlavo di come influisse in questi delitti la cultura del possesso. I figli li ammazzi, ovvero te li porti dietro, come fossero carne della tua carne, pezzi di cuore di cui non riconosci l’autonomia di un battito diverso dal tuo. Li uccidi, ti ammazzi, realizzando anche, a volte, un dispetto, una sottrazione di affetti, all’altro genitore. E’ possibile che quel dispetto lo compia la madre o è il padre a farlo. Sono certa che in questi giorni non avete sentito parlare degli ultimi delitti perché la storia di Loris è più succulenta. Veronica, sua madre, ha una vita talmente complicata da diventare il perfetto mostro da mettere alla gogna. Su una madre si scatena la rabbia popolare, perché secondo la mentalità corrente, per una madre, uccidere il proprio figlio, sarebbe contronatura. Eppure dalle cifre che seguono potete osservare voi stessi come l’uccisione di un figlio da parte della madre sia un fenomeno diffuso. Queste donne non sono mostri. Sono donne piene di problemi. Lo erano. Sono donne anche profondamente egoiste, perché considerare i figli cosa propria al punto di ammazzarli (io ti ho fatto e io ti disfo) è un segno di grandissimo egoismo. E’ anche segno, a mio avviso, di una totale adesione ad una cultura che vuole le madri santissime, martiri o molto ma molto cattive, senza via di mezzo, senza riuscire a dichiarare la propria stanchezza e distanza da quell’istinto materno che vorrebbero attribuirci per imposizione di ruolo di genere.
Quando sono i padri a uccidere, per un verso i media realizzano una descrizione della storia che li vede sofferenti, soli, esclusi dal ruolo genitoriale, abbandonati. Sono separati, non accettano la separazione, ancora di più non accettano la separazione dai figli. I loro delitti vengono usati da chi divulga fobia generalizzando a proposito di una presunta mostruosità dei padri tutti. Vengono usati da chi crea un pregiudizio affinché i padri non abbiano mai legittimazione e difese sociali per esigere l’affido condiviso del figlio. Se uno è un assassino lo sono tutti. Istigare all’odio contro i padri, d’altronde, è cosa che fa il paio con l’istigazione all’odio contro le madri. Parrebbe inutile raccontare una storia che non mostrifica nessuno e che tenta di capire le ragioni sociologiche, antropologiche di quel che questi uomini e queste donne compiono. Per esempio, in un libro recente che parla di uomini, una donna parlava di sindrome di Medea attribuibile agli uomini. Uccidere i figli per dispetto, portarli via alle donne che avrebbero negato l’affido o qualche visita in più, diventa il segno distintivo di una azione che in termini culturali si traduce in una ulteriore colpevolizzazione delle donne. La madre ha colpa quando è lei ad uccidere e sembrerebbe avere colpa anche quando ad uccidere è lui.
Di diverso c’è il modo in cui reagisce comunque la società. Gogna e sguardo pietoso possono riguardare la donna o l’uomo ma per l’uomo si parla di una pena ancora più grave in quanto il padre è quello che dovrebbe tutelare la vita dei figli. Non è accettabile che un uomo mostri tanta debolezza, perché ad essere debole, nella coppia come nella società, eventualmente è la donna. L’uomo deve proteggere moglie e figli. Per un verso o per l’altro entrambi, donne e uomini che uccidono i figli, trasgrediscono la regola che li lega alle convenzioni sociali. Cosa possiamo fare perciò per prevenire questi delitti?
1] Bambino ucciso dal padre. Lui uccide la moglie e poi uccide il figlio e si suicida. Non accettava la separazione.
2] Bambino ucciso dal padre. Lui aveva ucciso anche la moglie e poi si è suicidato. Non accettava la separazione.
3] Bambino ucciso dalla madre che poi si suicida.
4] Bambino ucciso dalla madre. Aveva tentato di uccidere anche il marito. Poi si è suicidata.
5] Bambino ucciso dalla madre. Aveva tentato di uccidere anche il marito. Poi si è suicidata.
6] Bambino ucciso probabilmente dalla madre. Non tollerava la separazione. Poi si suicida.
7] Bambina uccisa dal padre. Non sopportava l’idea della separazione. Poi ha tentato il suicidio.
8] Due bambini uccisi (assieme alla madre) dal padre. Voleva liberarsi del peso familiare.
9] Bambina bruciata viva dal padre. Era un violento. Si è dato fuoco anche lui.
10] Bambino ucciso dal corteggiatore (respinto) della madre. Ritorsione.
11] Bambino ucciso dalla madre. Il marito aveva un’altra donna. Lei poi ha tentato il suicidio.
12] Bambina gettata dalla madre nelle fogne. Voleva liberarsi di lei. La bambina è sopravvissuta.
13] Due bambini uccisi dal padre. Non accettava la separazione. Poi ha tentato il suicidio.
14] Bambino ucciso dalla madre. Ha tentato di uccidere anche un’altra figlia. Parlano di “raptus” di follia.
15] Due bambini bruciati/uccisi dal padre. Non accettava la separazione. Il padre è sopravvissuto alle ustioni.
16] Due bambini uccisi dalla madre. Li ha buttati dalla finestra. Parlano di raptus di follia.
17] Bambino ucciso dal padre. Parlano di raptus di follia. Il padre si suicida.
18] Bambina accoltellata dalla madre. Parlano di raptus di follia. Poi tenta il suicidio. Sono sopravvissute entrambe.
19] Bambina uccisa dalla madre. Attraversava un momento “difficile”. Poi si è suicidata.
20] Bambina ridotta in fin di vita dalla madre. L’ha massacrata di botte. E’ sopravvissuta.
21] Bambina uccisa dalla madre. Non accettava la separazione. Poi ha tentato il suicidio.
22] Bambina accoltellata dalla madre. Aveva litigato con il marito. La bambina è sopravvissuta.