Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, Culture, La posta di Eretica, R-Esistenze

Quei pregiudizi occidentali contro le donne velate

Protesta contro la legge sul divieto del velo. Fonte
Protesta contro la legge sul divieto del velo. Fonte

 

Lei scrive:

“Carissima Eretica,

sono una dottoranda in Relazioni Internazionali che si occupa di genere/gender e islam, in generale mi occupo di donne musulmane.

Una cosa che non riesco proprio a capire di noi “occidentali” è il fatto che abbiamo pregiudizi e stereotipi per le donne velate.

Parliamo tanto di violenza sulle donne, ma non siamo a volte noi stesse a violare la privacy delle donne musulmane che scelgono di indossare il hijab?

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Autodeterminazione, Comunicazione, Critica femminista, R-Esistenze

Femminismo Islamico: introduzione di Zahra Ali

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Quella che segue è la traduzione dell’introduzione della curatrice Zahra Ali a Féminismes islamiques, pubblicato nel 2012 dalla casa editrice francese La Fabrique . Si tratta di una raccolta di testi di figure di riferimento del femminismo islamico tradotti dall’arabo o dall’inglese per la prima volta in francese. A questo indirizzo è possibile leggere l’introduzione originale in francese, provvista del denso apparato di note perlopiù bibliografiche che qui non è stato integrato per non appesantire il testo. I termini seguiti da un asterisco sono spiegati nel lessico posto alla fine del testo. (Si ringrazia Elisabetta per la traduzione e Berta per la correzione) 

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Antiautoritarismo, Antirazzismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

“Decolonizzare il femminismo, depatriarcalizzare l’Islam”: un’intervista con Zahra Ali

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Intervista (pubblicata QUI) di Milena Rampoldi.*

Zahra Ali è una sociologa impegnata nel campo delle dinamiche musulmane, femministe ed anti-razziste. Le sue ricerche si sono incentrate sull’emergenza dei femminismi musulmani in Occidente e nel mondo arabo, soprattutto in Iraq. Nel 2012 con la casa editrice La Fabrique ha pubblicato un’opera intitolata Féminismes islamiques, il primo libro su questo tema in lingua francese. In esso, mediante i contributi e le interviste di numerosi autori, si traccia un panorama dei femminismi islamici “in rottura con l’orientalismo e il razzismo che caratterizzano i dibattiti sulle donne e l’Islam oggi” e che rispondono alla “necessità di decolonizzare e de-essenzializzare ogni tipo di lettura del femminismo e dell’islam”. Nella sua introduzione al libro Zahra scrive: “Dunque l’idea non consiste nel rispondere agli interrogativi imposti dal pensiero femminista dominante, ma piuttosto nell’entrare all’interno dell’universo delle femministe musulmane e di vedere in che modo pongono la domanda dell’eguaglianza, secondo delle modalità, dei concetti e delle problematiche che fanno per loro. Allo stesso modo non si tratta di dire come il pensiero islamico e le musulmane affrontano le questioni che si (im)pome la doxa femminista, ma piuttosto di mostrare come si pensano, si articolano e si sviluppano una riflessione e un impegno intorno alla questione dell’eguaglianza dei generi all’interno del quadro religioso musulmano e nei contesti, ove l’Islam funge da quadro di riferimento principale”. (Féminismes islamiques, p. 15). Ringrazio Zahra per aver risposto alle mie domande.

MR: Tu parli di femminismi islamici. Che cosa significa questo termine per te personalmente? 

ZA: I femminismi islamici o musulmani sono rappresentati da delle persone che pensano o agiscono per l’eguaglianza e contro il patriarcato, facendo riferimento al quadro religioso musulmano. Vi sono diverse correnti e diversi contesti. Dunque la militanza femminista musulmana risulta alquanto variegata. Spazia dalle autrici che sfidano le letture maciste della giurisprudenza musulmana (al-fiqh) e si basano su una lettura egalitaria del Corano, come lo fa ad esempio il gruppo Musawah, fino a giungere alle donne che si ispirano alla spiritualità musulmana nella loro lotta per l’eguaglianza tra i generi e più generalmente per la giustizia sociale.

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Autodeterminazione, Comunicazione, R-Esistenze

Celebrare l’omosessualità e l’Islam

Troy Jackson- Photography Samra Habib
Troy Jackson – Photography Samra Habib

 

Testo: Aimee Mclaughlin – da Dazed Digital – traduzione di Donatella 

Samra Habib è la fotografa che documenta apertamente i musulmani omosessuali da tutto il mondo

Siamo onesti, l’omosessualità e la religione non sono mai stati una coppia a proprio agio. La fotografa nata in Pakistan Samra Habib spera di sfidare i cliché e le supposizioni fatte da entrambe le parti in causa attraverso la sua serie di foto lanciate in questo periodo, Just Me and Allah: A Queer Muslim Photo Project.

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Antiautoritarismo, Antirazzismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Contributi Critici, La posta di Eretica, Personale/Politico, R-Esistenze, Violenza

Io, donna dell’Islam: i fatti di Colonia colpiscono anche me

Manifesto di propaganda fascista della Repubblica sociale italiana. Da allora non ci siamo mossi di una virgola.
Manifesto di propaganda fascista della Repubblica sociale italiana.
Da allora non ci siamo mossi di una virgola.

Lei scrive:

“Cara Eretica,

scrivo a te perché mi sembri la voce più lucida e aperta tra le femministe. non ti pieghi a compromessi e non ti fai ingannare dal falso soccorso che maschilisti e razzisti stanno fingendo di offrire alle donne. sono una ragazza dell’islam, come mi chiamerebbero alcuni. porto il velo, per scelta, non sono sottomessa, vivo in italia, sto per prendere la seconda laurea all’università. vorrei spiegare quali sono le conseguenze delle discussioni di questi giorni per le ragazze come me.

dato che viene avvalorato il pregiudizio razziale contro gli uomini e la cultura islamica per le donne il destino è questo: io sono considerata solo vittima o complice. non ho spazio di parola. non posso dire niente neppure sulla violenza a Colonia perché alcune colleghe fino a ieri tanto gentili oggi mi guardano come per dire “togliti quel velo perché sei tu la causa di quello che è successo”.

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Antirazzismo, Contributi Critici, R-Esistenze

Da Bagdad a Parigi : nessuna pace senza giustizia !

Elisabetta traduce questo articolo e spiega: “è di Zahra Ali dal titolo “Nessuna pace senza giustizia”, pubblicato il 2 dicembre su un blog di quartieri popolari “quartiers XXI”, ancora a proposito del clima post-attentati. Lei è curatrice di “Féminismes islamiques”, credo la prima raccolta francofona di contributi sul femminismo musulmano di autrici femministe e musulmane in giro per il mondo.” – Grazie a Elisabetta e buona lettura!

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di Zahra Ali

Figlia di una famiglia di esuli politici iracheni, nata in Francia, musulmana e militante antirazzista e femminista, Zahra Ali analizza gli attentati del 13 novembre – « Per una sera, Parigi è stata Bagdad » e conclude : « Oggi più che mai abbiamo bisogno di un movimento contro la guerra, il razzismo e di solidarietà con i rifugiati » 

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Manifestazione contro la corruzione, piazza Tahrir, Bagdad, Iraq, 16 ottobre 2015.

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Antiautoritarismo, Contributi Critici, R-Esistenze

La violenza torna sempre a casa: intervista ad Arun Kundnani

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Questo è un pezzo pubblicato su OpenDemocracy e tradotto da Margherita D’Arnaldo e Carlo Boccaccino. Buona lettura!

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A seguito degli attacchi di Parigi, quali sono le tragiche e più logiche conseguenze di una guerra senza confini fisici? Arun Kundnani, autore di The Muslims are coming! edito da Verso, si occupa di terrorismo e di politiche di contrasto all’estremismo nel Regno Unito e negli Stati Uniti. In questa intervista spiega e critica le ramificazioni della guerra al terrore, partendo dalla retorica – liberale o conservatrice – utilizzata da intellettuali e commentatori, e arrivando alle teorie sul radicalismo che hanno alimentato i programmi antiterrorismo in Occidente. Secondo Kundnani, l’unica vera alternativa al jihadismo è rappresentata da una politica anti-razzista, anti-imperialista e anti-capitalista. 

Il mondo intero è adesso una zona di guerra? E come si relaziona questa idea con la retorica della guerra al terrore? Continua a leggere “La violenza torna sempre a casa: intervista ad Arun Kundnani”

Autodeterminazione, Contributi Critici, R-Esistenze

Un altro genere di Islam – un po’ di storia classica

Rābi‘a al-‘Adawīyya (d. 801)
Rābi‘a al-‘Adawīyya (d. 801)

 

Questa è la seconda parte, e ce ne sarà una terza, di una introduzione al tema trattato. Trovate QUI la prima parte. Buona lettura!

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di Margherita D’Arnaldo

La prima persona che credette al messaggio coranico e si convertì all’Islam fu una donna, Khadija bint Khuwalid, che fu l’unica moglie di Muhammad per venticinque anni ed ebbe un ruolo determinante nei primi tempi della sua missione profetica. Di lei, dopo la sua morte, il Profeta avrebbe detto: “Credette in me quando nessun altro lo fece; accettò l’Islam quando nessuno vi prestava fede; e mi sostenne e mi diede conforto quando altri mi abbandonarono”. Anche la prima persona a subire il martirio in nome dell’Islam fu una donna, Sumayya bint Khayyat, che fu torturata e uccisa per aver rifiutato di rinnegare la sua nuova fede.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, La posta di Eretica, Personale/Politico, R-Esistenze, Storie

Veli vaganti: il blog

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La ragazza che ha raccontato su questo blog della sua giornata a studiare le reazioni di chi la vedeva per la prima volta con il velo ha aperto un blog e una pagina facebook che vi consiglio vivamente di seguire. Intanto ripubblico qui il suo primo post. Per approfondimenti e per sapere altro parlate con lei, ascoltatela, seguitela. Buona lettura!

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da Sono L’Unica Mia (oltre il velo c’è di più):

Sono felice di aver aperto questo blog, vi dico perché l’ho fatto e questo richiede che io racconti qualcosa di me.
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Tempo fa ho conosciuto un ragazzo curdo e grazie a lui io mi sono legata all’Islam, che già apprezzavo. Io ero già fidanzata con una persona che, volontariamente o senza accorgersene, ha calpestato la mia ingenuità, mi ha dato insicurezze con il suo egocentrismo, la sua indifferenza per tutto ciò che mi riguardasse, la sua estrema insensibilità. Accettando e nascondendo l’evidenza dietro ai miei complessi, ho fatto finta che quella che sono non esistesse e mi sono negata di crescere proprio nei primi anni della “fioritura”. La sua religione, non praticata e messa in dubbio, non è stata mai oggetto di dialogo e io mi sono semplicemente posta da sola, per anni, la questione di Dio. Mi piaceva il valdesismo, ma ad un certo punto ho smesso di chiedermi qualsiasi cosa.
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Il ragazzo che ho incontrato lavora in una panineria. Io stavo cercando a chi dare ripetizioni, speravo di trovare un lavoretto dando lezioni di italiano a stranieri, avendo esperienza coi bambini sapevo di potercela fare. Non ho trovato un tubo, ma sono entrata in quella panineria e gli ho detto “va bene, a te posso darle gratuitamente”. Tanto non avevo nulla da fare, magari lui poteva insegnarmi il turco o poteva dire a qualche amico che ero capace. Passavano le settimane e il mio cuore si è messo a palpitare per lui. Dietro l’apparenza da scapestrato che aveva, ho visto la sensibilità che ha, la dolcezza, la bontà d’animo, la poesia. Insomma, la grandezza della sua persona, con tutti i suoi immensi difetti. Ci siamo innamorati e io, dopo sensi di colpa, pianti a non finire, ho fatto la scelta giusta. La sua famiglia ha la mente molto, molto chiusa e io e lui a suon di litigate e confronti siamo riusciti a trovare la forza per non farci condizionare e ad affrontarli. Lui ha alzato la testa e io intanto ho subito le prime discriminazioni: non ero vergine, sono italiana e non ero musulmana. Dentro la mia testa sono volati tanti piccoli e grandi vaffanculo per mesi, lo ammetto! Ho sofferto molto per questo e forse tra chi mi sta leggendo qualcuna ha avuto qualcosa di simile.
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Dopo averne superate mille, una notte ho recitato la shahada, quasi al buio, quasi con impeto. Ti prego, Dio, se ci sei, dammi la forza. Non so spiegare la tristezza che avevo nel cuore in quel momento e lo stress che mi faceva tremare le mani. Prima di quel momento pensavo che mi sarei “convertita per finta” per placare qualcuno, ma in quel momento non era quel che pensavo, avevo maturato uno spirito molto diverso. In seguito ho avuto qualche crisi, ma ben presto mi sono accorta che ampliando le mie conoscenze sull’Islam, capendolo, io mi trovavo veramente bene. Quelle regole morali, quegli insegnamenti, coincidono col mio essere, per la maggior parte, eppure sono poco praticante e cerco sempre di entrare nella testa dei primi musulmani e chiedermi cosa avrebbero detto se fosse accaduto tutto in questi anni… do le mie interpretazioni.
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Molto tempo fa, molto, pensavo, e continuo a pensarlo che non è necessario pregare in Chiesa (sarà che non ho il senso della comunità!), perché se lui c’è è ovunque e ovunque è casa sua e non mi è mai piaciuto l’antropomorfismo; oggi ho una vita sessuale attiva e fedele: negare il sesso prematrimoniale era un modo per evitare che una donna rimanesse incinta senza un uomo che provvedesse alla famiglia, e ciò ha preso altri connotati religiosi e io sono inadempiente, il mio unico rammarico è che la mia verginità se ne sia andata con un coglione. Pazienza, mi sono sentita stupida, ma non sporca. Non prego 5 volte al giorno, non ho nemmeno il tempo di farlo, ma ringrazio sempre per l’esistenza di questo mondo. Non mangio maiale, ma voglio diventare vegana. Adoro la satira spietata, anche se può infastidirmi tantissimo. Mi potranno criticare, ma ballo la danza orientale con tantissima passione, capelli e pancia al vento in un movimento che è arte.
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La religione è una faccenda personale. A volte può coinvolgere delle comunità, ma quando è sana resta fondamentalmente intima e non nuoce a nessuno. Ognuno deve essere libero di professarla come meglio crede nel pieno di rispetto di tutti e di se stesso.
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Mi piace il velo, sento che il suo significato mi è vicino. Mi piace metterlo, a volte in un modo e a volte in un altro, a volte preferisco toglierlo, soprattutto in seguito a un episodio. Vi do il link, faccio solo un riassunto. L’ho indossato a scuola per un esperimento sociale, ho “informato” facebook e mia madre adesso pensa che io sia fuori di testa. Sto passando un periodo orribile e ho notato che mi becco occhiatacce e prese in giro per la città. Questo blog è nato per raccontarvi le mie esperienze e i miei momenti, quel che subisco e quel che mi fa felice e soprattutto per accogliere le vostre storie. Non siete sole, non siete soli.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, La posta di Eretica

Oggi ho indossato il velo: ecco cosa mi è successo!

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Un’amica mi invia un report che racconta di un suo esperimento sociale. Buona lettura!

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Stamani ho deciso di fare un esperimento e l’ho deciso su due piedi. Mi stavo truccando e ho pensato “perché non mi metto il velo oggi?”. Questo esperimento non riguarda solo la reazione degli altri, ma anche quel che è successo a me. Alla fine il tutto si è trasformato in un’altra cosa e questa è la mia storia e la mia giornata.

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