
Per la mia autobiografia.
In questa foto avevo otto anni compiuti. Non sorrido, come d’altronde neppure in tutte le altre foto che mio padre mi faceva fare quando c’era da celebrare l’arrivo di un nuovo vestitino. Credo che questo mi fosse stato regalato perchè dovevamo andare ad un matrimonio di parenti o cose del genere. C’erano i matrimoni o i funerali. Poche altre occasioni per sfoderare il fascino della scarpina nuova.
Di quel periodo ricordo con esattezza un paio di cose. Avevo già scritto in due diversi quaderni due racconti lunghi di genere giallo, ispirati a Belfagor e Arsenio Lupin, scopiazzamenti ma venivano dalla mia fantasia ed esercitavo così la scrittura, ovviamente seppelliti nell’archivio che la mia famiglia considerava di roba da gettare via. Scappavo di casa pomeriggi interi per andare a sedermi sulla tomba di mia nonna, al cimitero, dove scrivevo o leggevo. Al ritorno erano botte, in genere colpi di manico di scopa sulla schiena. Poi ricordo che a volte facevo ancora la pipì a letto e dato che nessuno considerava la parte psicologica della questione mia madre mi portò dal medico di famiglia il quale mi prescrisse un farmaco per trattenere i liquidi. Dopo un paio d’anni avevo la cellulite alle cosce e non avevo ancora neppure avuto le mestruazioni perché la ritenzione idrica era totalmente fuori controllo.
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