La posta di Eretica, Personale/Politico, R-Esistenze, Storie

Dire alle persone sovrappeso che sono malate è inutile

Lei scrive:

Ciao Eretica, ho letto davvero tante storie sui problemi di peso e su come ci si senta inadeguate nel proprio corpo. Voglio raccontarti anche la mia.
Sono sempre stata una bambina paffutella, non grassa ma paffutella. A quanto pare però questo non piaceva ai miei compagni di elementari e medie che hanno provveduto a rendermi la vita un inferno.
Come se non bastasse all’interno della mia famiglia le cose non erano diverse: mia madre mi teneva a dieta costantemente, mia nonna non faceva altro che criticare il mio aspetto fisico anche se la vedevo poche volte e, come se non bastasse, mi ingozzava come un tacchino al ringraziamento.

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La posta di Eretica, R-Esistenze

Non strumentalizzate il concetto di salute contro le persone “grasse”

A proposito della discussione sul body shaming mascherato da salutismo contro le persone “grasse”. Lei è una dottoressa e ci tiene a spiegare alcune cose che ascoltiamo volentieri. Difende il concetto di salute ma specifica che non può essere usato come elemento giudicante contro le persone di qualunque tipo. Buona lettura!

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La scienza non è una religione. Non richiede Fede e non emette giudizi né condanne morali. E’ semplicemente, neutralmente, asetticamente descrittiva.

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'SteFike, Satira

Komplotto: la lobby delle persone grasse dominerà il mondo!

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E niente. La pagina facebook è diventata un campo di battaglia e dato che numerosi ormai sono gli interventi di chi ha sgamato il gioco di chi racconta la propria problematica o serena ciccioneria urge una confessione in onore ai complottisti.

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La posta di Eretica, R-Esistenze, Storie

Non mi piaccio. Temo che lui sceglierà un’altra!

Lei scrive:

Cara Eretica, dopo aver letto tante testimonianze di ragazze che non si sentono a proprio agio con il corpo (e anche, purtroppo, dopo aver letto tanti commenti affatto empatici e molto ipocriti) ho deciso anche io di lasciarti una piccola testimonianza (che probabilmente diventerà lunga perché sono prolissa).
Non so cosa significhi essere magra, non so cosa significhi essere adatti per gli standard assurdi di questa società, non so nemmeno cosa significhi essere desiderati o desiderabili.

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Se anche tra i vegani c’è chi disprezza le persone grasse

Lei scrive:

Ciao Eretica,
Oggi durante il viaggio che portava dalla Toscana alla Lombardia, mi sono soffermata a leggere la tua pagina. Non potevo crederci, i grassofobici che si nascondono dietro al salutismo, quando probabilmente in pochi sanno realmente cosa significhi nutrizione. Sono sempre stata una bambina sovrappeso, dopodiché un’adulta obesa.

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Contro chi impone un solo modello di economia, sfruttamento, corpo

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Lei scrive:

Cara Eretica, ho quasi 25 anni e ho passato più della metà di questi anni ad odiare il mio corpo.
Sono cresciuta in una bellissima famiglia del sud, mia nonna e mia madre hanno sempre amato la cucina, a casa mia si è sempre visto il cibo come una delle tante dimostrazioni d’amore, qualcosa che unisce e rafforza i legami, che consola, che fa stare bene.
Ed io sono cresciuta così, amando il cucinare e il mangiare, mai stata magra. Mai.
Rotondetta e morbida.

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La posta di Eretica, Personale/Politico, Storie

Non mi piaccio. Mi odio. State lontane da quelle come me!

break-the-chainsDopo aver letto questo post ho pianto. E’ vero. Io sono stata perfida con alcune donne che ho conosciuto. Lo sono stata molto di più con mia figlia. Mi sono resa conto, adesso che ho 56 anni, che non mi sono mai accettata. Non mi piaccio. Mi sono sempre vista troppo grassa. Ho fatto di tutto pur di dimagrire. Estenuanti prove di fatica fisica, palestra, corse, passeggiate lunghissime. Ho digiunato, e quando arrivavo ad un peso limite che mi rendeva più sicura ricominciavo a mangiare, senza sosta, e in un attimo riprendevo venti chili. Ho sfogato la mia frustrazione su altre persone. Ho detto a mia figlia che non aveva forza di volontà. Le dicevo di seguirmi e correre, dimagrire, perché avere il controllo su di lei mi dava modo di averlo , indirettamente, su di me. Quel che succede quando hai dei problemi e che li rifletti su altr*, e sei perfida nei loro confronti perché sei perfida con te stessa.

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Mi vedo e il mio corpo non mi piace

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Oggi ho pubblicato l’immagine che vedete sopra e al solito, sulla pagina facebook, si è scatenato il delirio di commenti da parte di gente grassofoba che si improvvisa salutista pur di sentirsi legittimata a giudicare. Allora ho ricondiviso un po’ di post in cui se ne era già parlato in altre simili occasioni (trovate i link in basso) e ho lasciato lì uno status in cui chiedo che mi raccontino la loro storia, come percepiscono il proprio corpo, quale disagio vivono, e se per caso in realtà certe discussioni non siano condizionate dal fatto che si proietta su altre persone la repulsione che si ha per se stess*, il proprio malessere, quel disagio che appartiene a tante persone che vivono male dentro il proprio corpo. Raccontatevi invece che giudicare altre persone. QUI trovate un po’ di racconti e quel che copio in basso è un racconto sincero, bello, di una ragazza che, per l’appunto, vive male dentro la propria pelle. Buona lettura!

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Lettera aperta di una culona

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Lei scrive:

In questi giorni sto seguendo (abbastanza inorridita, a dire il vero) la diatriba sul fat shaming su Abbatto i Muri.
Si e’ provato a parlare di body positive, di accogliere i corpi altrui cosi’ come sono, di sospensione del giudizio… ma la rabbia salutista prende il sopravvento su tutto, anche se e’ stato ampiamente spiegato che non giova a nessuno, anche se e’ e’ completamente fuori contesto, anche se e’ perfettamente inutile ai fini della salute.

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Dare una lezione a chi odia le persone grasse fa bene all’anima

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Parlando di corpi, devo essermi persa la parte in cui si spiega che il problema non è essere grassi o magri. Il problema è che quei corpi sono percepiti, in un modo o nell’altro, come oggetti sui quali si può dire quello che si vuole. I corpi prima della persona, di quel che vive o ha vissuto. Se l’involucro che portiamo in giro diventa più importante di noi stesse, se la gente che parla con te si preoccupa soprattutto di come appari invece che di quel che sei, il problema non siamo noi ma quelli e quelle che non riescono ad andare oltre, a ricercare profondità e complessità nelle persone con le quali pensano di interagire.

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Cellulite/panza/smagliature liberation front: mostra quel che non vogliono vedere di te!

Più va avanti l’estate e più diventano aggressivi gli spot, gli inserti, i manifesti pubblicitari che vi invitano alla dieta dell’ultimo giorno, della perdita di 20 chili in un’ora, un minuto, il tempo di un respiro. In estate si crocifiggono le donne con la cellulite, le smagliature, la pancia, e quella crocifissione diventa un giudizio di valore. La figura di una donna riuscita si associa all’immagine perfetta, photoshoppata, che ne dimostra la realizzazione. Si finisce per maledirsi perché non si hanno fondi economici sufficienti per levigarsi così come i media impongono e da qui in poi si passa anche ad effetti, conseguenze, che non fanno proprio bene alla nostra salute. Non sono solo le pressioni continue che parlano dei nostri corpi a portare tante persone ad avere disturbi dell’alimentazione, ma di sicuro contribuiscono, come contribuisce qualunque tipo di diktat normativo per cui tu devi essere così come l’estetica dominante impone.

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Grassofobia e la cattiveria gratuita di chi commenta

Foto della fotografa brasiliana Mariana Godoy che ha dato il via ad un progetto chiamato
Foto della fotografa brasiliana Mariana Godoy che ha dato il via ad un progetto chiamato “empowering me”

Giulia scrive:

Stamattina, scorrendo le notizie sulla home di facebook, mi è comparso un post al quale un mio “amico” aveva messo Mi piace: non ne conosco personalmente, né per sentito dire, l’autore e nemmeno mi interessa, ma ho letto quello che c’era scritto. Si trattava di un breve commento al progetto della fotografa brasiliana “empowering me” (al quale questo blog aveva dedicato un breve articolo), dedicato alle donne con un corpo “fuorinorma”, per combattere i (pre)giudizi sulla bellezza legata alla taglia dei jeans. Questo tizio commentava che non sopportava l’”orgoglio” delle “chiattone”, affermando che il loro essere “malate” per scelta costa soldi alla sanità, denaro che potrebbe venire impiegato per chi ha un tumore e non ha certo mai voluto venire condannato a morte. Terminava il tutto con una frase paraculissima sul fatto che la bellezza è oggettiva, ma che una donna in sovrappeso se “sta sopra” lo ucciderebbe e quindi, se può, ne fa pure a meno.

Je suis Charlie, certo, ma sei Charlie tu e quindi lo posso essere anche io: permettimi qualche riflessione sul peso (visto che siamo in tema) delle tue parole su un argomento parecchio delicato.

Quindi, secondo te, sono “Orgogliose chiattone”, perché i chili in più automaticamente ti rendono un essere privo di dignità che non ha il diritto di replicare agli insulti e di affermare che sì, il suo corpo è fuori norma e sì, è ugualmente bello. Esseri malati ai quali non è data nemmeno la possibilità di avere una vita sessuale perché non possono “stare sopra”. Un peso per la società, perché si “mangiano” denaro pubblico che potrebbe benissimo venire impiegato per curare persone che se lo meritano di più (!!!).

Io ho amiche di tutte le forme e dimensioni: a pera, sottopeso, a clessidra, con le braccia cicciotte e con le dita tozze, con qualche chilo in più e qualche chilo in meno, con un metabolismo veloce, con la cellulite o con le cosce sottili. Ma quelle che del proprio peso ne hanno fatto una malattia sono troppe, davvero, davvero troppe.

Nel leggere il post di questo uomo “grassofobico” (cit. Eretica) ho pensato ad alcune di loro.

Ho pensato alla mia cara amica che ha sofferto di disturbi alimentari ed ora è visibilmente sovrappeso, al modo in cui la gente la guarda quando si siede in autobus e occupa più spazio di quello che il pensare comune definisce “consono”. Al percorso psicologico che da anni sta percorrendo per ritrovare la serenità e alle difficoltà che la preoccupano molto più dei chili in eccesso.

Ho pensato a quella coinquilina meravigliosa e con un cuore grande che si era convinta di non essere abbastanza magra ed era arrivata a pesare quaranta chili.

Ho pensato anche a quella che va in palestra tutti i giorni e che ha un corpo decisamente in forma e non si concede quasi nemmeno più un pezzo di cioccolata perché si vede sovrappeso e non si piace quando si guarda allo specchio.

E un poco ho pensato anche a me, a tutte le paranoie che da ex brutto anatroccolo mi sono fatta sul mio corpo: la pancetta, le gambe storte, le cosce robuste. Pensavo al fatto che sono normopeso, quasi magra (53.5 chili per 1.63m) e tuttavia non sono stata esente da commentini malevoli sul fatto che non ho il ventre piatto, o che forse “con un paio di chili in meno starei meglio”.

Sono stata vittima di bullismo per il mio aspetto fisico, quando ero ancora preadolescente: dicevano che ero brutta, che nessuno mi avrebbe mai voluto, che avrei dovuto andare dal chirurgo estetico per rendermi accettabile. Le ragazze mi escludevano, i ragazzi mi evitavano. Ora ho ventun’anni e sono una donna, consapevole di possedere una giusta dose di fascino e femminilità, mi sento bella e a mio agio con il mio corpo. Ma ricordo bene quanto fanno male certi sguardi, certe frasi, certe battute subdole che colpiscono tra le scapole e ti fanno cadere a terra.

E tu, tu che ti lamenti di quelle “chiattone” che si ammalano per scelta, non hai mai pensato che siete voi ad additarle come esseri immondi da curare? E che se la smetteste di giudicare da quello che vedete e non sapete, forse non avreste bisogno di elargire così tanta cattiveria gratuita?

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