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Media e i “giornalisti” fabbricatori di flame indignati

Averci la candidata donna non vuol dire che non sei sessista e averci quella nera non significa che non sei razzista. Bisogna fare molto più che questo. Il fatto che ti fai la foto con la modella nera non significa nulla e ancora di più significa poco se vai portando in giro uno che potrei oggi definire come il “cliente neocolonialista“, ovvero colui il quale sembrerebbe non smettere di essere tale neppure quando parla di una ex ministra. Ma a questo punto il problema non è soltanto di chi dice atrocità ma di chi le veicola e pretende di fare informazione rilanciando una stronzata dopo l’altra come se – di tanto genio – non potessimo farne a meno. Perché dei partiti che premono sull’elettorato che vorrebbe tornare all’italietta neocoloniale, con le faccette nere disponibili a dare il culo per due soldi, purché restino al loro posto e non pretendano di essere persone, di tutto si è detto e si continua a dire, ma di quella fabbrica di stereotipi che è il programma La Zanzara non credo parli nessuno.

Quel che praticamente fa è raggranellare un po’ di battute sconce per chi si diletta in quell’attività che ha a che fare con la pornoindignazione. Ed è un continuo captare segnali di inciviltà per poi vederli rilanciare su tutti i quotidiani italiani come se non avessero nulla in più da fare. Perciò parliamo del fatto che i media italiani hanno bisogno di un programma di bassa lega come La Zanzara perché altrimenti non saprebbero cosa scrivere. E’ l’arte, se di arte si può parlare, di creare il flame che fa notizia. La battutona sulla quale poi vai a chiedere il parere di politici e illustri pensatori e così l’Italia, in generale, insiste nel portare avanti una maniera di produrre “informazione” che è solo gossip servito a folle che non vedono l’ora di partire per linciare ora questo ora quell’altro pseudo/mostro esorcizzato il quale la politica sarebbe salva.

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