Articolo in lingua originale QUI. Traduzione di Benz del gruppo di lavoro Abbatto i Muri.
di Alanna Vagianos
Anche gli uomini transgender e altre persone non binarie devono sottoporsi a procedure abortive. Ma nessuno parla di come le ultime svolte legislative in America hanno un impatto su di loro.
Ogni giorno purtroppo leggiamo sui giornali fatti di cronaca riguardanti la violenza maschile contro le donne e il femminicidio, nell’accezione ampia e dettagliata di Marcela Lagarde. Involontariamente connotiamo i due sessi, come l’uomo violento e la donna vittima, e invisibilizziamo (e dunque neghiamo) tutte le altre dinamiche violente e le varie intersezioni tra identità sessuale, identità di genere e orientamento sessuale che possono prodursi.
Vorrei dare il via ad una serie di riflessioni sulle definizioni stereotipate che ti classificano come etero o lesbica quando in realtà tu fai sesso con chiunque ti faccia “sangue”, qualunque sia il suo genere e il suo sesso biologico.
Esiste una schematizzazione che diventa anche stereotipo sessista? Esiste una classificazione gerarchica che pone all’ultimo gradino le persone che non amano autodefinire il proprio orientamento sessuale come etero o lesbico?
So che devo molto a chi ha messo in atto la sfida sociale sulle imposizioni in fatto di orientamento sessuale e che c’era bisogno, forse un tempo, di classificazioni rigide ma oggi deve ancora essere così? Perché devo essere costretta a definirmi, a spiegare, a sentirmi dire che sono confusa, se non mi riconosco nelle logiche di gruppo? Perché non posso esprimere la mia sessualità come piace a me senza perciò che il mio corpo e la mia volontà siano dissezionate sotto l’occhio vigile di chi non si fa i cazzi propri?
Perché devo sentirmi dire che sono repressa o che non voglio classificarmi per non perdere spazio di accettazione sociale? E dire che se mi definissi lesbica avrei una comunità di riferimento, non subirei ostracismo e non riceverei le stesse critiche che subisco perché non voglio classificare la mia sessualità.
Abbiamo scelto di pubblicare un fascicolo a proposito del genere in un periodo in cui le credenze della gente sull’argomento sono in rapido mutamento.
Molte persone stanno in questi giorni parlando di Avery Jackson, ragazzina di 9 anni di Kansas City nonché prima persona transgender ad apparire su una copertina del National Geographic. Da quando abbiamo condiviso su Instagram, Facebook e Twitter le foto della copertina della nostra edizione speciale sul genere, decine di migliaia di persone sono intervenute con le loro opinioni, andando dall’espressione di gratitudine alla furia cieca. Molti lettori hanno giurato di annullare i loro abbonamenti.
[Lode a @NatGeo per aver reso visibili le vite dei trans e aver condiviso la storia di Avery Jackson ]
[Il National Geographic sta cercando di fare il lavaggio del cervello ai giovani per convincerli che una simile degenerazione sia normale. ]
Commenti come questi rappresentano solo una piccola componente della profonda discussione sul genere che è in corso proprio in questo momento.
In tant* mi hanno segnalato un post che a quanto pare ha fatto storia sul web. C’è chi immagina che essere mamma sia già una sorta di capolavoro mondiale, ma poi c’è chi pensa che sia ancora più un capolavoro se sei mamma di un “maschio”. Alla voce maschio corrisponde una figura da educare in modo stereotipato, attent* a non fargli fare cose da “femmina” – la biologia ha un suo perché – e mentre godo nella lettura di questo esempio di educazione sessista mi chiedo se mai ci potrà essere un modo delicato per dire a questa donna che è pur vero che lei educherà i figli “maschi” come le pare, ma poi c’è un universo di persone che non dividono i figli in maschi e femmine. Sono semplicemente figli. E se tu mamma li educhi a suon di stereotipi sessisti non fai una gran cosa. Giacché tu generalizzi allora parlo per me, per tante che mi hanno scritto, perfino per tanti uomini che mi hanno semplicemente segnalato il post, avviliti, perché loro sono sfuggiti a madri così e cercano di educare i propri figli senza imporgli un “genere” che è tutta una gran costruzione culturale. E a parte la retorica di esaltazione del materno, che fa tanta audience e strappa lacrimucce colpendo i cuori intrisi di cultura nazional/popolare, con tanto di divisione tra fiocchi rosa e azzurri, nel tentativo di tranquillizzare, addirittura, una donna che si è detta smarrita all’idea di avere un figlio “maschio” – ché se è femmina è tutto più semplice… ma si, come no – direi che c’è materiale da decostruire e sovvertire almeno per un anno. Si potrebbe analizzare rigo per rigo, e se ne avessi il tempo giuro che lo farei, ma mi limito soltanto a descrivervi i pensieri che immediatamente mi sono passati per la testa, tra un divertito conato di vomito e l’esigenza di droga pesante, e così inizio.
Questo è un pezzo di Jayson Flores, segnalato da Serena (grazie) e tratto da QUI. Buona lettura!
>>>^^^<<<
Sappiamo cosa state pensando: Che cosa è l’omonormatività? Per dirla in termini più semplici, l’omonormatività dice quanto e come tu non corrispondi al modello dell’uomo gay. Omonormatività è marginalizzare/congedare gli uomini neri nel club perché, per quanto si rispettino i neri, non sei “semplicemente attratto” da loro. Omonormatività è pensare in modo diverso quando vedi che qualcuno che ami e segui su twitter nella vita reale sta in sedia a rotelle. Omonormatività è rappresentata dai gay bianchi che dominano la rappresentazione queer in TV e uomini bianchi e cis (cisgender) che giocano a fare le donne trans. Omonormatività è Stato e movimento lgbt che si organizzano in favore del matrimonio gay, ma non fanno niente per favorire la vita trans. Omonormatività è rappresentato da un insieme di privilegi, di gerarchie, norme sociali, e aspettative che spingono gli oppressi a opprimersi l’un l’altr@.
I prossimi casi di bullismo omofobico nelle scuole, legittimato anche da chi immagina che la prevenzione alla violenza sia un modo per colonizzare le menti dei bambini, ché, capisco, devono continuare ad avere la testa colonizzata di ogni tipo di cazzata che viene detta loro in nome della difesa dell’ideologia Etero/Cattolica/Omofobica, li addebiteremo agli alieni, o agli stessi genitori di questi bambini che non hanno avuto il buon gusto di annegarli da piccoli o di non consegnarli alle terapie “riparative” allo scopo di condurli, dritti dritti, alla disistima di sé, alla depressione, e, perché no, anche al suicidio.
Alla fine la Chiesa vince sullo Stato Laico, grazie a un governo e a ministri codardi e che, ultimi nella storia dell’occidente, ancora insistono nel considerare altre culture, quelle che ispirano le impiccagioni o le incarcerazioni dei gay, retrograde. Invece noi, che culo!, non li impicchiamo in pubblica piazza, non vietiamo loro di parlare ed esprimersi, ma giochiamo tutte le nostre carte per farli sentire in colpa, isolarli, indurli a condurre una vita ritirata, a fare certe cose in privato e mai in pubblico, e che la smettano di pensare di poter costruire famiglia, con figli e tutto, perché in quel caso la chiesa si finge femminista volendo ordinare alle donne di fare figli solo entro famiglie etero. Se sei lesbica invece non va bene e ancora di più non va bene se presti l’utero per fare un figlio per una coppia gay.
Abbiamo poi tante preghiere destinate alla salvezza di froci, trans, lesbiche, tutta quella gente molto confusa, che dovrebbe smetterla di sentirsi superiore agli etero. Non sono forse gli etero la componente sociale sulla quale si regge l’equilibrio, normativo, dell’intera società? Allora tutti in piazza a sentinellare. Io sentinello, tu sentinelli, egli/ella sentinella, noi sentinelliamo, voi sentinellate, essi sentinellano. Ovunque. Fuori. Dentro la scuola che dovrebbe essere pubblica ma non lo è.
Oh, come prossimo libro di testo che ne dite se scegliamo una raccolta di discorsi a caso presi dal repertorio di qualche cardinale omofobo? Vedrete come aumenteranno le iscrizioni…
Ed è l’ultimo post amorevole e amoroso che scrivo prima del fermo chirurgico. State bene. Ci risentiamo tra un po’ di tempo. E buona lotta e buona resistenza a tutt*.
“Take The Street” non è un invito per gli uomini a mettere la gonna ma per chiunque a prendere il controllo della propria identità senza paura ne vergogna.“
Comitato per la depilazione obbligata: Chiunque porti i tacchi non ci deve avere il pelo!
+++Oggi semino Paura+++
+++Questo post è pieno di false informazioni+++
Vorrei mettere tutte le donne in guardia dall’ideologia gender. Ci sono brutte persone in giro che vi mettono in testa cose strane. Innanzitutto vi lasciano pensare che voi siete persone, non madri o mogli, e questo già dovrebbe farvi capire quanta disonestà c’è nel mondo. Poi vi dicono che alla nascita voi siete biologicamente donne ma potete scegliere di essere chiunque vogliate. Questa cosa della scelta è atroce. Tutti quanti sappiamo com’è finita con il libero arbitrio. Eva ha mangiato la mela e Adamo, minchione, le è andato dietro. Se diciamo alle donne che possono scegliere quel che vorranno potrebbero, un giorno, pensare di poter indossare i pantaloni, chiedere dei cunnilingus o voler fare sesso tra di loro (puach!). Poi magari vorranno fare figli con il seme in donazione e senza un uomo accanto o vorranno affittare l’utero per quelli che non possono generare figli.