Culture, R-Esistenze

Una scultura pre-ispanica di una donna sostituirà la controversa statua di Colombo a Città del Messico

La scultura pre-ispanica raffigurante una figura femminile che è stata dissotterrata in Messico ed è conosciuta come “La Giovane Donna di Amajac” (Foto: Istituto Nazionale di Antropologia del Messico).

Articolo in lingua originale QUI. Traduzione di Giulia del Gruppo di lavoro Abbatto I Muri.

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Di Tessa Solomon, 13 Ottobre 2021

La statua di Cristoforo Colombo che una volta si trovata al centro di Paseo de la Reforma, la via principale di Città del Messico, sarà sostituita da una replica di una scultura pre-ispanica rappresentante una donna indigena. La notizia è stata rilasciata dalle autorità cittadine all’inizio di questa settimana. La scultura in pietra è stata dissotterrata lo scorso gennaio nella regione di Huasteca, lungo il Golfo del Messico, ed è stata soprannominata “Giovane Donna dell’Amajac”, dal nome del villaggio dove era sepolta. La vera identità della figura rappresentata, però, rimane un mistero. Al momento della scoperta, l’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia aveva affermato che la figura potesse rappresentare una dea locale della fertilità.

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Antiautoritarismo, Antifascismo, Antirazzismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Personale/Politico, R-Esistenze

#Francia – SOS Omofobia fuori dai nostri quartieri popolari!

Articolo in lingua originale QUI. Traduzione di Benz del gruppo di lavoro Abbatto i Muri.

Discorso di Karim Benbélache al primo DSN Decolonial Café di Parigi, 19 maggio 2019.

“Nel 2010 Marine Le Pen (portavoce del partito di estrema destra francese) ha dichiarato, nel suo discorso-logicamente-razzista:

“In alcuni quartieri, sento sempre più spesso che non è bello essere una donna, né omosessuale, né ebrea, né francese o bianca…”, stigmatizzando ancora una volta gli abitanti dei quartieri popolari non bianchi e accusandoli di essere più sessisti e omofobi che altrove. Da allora, quest’idea si è ulteriormente diffusa. Nel dicembre 2018, l’associazione SOS omofobia ha annunciato l’intenzione di insediarsi in questi stessi quartieri, giustificandosi con delle vaghe statistiche di crescenti casi d’aggressione e appoggiando di fatto le parole razziste del più importante movimento di estrema destra francese.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

Problemi di vista per Salvini. E non solo.

Caro Salvini, se l’avvocata fosse una richiedente asilo avresti lottato per farla sbattere fuori dai centri di ospitalità e l’avresti chiamata parassita per via di quel minimo contributo che lo Stato dà a sostegno delle persone come lei. Se fosse stata una migrante ai confini dell’Italia avresti invocato l’aiuto dell’Europa per farla sbattere in galera o farla tornare “al suo paese”. Se fosse una delle tante donne che vuoi far tornare “al paese suo” nonostante siano sfuggite a situazioni di eguale ingiustizia e violenza avresti detto a noi femministe di ospitarla in casa nostra e ci avresti definite in svariati modi offensivi, così come hai fatto ogni volta che una femminista ha criticato le tue politiche razziste sull’immigrazione. O meglio: l’avresti messa alla gogna invitando i tuoi fan a esprimere la loro “delicata opinione” in proposito. Se.

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Attivismo, Comunicazione, Contributi Critici, Critica femminista, R-Esistenze

A proposito dell’aborto in Messico. Decolonizzarsi è una pratica di messa in discussione quotidiana e siamo tutte in processo

Ciao a chi ci legge. Siamo un gruppo di donne italiane che vivono in Messico, ci siamo sempre interessate al contesto in cui viviamo ed inoltre alcune di noi hanno abortito, proprio qui in Messico. Per questo, l’articolo uscito sul blog di Eretica sul Fatto Quotidiano il 9 gennaio ci interpella profondamente e dobbiamo dire che, appena letto, ci siamo chieste: l’avranno rapita e sostituita con qualcun’altra? Le avranno hackerato il blog?

Alcune di noi hanno fatto parte di collettivi femministi italiani e non, così come abbiamo spesso letto il blog “Abbatto i muri” e prima ancora “Femminismo a Sud”. Così, dopo un primo momento di sgomento, abbiamo deciso di scrivere a Eretica per esprimerle le nostre perplessità circa il contenuto del suo articolo, perché l’abbiamo sempre ritenuta una compagna aperta alle critiche costruttive e al dialogo con altre compagne. Di fatti, dopo un breve scambio di mail con lei, abbiamo deciso insieme di pubblicare le nostre riflessioni in merito all’articolo, per condividerle con piú persone possibile e socializzare un altro punto di vista, diciamo, situato.

In generale, l’articolo in questione ci fa interrogare su cos’è il femminismo, cosa sono i femminismi e come si stringono legami di solidarietà dal basso e purtroppo, con molto dolore, dobbiamo ammettere che conferma ciò che spesso le compagne latinoamericane sostengono: che il femminismo ‘bianco’ europeo/eurocentrico a volte è proprio riproduttore di stereotipi. Lo sguardo di questo (nostro) femminismo si fa facilmente superficiale e sommario quando si posa su realtà lontane, perdendo molta della radicalità e soprattutto dell’intersezionalità che rivendica a livello discorsivo. Scrivere di realtà “lontane” ma più in generale di realtà che si conoscono poco è un esercizio delicato, in cui è più che mai necessario tenere presente che il discorso che produciamo costruisce realtà: abbiamo la possibilità di riprodurre narrazioni stereotipate, semplificate, a volte false, a volte romantiche, oppure di cercare di produrne di nuove, il più possibile autentiche, situate, lucide, partigiane e rispettose. Oppure anche di tacere, se sappiamo di non saperne abbastanza: e questo “abbastanza” è sempre relativo.

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Antiautoritarismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

Asia, bellissima perché fiera combattente curda contro l’Isis

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Asia Ramazan Antar era una combattente curda. Morta a vent’anni. Difendeva la sua terra e l’idea di uno spazio vitale fatto di “uguaglianza di genere, redistribuzione di ricchezze e risorse, democrazia diretta, ed era la prova vivente, come molte altre e molti altri impegnat* in quella battaglia, dell’indifferenza connivente che nazioni europee e occidentali dedicano a quello che succede realmente nella battaglia contro l’Isis“. Da un lato c’è la Turchia che getta bombe sui curdi e dall’altro un occidente che racconta balle a proposito di Islam e musulmani trascurando di dire che l’esercito curdo, ovvero quello che è in prima linea contro i fanatici dell’Isis, è a maggioranza musulmana e non rappresenta affatto lo stereotipo che vogliono attaccare sulla pelle di ciascun@ di loro. Volessero combattere l’Isis per davvero dovrebbero aiutare i curdi e smettere di essere conniventi con la Turchia. E invece.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, La posta di Eretica, Personale/Politico, R-Esistenze

#Burkini – Indosso il velo islamico ed è il colonialismo che mi opprime

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Ciao. Mi chiamo Loubna ho 28 anni, sono musulmana, non sono sposata, cresciuta in Europa tra l’Italia e la Francia, e porto il hijab il velo islamico.

Questi ultimi anni si é cosi tanto parlato, di me, di quel pezzo di stoffa che ho deciso di mettere, sono stata strega e allo stesso tempo la vittima da salvare, dipende dai giorni e da come si svegliano i politici. A quanto sembra non ho una mente per decidere come vestirmi ma paradossalmente sono anche cosi pericolosa da poter fare il lavaggio del cervello alle altre donne.

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Autodeterminazione, Comunicazione, Contributi Critici, R-Esistenze, Recensioni

Chiamatelo Rainbow pride e non Gay pride: invito a boicottare Stonewall il film in uscita che “corregge” la storia del movimento lgbt

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di Ethan Libano

A Katia, a Nathan, a tutti i ragazzi del circolo Milk di Milano, a Eretica, a Debora, a Antonella, a tutti gli eterosessuali che sono scesi in piazza non per amicizia ma perché era giusto, a tutte le persone not conforming e a tutte le persone LGBTQIA.

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Antirazzismo, Autodeterminazione, Comunicazione, Contributi Critici, R-Esistenze

Razzismo super decomplessificato – Se la “moda islamica” mette a nudo il razzismo di Stato

H&M

di Faysal Riad (professore di francese e militante antirazzista)*

Con la dichiarazione di Laurence Rossignol, il razzismo repubblicano dei liberali francesi attualmente al potere ha raggiunto un livello straordinario, non nella sostanza ma nella forma: islamofobia + negrofobia completamente decomplessificate, totalmente accettate e espresse in un linguaggio osceno, dove il disprezzo, l’odio, l’ignoranza e la stupidità fanno a gara con l’ignominia e l’orrore. Intervistata su RMC la “ministra delle famiglie, dell’infanzia e dei diritti delle donne” Laurence Rossignol ha dichiarato che le case di moda che vendono degli “abiti islamici” (veli o foulard) sono “irresponsabili” perché “da un certo punto di vista incoraggiano la prigionia del corpo delle donne”. E quando il presentatore ha obiettato che alcune donne portano il foulard o il velo per scelta, la ministra ha avuto il coraggio di rispondere così: “c’erano anche dei negri americani che erano favorevoli allo schiavismo (…) Io credo che molte di queste donne siano delle militanti dell’islam politico”.

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Affetti Liberi, Antirazzismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

Aprire amori, chiudere frontiere?

Viviamo in un sistema che ci dice che l’arrivo dell’altr@ non è mai una buona notizia, che l’altr@ non ha il diritto di esserci.
Il pensiero monogamo e la xenofobia condividono la paura dell’alterità

revolution

Un pezzo di Brigitte Vassallo pubblicato da Pikara magazine in occasione di San Valentino. Poiché la data, in qualche modo, impone che si parli d’amore, Vassallo coglie l’occasione per “ricordare le implicazioni profonde che comporta l’affermazione del personale come politico e domandarsi fino a che punta arriva il nostro pensiero critico sull’amore.”

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Autodeterminazione, Comunicazione, Critica femminista, R-Esistenze, Recensioni

Whitewashing e dintorni. Stonewall sbiancata e riscritta da Hollywood

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Da IncrociDegeneri:

Il 25 settembre uscirà nelle sale degli Stati Uniti Stonewall, scritto da Jon Robin Baitz e diretto da Roland Emmerich, un film sulle rivolte che ebbero luogo il 28 giugno 1969  come risposta ad una delle tante retate della polizia nell’omonimo bar del Greenwich Village. L’uscita del trailer ha già sollevato un’ondata di critiche da gran parte della comunità LGBT+, critiche che sottolineano come  la pellicola  cancelli le trans e le drag queens di colore  e, nonostante le dichiarazioni di veridicità, sostanzialmente  riscriva un’altra storia attraverso un’operazione di whitewashing e di genderwashing.

Al centro  della narrazione filmica appare infatti Danny Winters,  maschio, bianco, giovane, belloccio e gay, che, secondo gli autori, sarebbe stato il motore della rivolta, scagliando la cosiddetta  prima pietra.  In realtà, i motori della rivolta furono drag queens, transessuali, butch, molte delle quali di colore, come Sylvia Rivera, una trans di Puerto Rico, le drag queens nere  Marsha P. Johnson e Miss Major, l’icona butch Stormé de Larviere e la femminista bisessuale Brenda Howard che organizzò il primo Pride: furono loro a iniziare la rivolta contro la retata repressiva di quella notte e più in generale contro le violenze e gli abusi quotidiani, tirando scarpe con i tacchi, bottiglie e pugni. Ma mentre Marsha P. Johnson compare come personaggio secondario e Stormé de Larviere è interpretata da una donna bianca, Sylvia Rivera e Miss Major nemmeno appaiono nel film. Completamente forcluse, avrebbe detto Lacan.

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Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Comunicazione, Critica femminista, R-Esistenze, Violenza

#Afghanistan: a ricostruire la galera per adultere… hanno pensato i militari italiani!

Avete presente i militari italiani? Quelli che stanno in giro per il mondo per “missioni di pace”? Impegnati anche nella ricostruzione di quel che altri militari, di diversa nazionalità, hanno distrutto? Hanno realizzato anche questo carcere femminile per donne afghane a Herat e sembra essere il fiore all’occhiello che dovrebbe dimostrare l’efficacia della presenza umanitaria in Afghanistan. Recensito, filmato e fotografato da molti media italiani [1] [2] [3] [4] [5], giacché di propaganda istituzionale non siamo mai sazi, questo carcere “accoglie” (notare l’effetto e la semantica addolcita delle parole) donne che sono state arrestate in virtù delle leggi atroci che esistono in quel paese, aggravate, peraltro, anche dalla guerra che ha deposto tiranni di tipo A per piazzare al potere tiranni di tipo B fortemente misogini e integralisti.

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Antiautoritarismo, Antifascismo, Antirazzismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

Quelle femministe che assumono l’arroganza coloniale

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Grandi polemiche tra “femministe” in questi giorni in cui si discute del fatto che si può essere islamofobe o per la causa palestinese. C’è chi ha imboccato la via, a mio avviso senza ritorno, già intrapresa da Oriana Fallaci, con il tono emergenziale di chi immagina che da un momento all’altro ci esploda sotto al culo una bomba a testa. C’è chi tenta di conservare un minimo di buon senso e di raccontare come il femminismo, se intersezionale, deve certo avere più considerazione di quel che significa autodeterminazione delle persone, dei popoli. Un territorio è come un corpo. Vorrebbe una femminista che quel corpo fosse occupato da qualcuno che di giorno in giorno, tra una intimidazione e l’altra, ti toglie la facoltà e il diritto di esprimere consenso o di negare l’occupazione dei propri spazi? E se crediamo che le donne, le persone, abbiano il diritto di autodeterminarsi, perché allora c’è chi nega alla Palestina, per esempio, il diritto di esistere e resistere all’autoritarismo del governo israeliano?

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Antiautoritarismo, Antirazzismo, R-Esistenze

Davvero i 2000 uccisi da #BokoHaram contano meno che i 12 del #CharlieHebdo?

Immagine a cura di Mauro Biani
Immagine a cura di Mauro Biani

 

Vediamo. Una tale economista, di Se Non Ora Quando, pubblica, sull’Huffington Post, un sermone a proposito del fatto che la strage di 2000 persone uccise in Nigeria dagli assassini assoldati da Boko Haram e i 12 morti a Parigi non sarebbero la stessa cosa. Sostanzialmente dice, e correggetemi se sbaglio, che laggiù c’hanno abitudini tribali, ancora hanno l’osso al naso e mangiano con le mani e invece qui da noi, che siamo assai più civili, certe cose le abbiamo debellate e non possono succedere. Dunque, se due più due fa quattro, l’economista snoq sta dicendo, alla faccia di fior di analisi che spiegano cose ben diverse, che questa inciviltà arriva da noi da gente altrettanto incivile e alla fine mi pare concluda con un atteggiamento che era quello della gente un po’ indifferente in Sicilia quando diceva che la mafia non era un nostro problema perché tanto si ammazzavano tra di loro. L’unico momento in cui si incazzavano era quando veniva colpito qualche “innocente”. Allora, sempre seguendo il filo del ragionamento, lievemente coloniale, dell’economista Snoq, il mondo si divide in mondo incivile e colpevole e l’altro civile e innocente. In definitiva, ‘sti cazzi, finché si ammazzano tra di loro, chissenefrega, se però vengono ad ammazzare i civilissimi europei invece è giusto che ci indigniamo e che marciamo in svariati milioni per ricordare che mai più dovranno permettersi di esportare la loro inciviltà qui da noi.

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