Lei scrive:
“Sono una donna di cinquant’anni e seguo abbatto i muri che trovo interessante con grandi spunti di riflessione.
Verso la fine della guerra fredda (e pure calda) tra i sessi
Lei scrive:
“Sono una donna di cinquant’anni e seguo abbatto i muri che trovo interessante con grandi spunti di riflessione.
Dopo gli insulti alle donne che hanno inviato foto in cui non sono depilate ecco una serie di insulti a chi osa mostrarsi se pur non nel peso che altri vorrebbero. Il branco mette alla gogna e galvanizza altr* che arrivano sulla pagina di Abbatto i Muri a insultare una ragazza coraggiosissima che si è mostrata raccontando la sua paura, le sue sofferenze, la sua scelta, coraggiosa, di aver comprato e indossato per la prima volta un paio di shorts. Gli insulti potete leggerli sotto, e dato che non va bene che li legga solo lei, recuperando una ferita ad ogni parola crudele, ad ogni frase perfida, scritta da uomini e donne, allora li mettiamo in condivisione affinché tutt* possiate rendervi conto come funziona e da cosa parte il cyberbullismo.
Continua a leggere “#ShortsPerTutt* – la perfida grassofobia del branco sessista”
Lei scrive:
Cara Eretica,
non voglio fare la lista pietosa di quello che non va nella mia vita, perché come tante altre io sono forte, e se ogni tanto piango è perché piangere fa bene ed è diverso da piagnucolare, con tutto il rispetto per chi lo fa. Ho pianto quando, uscendo dall’ufficio in cui avevo lavorato per dodici anni, con una lettera di licenziamento in mano, mi sono fermata un attimo a farmi scaldare dal sole pensando che quella fosse la giornata giusta per ripartire. Ho pianto ogni volta che cadendo mi sono fatta male e quando a pugni stretti mi sono rialzata. Chissà perché si ha del pianto un’opinione così brutta, quando le lacrime sono preludio di grandi battaglie, rappresentano crescita intima e collettiva e quando il pianto si trasforma consapevolmente in urlo, se ad urlare siamo in tanti, allora diventa l’arma più potente che ci sia.
Continua a leggere “Accettarsi e piacersi di più per rivoluzionare la propria vita”
Lei scrive:
[02-06-2016] – È da tanto che penso di scrivere questa pagina di diario, ma da sempre rimando.
Mi chiamo….no, non mi chiamo, il mio nome non ha importanza, potrei essere chiunque, la tua amata sorellina, la tua timida vicina di casa, la stronza che ti isola a scuola, l’insopportabile secchiona, la strafiga che invidi il sabato in discoteca. Ho quasi 17 anni, i miei genitori sono separati, vivo con mia madre e il suo compagno.
Soffrire di depressione e disturbi alimentari, come raccontavo ieri, porta a diverse non-scelte che mi mettono in situazioni che potrebbero sembrare comiche. Per esempio: i periodi di abbuffata sono quelli in cui non ci sono per nessuno, e quando dico nessuno intendo proprio nessuno. Il mio compagno può al massimo rivolgermi qualche parola, darmi un bacio di sfuggita, soffrendo per il mio sguardo assente che si riattiva soltanto in risposta a qualche provocazione. Il trillo del telefono mi terrorizza. Dire “pronto” è già un modo per accedere all’esterno, perché dalla voce si intuisce tutto. E poi chi mi telefona non si accontenta mica di sentirmi. Vuole anche vedermi, l’invadente. Fastidio, sudore freddo, panico. Se il mio compagno non c’è io non rispondo e poi, nel caso in cui qualcuno si preoccupa, devo ignorare il suono del campanello, il forte bussare alla porta da parte di mia suocera che obbedisce agli ordini del mio compagno: in media ogni paio di giorni, durante la mattina, quando lui è al lavoro, verifica che non mi sia suicidata.
Continua a leggere “La Depressa Consapevole: io sono nessuno!”