Antiautoritarismo, Antifascismo, Antisessismo, R-Esistenze

Quando l’infiltrato poliziotto compie uno stupro di Stato

Una delle forme di strategia della tensione riguardava, in epoche da guerra fredda o di preteso controllo da parte del governo di movimenti e sindacati, la tecnica di infiltrare poliziotti non già per spiare pericoli come il terrorismo o criminali di ogni tipo ma per provocare tensioni e smantellare movimenti di opposizione politica. I fatti più noti sono stati svelati quando – sui trent’anni di documentazione dell’epoca britannica in cui governava la Tatcher – fu tolto il segreto di Stato. Così fu possibile sapere che per favorire la deregulation e i licenziamenti in settori come quello delle miniere di carbone furono infiltrati poliziotti sotto falso nome che si insinuarono nelle vite di varie comunità interessate e in molti casi dopo aver completato il loro incarico lasciarono donne incinta o donne e figli totalmente ignari del fatto di aver avuto una relazione con un nemico di classe. In molti casi lo stupro era un metodo coordinato, come rivelano anche varie testate inglesi inclusa la BBC. Perciò alcune associazioni che si sono occupate di svelare questi metodi hanno raccolto le denunce di varie donne che hanno dichiarato di aver subito uno stupro di Stato.

Strappare ad una donna il consenso per una relazione sessuale senza dare informazioni corrette su quel che si è e si fa nella vita, in una situazione simile a quella di una guerra civile, equivale ad uno stupro che non può essere non definito in tal modo. Le donne in particolare venivano prese di mira dagli infiltrati perché in tal modo essi potevano insinuarsi più facilmente all’interno di gruppi e movimenti che organizzavano proteste e scioperi. Lo stesso hanno denunciato donne spagnole che hanno subito quel tipo di abuso mentre erano sotto controllo da parte di spie infiltrate per conto del governo quando a Barcellona si muovevano attivisti e attiviste trattati come fossero nemici dello stato.

Nel periodo italiano più noto in cui fu applicata la strategia della tensione e anche in epoche più recenti, alcune donne hanno raccontato di essere state circuite dal “nemico” affinché l’infiltrato potesse più facilmente entrare in centri sociali o in gruppi di attivisti extraparlamentari che si opponevano alle politiche economiche e autoritarie dei governi in carica.

Si tratta di vere e proprie operazioni di spionaggio dei cittadini che rivendicano il sacrosanto diritto di sciopero o di manifestazione in un’epoca in cui così il governo e la polizia aggiravano il superamento delle leggi fasciste che ponevano divieto di assembramento o di opposizione culturale e politica. Non possono vietarti di protestare dunque tentano di indirizzare la protesta, screditando le tue intenzioni, minando la tua credibilità e provocando eventi tragici (vedi le stragi compiute da fascisti mai accusati e di cui ancora sappiamo poco) usati come alibi dalla polizia che poi si arroga il diritto di agire la repressione (il G8 di Genova è un esempio recente di tali dinamiche).

Se per le organizzazioni britanniche e i gruppi spagnoli questa cosa è stata finalmente svelata anche sul piano pubblico, per l’Italia si tratta ancora di avere a che fare con il segreto posto su decenni di storia in nome di non si sa cosa. Le donne italiane dunque non possono precisamente rivendicare il diritto di accusare lo Stato di stupro, ma sarebbe il caso di chiedere quanti e in quali luoghi quelle pratiche furono adottate. Sarebbe un segno di trasparenza che un governo neofascista come l’attuale non potrà mai consegnare per ricostruire la corretta memoria del nostro passato e presente, tuttavia possiamo prenderne nota e non dimenticarcene perché è certo che sia avvenuto e che tante donne dovrebbero ricevere quanto meno delle scuse da chi le ha usate come transito per imporre politiche autoritarie.

Se qualcuna delle compagne conosce fatti del genere scrivetemi e parliamone. Che non si taccia almeno tra noi.

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