Litvinenko e l’assassinio targato Putin

Questa serie ricostruisce gli anni di battaglie legali fino al riconoscimento da parte del governo britannico e della corte europea per i diritti umani del fatto che il dissidente russo, poi cittadino inglese, fu uno dei vari obiettivi dell’assassinio di stato con l’uso del polonio, firma inconfondibile dell’azione di eliminazione di tutto ciò che si oppone a Putin. L’altro metodo è l’avvelenamento con gas nervino o l’esecuzione con arma da fuoco come fu per Anna Politkovskaja, giornalista che denunciava la crudeltà del regime russo nella guerra in Cecenia.

La ricostruzione nella serie descrive i metodi usati dal governo russo per evitare confronti onesti. Si opposero all’accusa dell’avvelenamento di Litvinenko mentendo sul fatto che gli esecutori dell’assassinio fossero in realtà stati vittime di avvelenamento da polonio a loro volta, sopravvissuti perché “forti”. Non permisero alle autorità britanniche di interrogare i responsabili e non consegnarono registrazioni sugli pseudo incontri avvenuti. Ridicolo il fatto che uno degli esecutori fu presentato con fasciature che lo rendevano irriconoscibile e che per ogni passo i media russi fotografavano le false conciliazioni date loro in pasto per delineare una narrazione di regime che sostenesse il tiranno.

In Italia a fare il tifo per Putin è la destra e ancora prima fu Berlusconi che vantava di averlo ospitato in vacanza nella sua villa al mare. Di certo non sapevano che Putin era un intrallazzatore che teneva buoni i poteri forti che ne reggono le sorti. Di certo non sanno che è lievemente fascista. Giornalisti e dissidenti che lo contestano comunque finiscono defunti, screditati, costretti all’esilio.

Buona visione, se vi capita.

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