
Javier Castillo ha scritto un gran libro, che ho letto tempo fa e tutto d’un fiato. Non solo abbatte alcuni stereotipi sul genere ma costruisce con perizia personaggi e critiche sociali sulle leggi che dominano gli Stati Uniti, luogo in cui la sua storia è ambientata. C’è una giornalista che supera uno stupro di gruppo e diventa una combattente al punto da beccare criminali e denunciarne l’esistenza attraverso i suoi articoli e poi c’è il rapimento di una bambina in un contesto in cui c’è un uomo cui viene rifiutata l’assicurazione per ulteriori tentativi di procreazione medicalmente assistita, c’è il padre della bambina, l’assicuratore che nega l’istanza, e solo dopo c’è la donna, la finta madre, che per tutto il tempo immagina di aver fatto un grande errore e capisce solo alla fine che è stata dominata da un folle che spara al vicino perché non scopra nulla.
Il libro offre una critica feroce al sistema legislativo sui registri per crimini sessuali in cui vengono inseriti diciottenni che hanno fatto sesso con diciassettenni dopo la denuncia di un padre possessivo. Denuncia un sistema che in realtà tutela i veri pedofili e che se ne frega di trovare le bambine scomparse a meno che non facciano audience sui media. Ai media la critica più offesa: li descrive come luoghi in cui si coltiva sensazionalismo senza fare attenzione alla verità, luoghi in cui i click portano soldi e dunque poco importa il perché o il come vengano acquisiti. La figura della giornalista di inchiesta vecchio stampo diventa un contraltare a tutto quello che oggi è diventata l’informazione sui crimini e non solo.
Se il libro ha tutti questi meriti, non senza una bella dose di riferimenti al sessismo e al maschilismo di molti ambienti di lavoro, la serie scade nei luoghi comuni, inventa la figura della donna isterica che pur di avere un figlio lo rapisce senza consultarsi con il bonario e fedele marito, la rende folle a tal punto da uccidere e inventa il suicidio di un ragazzo, figlio di un tale che trafficava in video pedopornografici, sostituendolo al più efficace rogo del genitore ad opera di gente coi forconi aizzata ancora dai media sensazionalisti. Nella serie la giornalista sembra ripiegata su se stessa per via dello stupro subito, vittima e non sopravvissuta coraggiosa che combatte e trova il modo di difendersi. Dare alla storia una piega tanto diversa significa farle perdere i toni di criticità e giusto spessore che il libro ha. Perciò vi suggerisco il libro. Lasciate perdere la serie. 🙂
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