La risposta parrebbe essere: mai!
Per tentare di capire bisogna fare una premessa: una donna non denuncia e se è vittima di violenza molto spesso è terrorizzata e non ritiene, per questioni psiclogiche e per disistima, di poter essere creduta. Spesso molte riferiscono che le stesse famiglie non credono ai loro racconti e le incoraggiano a resistere per il bene dei figli. Si viene a creare una situazione di terrore nella quale una donna, manipolata e offesa dal marito violento, non ritiene di avere nessuna via d’uscita. Le botte non arrivano mai da sole. Un violento le accompagna con svalutazioni e spinte all’isolamento della donna. Non ti vorrà nessuno. Te lo meriti, è colpa tua, non dovevi fare questo o quello. Dunque qual è la via d’uscita che una donna in queste situazioni trova? Generalmente, giacché il rapporto di forza fisica è impari, decide di uccidere il marito nel sonno. Da sveglio non potrebbe avere la meglio. Ma uccidere nel sonno significa per la legge che lei non è in oggettivo e immediato pericolo e che ha premeditato l’assassinio. Non si tiene conto della cosiddetta sindrome della donna maltrattata, più conosciuta negli Usa, che impone alla donna di sentirsi in pericolo sempre, finanche quando lui le dorme accanto. Lei soggiace al di lui controllo e non riesce a salvarsi se non immaginando una via definitiva per sé e i figli. Le donne che uccidono gli uomini, per la maggior parte, senza voler giustificare le loro azioni, lo fanno in situazioni di violenze ripetute e mai denunciate. Situazioni di cui sapevano i vicini e i familiari ma venivano taciute. Situazioni perfino conosciute dai figl vittime di violenza assistita ai quali si impone lo stesso regime di omertoso silenzio.
Al contrario l’uomo che uccide una donna lo fa per possesso, perché lei lo lascia, perché lei si dimostra indipendente, perché comincia una nuova vita con un altro, perché l’assassino fa pesare il suo dominio assoluto su una donna che di lui non vuole più saperne. I delitti si realizzano nell’ultimo incontro in cui lui chiede chiarimenti o dopo una lunga stagione di stalking che coinvolge i nuovi partner delle donne. Lui uccide la donna e spesso anche i figli perché pensa gli appartengano. Poi a volte si suicida, diversamente pretende di poter difendersi attribuendo a lei, la vittima, la colpa del gesto. L’abbandono, la ricerca di una vita migliore, diventa una giustificazione.
Ed ecco come le differenti circostanze vengono descritte dai quotidiani. Se è lei ad uccidere si punta al sensazionalismo, si disegna la donna come una spietata assassina, ponendo solo in un rigo marginale la dichiarazione di presenza di maltrattamenti. Si descrive la donna come senza cuore o si sottolinea il fatto che lei voglia liberarsi del cadavere, come tante volte fa l’uomo, ma da una donna non ci si aspetta lo faccia, perché ella è naturalmente crocerossina, volta alla cura e dunque dovrebbe sottomettersi e se reagisce e tenta di difendersi merita lo spregio morale e l’indignazione di chiunque venga a conoscenza del fatto. Ancora peggio se la donna è migrante, di lei si dirà che ha sposato l’uomo bianco per avere la cittadinanza e che avrebbe dovuto essere grata per questo invece che ribellarsi per le botte subite. Della donna che uccide si descrivono gli stereotipi sessisti e razzisti che pongono l’uomo ucciso, la vittima, come un santo che giammai avrebbe meritato quella fine.
Se ad uccidere è l’uomo, al contrario, si parla di lui come di un innamorato che non si rassegna, di un povero diavolo ingenuo che ella ha turlupinato e poi abbandonato, di un romantico che con 3000 messaggi e migliaia di mazzi di rose non intendeva affatto terrorizzare la vittima ma definire l’ampiezza del suo amore per lei. Si intervistano i vicini e i familiari, si fa emergere il quadro professionale e personale dell’assassino affinché egli appaia umanizzato mentre si disumanizza la vittima.
Se è lei ad uccidere la disumanizzazione ha gioco facile. Lui è morto, lei è viva. Non c’è altro da dire. Che importa se lei ha vissuto anni di terrore costretta in una situazione senza uscita. Che importa se da immigrata è stata minacciata di essere lasciata senza soldi e possibilità di restare accanto ai figli. Che importa se lei si sia sentita in pericolo dalla mattina alla sera. Tribunali e periti psichiatri, ancora fermi all’età della pietra, non presumono che queste donne siano altro se non arpìe che hanno voluto togliere la vita ad un uomo innocente. Diversamente quando l’uomo uccide si cercano attenuanti, la depressione (orrendamente stigmatizzata quando non è vero che spinge al delitto), l’abbandono, l’infantile illusione di una relazione interrotta. Come fosse un bimbo di cui lo Stato decide di occuparsi alla stessa stregua di un minore. Cosa che dovrebbe offendere gli uomini stessi. La donna matrigna e brutale e l’uomo filiale e in cerca di un seno cui allattarsi. Vorrei fare attenzione a questi elementi da ora in poi perché penso la legge dovrebbe tenere conto di queste differenze culturali e di queste situazioni. Uccidere non è una soluzione ma va analizzato il contesto sociale in cui un delitto viene realizzato. La differenza di genere e i privilegi maschili vengono alla luce senza sforzo. Questo non dimostra che “anche le donne ammazzano” (a volte lo fanno, certo) ma dimostra che molte donne non possono fruire di strumenti sociali e culturali che le aiutino a cercare un’alternativa per salvare la propria vita e quella dei propri figli. Per le donne maltrattate ovviamente un consiglio utile: rivolgetevi ad un centro antiviolenza.
Ecco alcuni esempi tra le screenshot fatte. Se ne avete altri segnalateli a abbattoimuri@gmail.com








Donazione una tantum
Donazione mensile
Donazione annuale
Scegli un importo
O inserisci un importo personalizzato
Abbatto I Muri vive di lavoro volontario e tutto quello che vedete qui è gratis. Aggiornare e gestire questo spazio è un lavoro che costa tempo e fatica. Se mai vi passasse per la mente di esprimere la vostra gratitudine basta un obolo per un caffè (alla nocciola). :*
‘Abbatto i muri’ is a blog and an online platform run by a volunteer called Eretica. It aims to raise awareness of Intersectional feminism. It also tries to support the LGBT community in Italy and victims of domestic violence and many other issues which occur in Italy.
Grazie davvero a chi vorrà contribuire alla causa!
Apprezziamo il tuo contributo.
Apprezziamo il tuo contributo.
Fai una donazioneDona mensilmenteDona annualmente