Antiautoritarismo, Antifascismo, Antirazzismo, Culture, R-Esistenze

Il fanatismo delle donne fasciste: le loro mani sui bimbi in nome della “nazione”

Questo documentario, in tedesco, sottotitolato in italiano su Netflix, assieme al più recente film Lettera a Franco (che vi consiglio di vedere), pongono l’accento sul particolare ruolo della moglie del dittatore Francisco Franco: Carmen Polo. Cattolica reazionaria, avvicina il marito all’Opus Dei che lo aiuterà a ottenere consensi presso cattolici e paesi timorosi del “pericolo comunista”, sostenne la tirannia del marito fino a sostituirlo nell’ultimo decennio di vita del dittatore, ridotto ad una purtroppo tardiva demenza.

Lei credeva nella “difesa della civiltà cristiana” o “civilizzazione cristiana occidentale” ed era perfettamente complice degli atti di terrore del marito. Quando qualcuno osava rivolgersi a lei, immaginando di trovare una donna cristianamente dotata di bontà, per chiedere pietà per questa o quella persona “epurata”, arrestata e uccisa, ella rispondeva che non poteva impensierire il coniuge con cose così futili. Di suo particolare interesse invece fu l’iniziativa catto-fascista di rapire trentamila bambini, sottraendoli, con l’aiuto di suore che ne comunicavano il decesso alle legittime madri, poi affidati, in realtà anche venduti, a famiglie fedeli al regime o assegnati ad orfanotrofi in cui era essenziale che venissero educati perché da grandi fossero totalmente inclini a supportare il tiranno.

Carmen Polo, talvolta interrogata sulla vicenda, diceva, ovviamente negando, che era necessario pensare al futuro dei figli di Spagna, per il loro bene. Dio, patria e famiglia, in particolare quest’ultima, venivano usati a seconda delle opportunità per insistere con politiche intimidatorie e lesive di ogni diritto umano e civile della popolazione.

Lei ovviamente non fu e non è la sola donna fascista con il pallino per il reclutamento embrionale di figli della nazione. Ogni dittatore fascista ha segnato la propria epoca con provvedimenti che toccavano la funzione di insegnanti e le divise o i compiti degli scolari. C’era la gioventù nazista, in Italia i giovani balilla, più di recente i tifosi fascisti raccattati in azioni di proselitismo dall’estrema destra che oggi immagina di poter fare il bello e il cattivo tempo dopo la vttoria alle elezioni della destra conservatrice.

Qualche politico ha già affermato che nelle scuole saranno introdotte nuove regole, qualcuno parla di educazione al lavoro, rievocando lo sfruttamento minorile in funzione di addestramento militare o di mestieri di altre epoche. Qualcuno invita a far cantare l’inno di Mameli ai bimbi ignari, promuovendo nostalgiche riedizioni della formazione coloniale razzista. Vale a dire che se noi pensiamo ad una scuola in cui si possa fare un corso di educazione al rispetto dei generi, corsi di educazione sessuale e al consenso, a prevenzione di omofobia, femminicidio e stupri, altri vorrebbero moltiplicare il numero di insegnanti nominati dal clero e amplierebbero gli altari nelle pareti scolastiche dedicati ad un numero maggiore di crocifissi e altre icone santificate.

Tutto ciò per dire che non basta essere donna perché si speri in una maggiore empatia e sensibilità, naturalmente assegnate alle femmine in quanto madri e mogli. Una donna fascista è una fascista e basta. Una nemica, per le altre donne, per tutti coloro i quali saranno discriminati dalle sue idee.

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