Ci sono casi in cui qualcuno lede la tua libertà individuale e la tua dignità dicendoti che lo fa per il tuo bene. Avviene spesso per esempio nella cura dei minori quando si dice ad un bambino di non fare una determinata cosa altrimenti incorrerà in una punizione. Per paura di quella punizione il bambino limiterà le sue azioni. Mio padre mi diceva sempre che la mia testa era guasta e che solo lui avrebbe potuto condurmi per la retta via. Così mio padre mi picchiava e quel che ne traevo era solo paura e non un insegnamento che poteva regalarmi saggezza ed esperienza.
La stessa cosa mi diceva il mio ex marito che voleva insegnarmi come diventare donna senza che lui stesso fosse ancora divenuto uomo. Ogni metodo autoritario attinge al sentimento della paura immaginando che sia necessario suscitarla in nome di un bene superiore. Si può trattare della tua salute o dello studio, si può trattare di qualunque tipo di esperienza che vi riguarda, e in ogni caso verrà meno l’ascolto nei vostri confronti perché nessuno darà valore alla vostra voce.
Nel campo delle malattie mentali l’autoritarismo mostrato in nome del vostro bene lede fortemente la dignità degli individui, non lascia alcuna scelta e non ti lascia la possibilità di contestare metodi e azioni che giudicate negativi per voi stessi, perché a voi non viene riconosciuta alcuna autorevolezza. Se invece di perder tempo per tanti anni per far combaciare le teorie alla pratica a specializzandi di psichiatria avessi trovato subito qualcuno che riconoscesse i traumi come causa delle mie condizioni, probabilmente starei meglio da un bel pezzo e avrei trovato la forza di poter auto rappresentarmi in ogni situazione per risollevarmi e rinascere.
Mi chiedo perché sia possibile che medici incompetenti prescrivano cure non efficaci e non ascoltino te quando gli dici che quelle medicine non fanno alcun effetto. Mi chiedo perché a distanza di anni debba rianalizzare tutto quello che mi è successo senza che io possa recarmi a trovare quei medici per dirgli che hanno sbagliato tutto. L’accumulo di farmaci e l’incapacità di comprendere le cause dei miei problemi non hanno fatto altro che tenermi al chiuso, hanno incitato la mia paura e mi hanno fatto credere che non ci potesse essere una via d’uscita salvo quella che mi proponevano e che si è dimostrata sbagliata.
Solo oggi e forse per puro caso grazie ad una psichiatra incontrata all’Asl ho ricevuto una cura adeguata che mi ha permesso di sentirmi lucida come non mi sentivo da anni e che mi ha detto chiaramente che sono io a determinare la mia ripresa, consapevole e non come figura marginale. Lucida, cosciente, a lavorare insieme per un obiettivo che è il mio. Nessuna normalizzazione o restituzione ai lavori casalinghi. Nessun recupero di efficienza per produrre reddito in una società che non ti dà tregua. Nessun aggiustamento secondo il volere di qualcos’altro o secondo la proiezione che corrispondeva alla loro idea di quel che avrei dovuto diventare. Quando sei soggetto ad una malattia è facile che chi si occupa della tua cura possa tendere alla tua manipolazione. Ciascuno ha una propria idea circa il modo in cui dovresti vivere. La applicherà su di te come farebbe per se stesso. Non si tratta più di una guarigione ma il medico tende a diventare una guida e vorrebbe tu lo seguissi in aperto contrasto con tutto ciò in cui credi o con quello che sei.
Con un primo medico specializzando in psichiatria ricordo che per lui il dilemma morale e profondo fosse il fatto che io sfuggissi ai contatti con la mia famiglia. Pensava che la riunificazione degli affetti mi facesse bene e in realtà mi fece malissimo. È difficile che un medico, soprattutto se non ha esperienza, non si proponga come guida con un ricatto morale che consegue al fatto che se non farai come dice risentirai del suo abbandono. I medici sono esseri umani e dovrebbero essere al nostro servizio. Non siamo noi che dobbiamo soddisfare il loro ego e subire i loro ricatti morali. Perciò dico che il punto non è la professione in sé ma le persone che lo svolgono e che possono essere diverse in milioni di modi e possono sbagliare. Ma quando sbagliano chi tutela le persone come noi, vulnerabili, che ci affidiamo a loro per trovare soluzioni. Chi mi restituirà gli anni che ho perso a consumare farmaci sbagliati, appresso a teorie sbagliate, per soddisfare l’ego di qualcuno e che non sapeva fare il suo mestiere.
Quello che in certi casi manca è l’umiltà di ammettere che se sei un medico, infarcito di teorie che vengono diffuse spesso da chi non sa un cazzo e continua ad esercitare, dovrai ascoltare il tuo o la tua paziente tentando di capire se per caso lui o lei può fornirti una risposta che tu non hai. Vi è capitato per esempio di incontrare specializzandi e psichiatri giovanissimi che tentano di ottenere autorevolezza prendendo appunti sul vostro caso senza capirci niente? A me sì e non mi ha fatto bene. Perciò il mio senso critico aveva ragione quando cercavo di capire quel che c’era di sbagliato pur volendo a tutti i costi tranquillizzare il mio compagno che si sentiva più sereno se seguivo una terapia, qualunque essa fosse. Un primario di un reparto di psichiatria molti anni fa mi disse che bisognava aumentare le dosi dei farmaci e che non potevo dire nulla al riguardo perché non avevo studiato medicina e psichiatria. Immagino che quel vecchio trombone sia ancora lì nonostante abbia fatto alcuni errori con me.
C’entra anche una prospettiva di genere che manca quando questi uomini altezzosi e superbi incontrano una donna depressa. Come se per le donne fosse naturale ad un certo punto della loro vita crollare in una miserevole depressione e chiedere l’aiuto di un luminare che usa i sedativi come fossero caramelle. Non mi preoccupo per me, oramai, ma mi preoccupano le tante ragazze giovanissime e prive di risorse che vengono messe all’angolo se solo si permettono di mettere in discussione l’ordine dello psichiatra di turno. È vero che non è più come un tempo ma è anche vero che una malata mentale non è una malata come un’altra e a lei si può attribuire tutto o il contrario di tutto, il medico avrà sempre ragione.
Alle giovani ragazze vorrei dire che dovete fidarvi delle vostre sensazioni, la vostra percezione vi indica una possibile strada e se vi dice che quel medico lede la vostra dignità allora dovete crederci. Trovatene uno migliore o una donna psichiatra che vi capisca meglio. Non è una scelta come un’altra perché le loro prescrizioni riguardano farmaci potenti che causano gravi effetti collaterali e che non si possono prescrivere se non si è sicuri di una diagnosi precisa. La Salute Mentale è ancora un terreno affidato a vecchi tromboni che non hanno voglia di rinnovare alcunché e che ripropongono la contenzione così come l’elettroshock come se si trattasse di scoperte moderne. Come pazienti avete tutto il diritto di rifiutare certe terapie e avete il diritto di scegliere un medico migliore. Siamo affette da malattie mentali ma non siamo stupide e riusciamo ancora a percepire i nostri corpi e le conseguenze dell’assunzione di alcuni farmaci. Noi possiamo opporci e pretendere qualcosa di meglio. Possiamo autorappresentarci perché la legge dice che non abbiamo bisogno di tutori se maggiorenni. Il medico dovrà parlare con noi e spiegarci per filo e per segno il perché delle sue scelte che potremo contestare se non le riteniamo giuste. Io non concordo con chi rifiuta totalmente la psichiatria anche se ne capisco la ragione ma dico che deve essere messo in discussione il modo in cui vengono trattati i pazienti.
Quando fanno un congresso per promuovere ancora la terapia elettroconvulsivante o elettroshock mi chiedo dove siano i pazienti che sono usciti indenni dal reparto psichiatrico. Mi chiedo dove sia la voce di chi soffre di malattie mentali. Quella voce ci appartiene. È nostra, la rivendichiamo e dunque smettete di considerarci numeri nelle vostre statistiche e ricerche. Siamo esseri umani e non cavie da laboratorio.