Scrittura per la libertà. Continua da QUI. Se vi piace una donazione mi fa sempre comodo. Ed ecco che inizia. Ogni riferimento a cose, città, fatti e persone è puramente casuale. Buona lettura!
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Cecco ci svegliò con una colazione a base di caffè d’orzo e pane appena sfornato. Lo aveva fatto da solo e l’aveva cucinato nel suo forno a legna che si era procurato per poter cucinare piatti squisiti. La sua modestia traspariva dall’arredamento, essenziale e utile. Ci chiese notizie dei danni riportati per lo straripamento e noi la domanda rivolgendogli quesiti su quanto fosse migliorata la vita in città. Si disse d’accordo ma non aveva memoria di come fosse prima, ai tempi dei suoi genitori oramai morti. Disse di essere nato in una situazione di ripresa e di essere abituato a vivere di quello che la natura gli donava. I suoi genitori gli parlavano dei turisti, dei grandi ristoranti sempre pieni di clienti, di automobili che sfrecciavano in ogni strada, di aerei che volavano sulla città. Lui non aveva conosciuto nulla di tutto ciò perché il mondo era radicalmente cambiato quando nacque. I genitori ebbero dapprima difficoltà ad adattarsi ma per lui era piuttosto semplice vivere secondo le tradizioni antiche. Aveva visto rifiorire le attività artigianali e poi ci fu la decisione dell’amministrazione comunale di devolvere agli abitanti ogni terreno per uso agricolo. Così ciascuno poteva coltivare qualcosa di cui nutrirsi e c’erano anche i luoghi in cui si potevano allevare polli, maiali, pecore, mucche. Disse che il giorno dopo sarebbe passato l’ambulante che portava il latte fresco appena munto e se fossimo rimaste avremmo anche potuto assaggiare dell’ottimo formaggio fresco.
L’unica cosa che trovava limitante era il fatto che non si dava sufficientemente spazio alla medicina alternativa. C’era ancora qualcuno che sperava in donazioni dall’estero di antibiotici e altri farmaci salvavita. Lui aveva ottenuto di poter coltivare marijuana e altre erbe medicamentose. Ci mostrò un quaderno in cui teneva appunti sull’uso delle erbe e sui risultati che otteneva curando alcune persone ammalate. Diceva che i vecchi rimpiangevano la possibilità di prolungare la vita all’infinito. Cecco e i suoi coetanei invece sapevano che la vita andava vissuta senza che fosse necessario prolungarla oltre ogni limite. Disse che c’era un gruppo di donne che si occupavano di far nascere i bambini, erano levatrici e riuscivano molto spesso a salvare la vita a madre e figli. probabilmente avrebbero avuto bisogno di tutto l’aiuto possibile. Cecco lo disse rivolgendosi serio a tutte noi, immaginando avessimo bisogno di un impiego o di uno scopo. Eleonora disse che non sopportava la vista del sangue e che piuttosto avrebbe voluto aiutare i pescatori. Michela non disdegnava l’idea ma si sarebbe sentita più a suo agio nella coltivazione dell’orto. Flavia ovviamente avrebbe fatto qualunque cosa pur di stare accanto a Cecco.
Valentina, Isabella, Lella, ed io, ci dichiarammo disponibili a fare qualunque cosa per essere d’aiuto. Far nascere bambini non era certo il peggior lavoro possibile da svolgere. L’unica perplessità era quella di dover incontrare persone che avrebbero potuto intuire quale fosse la nostra reale provenienza. Le nuove levatrici non avrebbero certo riconosciuto vecchie pazienti psichiatriche. Le vecchie infermiere però avrebbero potuto scoprirci pur non sapendo nulla di noi. Se qualcheduna avesse ricordato di averci visto in un ospedale psichiatrico probabilmente avrebbe rischiato lei stessa di essere definita pazza. Come poteva spiegare d’altronde il nostro viaggio nel tempo? Sicure di poter passare inosservate chiedemmo al Cecco dove poter trovare abiti diversi. Lui disse che alla cattedrale il prete, ormai in aperto contrasto con il Vaticano, ritrovando il vecchio rancore nei confronti delle imposizioni clericali, svolgeva opera di volontariato e raccoglieva abiti per consegnarli alle persone bisognose. Così ci accompagno da Mario, il prete laico, che non aveva ottenuto i voti in seminario ma avevo occupato la cattedrale quando il vescovo e i suoi seguaci fuggirono per paura dell’assalto dei cittadini affamati e bisognosi.
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