Uno dei doveri fondamentali delle donne è quello di riprodursi. Silvia Federici nel suo libro Calibano e la Strega parla di schiavitù riproduttiva e di maggiore misoginia nei momenti storici in cui il capitalismo aveva bisogno di più manodopera da sfruttare. La Federici parla con compiutezza del tempo dell’inquisizione in cui venivano punite le ostetriche e le donne sessualmente libere. Le ostetriche perché aiutavano nella pratica dell’aborto e le donne sessualmente libere perché non facevano sesso solo per riprodursi. Secondo la sua analisi la chiesa è sempre andata d’accordo con il capitalismo nel promuovere politiche antiabortiste e criminalizzare le donne che lottavano per il diritto alla libertà di scelta. Avrete sicuramente letto da qualche parte editoriali in cui si parla di denatalità e di contributi o sovvenzioni per favorire più nascite. Il nostro pianeta è abitato da 8 miliardi di persone e se realmente si preoccupassero di una suddivisione equa della ricchezza ci sarebbe lavoro per tutti e soprattutto le persone potrebbero spostarsi con più facilità da una nazione all’altra per trovare lavoro. Ma il capitalismo si basa sul fatto che il costo del lavoro resti basso e per rimanere basso deve esserci molta concorrenza e dunque un tasso di disoccupazione notevole che consente alle imprese di ricattare i propri dipendenti pagandoli molto meno rispetto a quel che meriterebbero.
Alle donne spetta dunque il gravoso compito di fornire ulteriori corpi da schiavizzare destinati alla disoccupazione o allo sfruttamento per far andare in pari il bilancio economico secondo il disegno capitalista.
Le politiche contro l’aborto non sono l’unico segnale che ci rivela quale sia il ruolo cui sono destinate le donne. Contemporaneamente c’è chi promuove politiche economiche che marginalizzano le donne e le spingono sempre più restare a casa a svolgere ruoli di cura e riproduttivi. Per le donne che non vogliono essere madri abbiamo già ampiamente raccontato qual è il destino culturale e lo stigma che a loro viene consegnato. Quindi deve essere chiaro che tutte queste cose vanno di pari passo e non avvengono per caso. Ma se vogliamo dare un’occhiata semplicemente alle politiche contro l’aborto basta vedere l’enorme percentuale di obiettori di coscienza che esiste in ogni regione d’Italia. Ci sono regioni in cui quella percentuale tocca il 90% e lì è assolutamente improponibile per una donna poter godere di assistenza quando chiede l’interruzione volontaria di gravidanza.
Oltre a questo gli antiabortisti si muovono per toglierci terreno sotto i piedi in ogni regione o comune dove insinuano il dubbio che le donne che scelgono di abortire siano delle semplici assassine. Questo vale per esempio per i provvedimenti che consentono la costruzione di cimiteri per feti abortiti. Questa faccenda si è moltiplicata a dismisura, di luogo in luogo, di città in città, fino a diventare non solo elemento di ricatto per le donne che abortiscono e devono compilare un modulo in cui scegliere se destinare l’embrione abortito alla spazzatura o alla sepoltura. La questione va anche oltre questo perché tocca i regolamenti che riguardano i cimiteri. Le leggi cimiteriali dicono con chiarezza che può avvenire sepoltura di una persona. Se gli antiabortisti insistono affinché tu dia un nome al tuo embrione abortito e acconsenti alla sua sepoltura è perché per effetto traslato esso diventa persona e di conseguenza tu diventi un’assassina. Vale a dire che cercano di creare un precedente che presto potremo veder nominato in qualche sentenza sui diritti umani.
Gli antiabortisti non fanno solo questo ma continuano a raccogliere firme e a chiedere alla comunità europea che l’embrione sia riconosciuto in quanto persona. Sembrerebbe una richiesta innocua ma definire l’embrione persona, secondo il nostro codice penale, definisce chi lo abortisce ritenendola colpevole di omicidio premeditato. Dunque ogni volta che trovate queste persone dinanzi ai consultori o agli ospedali in cui si realizzano gli aborti, mentre chiedono di poter raccogliere firme per le loro petizioni, ricordate che firmerete per attribuire alle donne che abortiscono, e ai medici che l’hanno aiutata, una condanna all’ergastolo.
Qualche tempo fa veniva persino istituito il giorno di preghiera, davanti agli ospedali in cui si effettuavano aborti, per disturbare o colpevolizzare le donne che si recavano in quei luoghi. L’attività anti abortista è anche abbastanza subdola. Per esempio è possibile che voi troviate presso medici o ambulatori dei depliant che fanno riferimento all’aborto o a madri in difficoltà con numeri di telefono e senza specificare di quale organizzazione in realtà si tratti. Di conseguenza potresti fare quel numero e ti risponderà qualche fanatico anti abortista che ti illuminerà su una serie di argomenti su cui è sicuramente preparato. Per esempio ti dirà che l’aborto è un omicidio, poi ti dirà anche che dopo l’aborto sentirai un vuoto enorme dentro di te che non colmerai mai più, ti dirà che l’aborto potrebbe avere su di te delle conseguenze catastrofiche al punto da indurti al suicidio o al punto da causarti delle malattie e degli scompensi inevitabilmente mortali.
Gli stessi argomenti, conditi di colpevolizzazione della donna che vuole abortire, sono stati usati per tentare di impedire l’uso della pillola 486 RA, pillola abortiva, ottenendo che possa essere somministrata solo in ospedale sebbene tu possa tornare a casa immediatamente dopo la somministrazione del farmaco. Uno degli argomenti prevalenti era quello che tale pillola avrebbe procurato alle donne delle malattie posteriori. L’argomento più semplice e comprensibile era quello di chi diceva che una pillola sarebbe stato un modo troppo semplice per la donna che abortisce perché ovviamente secondo loro la donna deve partorire e abortire con il massimo dolore possibile. Stessi argomenti sono stati usati per la pillola del giorno dopo ed è stata fatta una lunga battaglia affinché le donne potessero acquistarla presso le farmacie senza la prescrizione medica.
Finché vigeva l’obbligo di presentare la prescrizione medica alla donna che voleva assumere la pillola del giorno dopo toccava una via crucis attraverso pronto soccorso, medico di guardia, reparti vari di ospedale, nei quali si incontravano obiettori che non volevano rilasciare quella prescrizione. E solo dopo interminabili viaggi e richieste la donna otteneva quella prescrizione e quando andava in farmacia trovava l’obiettore di coscienza farmacista che si rifiutava di consegnare il farmaco richiesto. Di obiettori farmacisti ne esistono ancora oggi anche se è utile sapere che non serve più la prescrizione medica per la pillola del giorno dopo o la pillola dei 5 giorni dopo e che il farmacista ha il dovere di darvi quel prodotto senza fare opposizione diversamente siete libere di chiamare le forze dell’ordine per far valere i vostri diritti.
Tra le politiche contro l’aborto possiamo annoverare anche la richiesta di privatizzazione della sanità con relativa concentrazione di spazi consultoriali in mano ad antiabortisti. Ma prima che ciò avvenga quel che tentano di fare è di consentire l’accesso ad una antiabortista in ogni consultorio. Loro dicono per mostrare le due alternative ma in realtà si riferiscono alla solita fanatica idea che colpevolizza le donne che vogliono abortire. Inutile dire che l’insistenza dei gruppi no Choice a salvaguardia della vita non tocca minimamente le vite dei migranti che finiscono in mare ad ogni passaggio per raggiungere questa nazione o le vite di persone che vengono uccise durante quelle che sono definite guerre giuste.
Se non ci sono novità su questo fronte credo di avervi detto tutto. Se qualcosa mi fosse sfuggito vi invito a raccontarmi così posso riferirlo.
Donazione una tantum
Donazione mensile
Donazione annuale
Scegli un importo
O inserisci un importo personalizzato
Abbatto I Muri vive di lavoro volontario e tutto quello che vedete qui è gratis. Aggiornare e gestire questo spazio è un lavoro che costa tempo e fatica. Se mai vi passasse per la mente di esprimere la vostra gratitudine basta un obolo per un caffè (alla nocciola). :*
‘Abbatto i muri’ is a blog and an online platform run by a volunteer called Eretica. It aims to raise awareness of Intersectional feminism. It also tries to support the LGBT community in Italy and victims of domestic violence and many other issues which occur in Italy.
Grazie davvero a chi vorrà contribuire alla causa!
Apprezziamo il tuo contributo.
Apprezziamo il tuo contributo.
Fai una donazioneDona mensilmenteDona annualmente