Quello che succede quando ti manca il terreno sotto i piedi è che ti rendi conto di non saper volare. Perciò cerchi un appiglio, uno qualunque, per restare ancorata il più possibile prima di svanire in un universo vasto e pieno di incognite che giammai vorresti visitare e mai vorresti ti inghiottisse. Invece l’universo incombe su di me e devo abituarmi a osservarlo da vicino immaginandomi ora esploratrice e ora semplicemente una donna che tenta di sopravvivere ai grossi colpi inferti dalla vita. Senza certezze mi accingo a gestire l’ingestibile, sapendo di contare su pochi aiuti e su me stessa soprattutto, nonostante io sia piena di difficoltà e non sappia come fare a percorrere più di cento metri senza aiuto per l’agorafobia o non possa essere puntuale al mattino per i farmaci per la depressione. Com’è possibile che in questi casi nessuno abbia approntato un servizio che possa tenere l’ancora ben salda per impedire che l’universo prenda tutto quello che di me è rimasto.
Com’è possibile che io da sola devo fare mille telefonate per sapere se ho il diritto di esistere e vivere oppure no. Smetto di sentirmi in colpa per aver pesato su di una persona e comincio a sentirmi in colpa per il fatto di diventare un peso della società. E’ questo il destino di quelle come me? Mi sento così sola al punto che arranco cercando ad occhi chiusi un briciolo di calore attorno a me senza trovarlo. Il mondo è coinvolto in scontri epocali e tutti hanno i propri problemi da risolvere e io sono qui sola e non so bene se lasciarmi inghiottire dall’universo o resistere ancora un altro po’. E’ questo essere vivi? Essere svegli? Forse stavo meglio quando non mi rendevo conto di quanto accadeva intorno a me. Forse era meglio essere un vegetale imbottito di farmaci che non mi permettevano di pensare. Eppure sento l’urgenza di respirare e non credo sia solo una questione fisiologica. Sento l’urgenza di toccare e di capire in che situazione mi trovo. Completamente sola, per il momento. Senza nessuna sicurezza. L’universo forse potrà indicarmi nuove e infinitamente più interessanti destinazioni. Per ora taccio. Di più non riesco a dire. Solo dolore.
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