
Uno dei piccoli cumuli, di libri che sto per leggere, prima di essere sfrattata, dal mio quasi ex marito che ancora non ha iniziato le pratiche per il divorzio né mostra volontà di dirmi per quanto tempo posso restare in questa mia zona di reclusione. L’incertezza che mi suscita il non sapere come e quando dovrò muovermi in altre direzioni pare non lo tocchino affatto. D’altro canto la stessa richiesta di divorzio, così come le numerose richieste di rapporti sessuali giunte quando ero totalmente assente, con libido annientata dai farmaci e in stato di depressione grave, non sono stati da parte sua segni di attenzione per le mie condizioni. Attualmente egli si mostra sorpreso per la mia reazione, sebbene sappia che ha scopato con un’altra mentre ero in ospedale dopo il tentato suicidio. Riteneva forse che avrei accettato tutto senza alcuna reazione, come se fossi sotto il suo totale controllo. Da giorni chiedo di farmi sapere per favore quando intenderà inoltrare richiesta di divorzio e per quanto tempo potrò restare in questo piccolo angolo della casa e lui non pare in grado o non ha voglia di darmi queste certezze che mi permetterebbero di organizzarmi e ripensare al futuro senza alcuna ansia. Quello che lui vorrebbe è un divorzio senza problemi, consensuale, dice, senza alcun addebito, sebbene sia lui ad aver sbagliato e non io che mai ho fatto qualcosa per meritarmi questa condizione di incertezza. Quello che io voglio è essere risarcita per i vent’anni spesi in un luogo che non mi piace, dopo aver abbandonato famiglia e amici e aver rinunciato a opportunità che mi avrebbero forse reso un po’ più autonoma.
Così mentre egli finge di essere preoccupato continua con la sua vita e mi tiene in stallo. Com’è stato per gli ultimi anni, per sua precisa disposizione a non saper operare cambiamenti radicali, obbligando me alla dipendenza e alla staticità che non mi erano assolutamente affini. Sto scalpitando in attesa di una risposta, una certezza che mi aiuti a decidere del mio futuro ma lui non vi dà importanza. Piuttosto fa la vittima come se fossi io ad averlo abbandonato in una situazione di indigenza e di malattia grave. Perciò nel frattempo, per non impazzire del tutto, giacché è notorio che pazza io lo sia già, tento di leggere più libri che posso, perché quando andrò via non potrò portarli con me ma non potranno sottrarmi quel che ho nella mente. Li leggo e li ricordo, come tesori preziosi, i miei tesori che per lui hanno poco valore, avendo avuto brama di ricchezze altre che lo sottraessero da doveri e responsabilità che pure si era assunto. I libri sono parte di me, nella mia carne, scorrono nel mio sangue, solo lasciarli mi procura un senso di vuoto perché é l’unico bene che posseggo. Non so se ce la farò a leggerli o rileggerli tutti, poiché sono davvero tanti, ma proverò a memorizzarne il più possibile. Per coltivare in me la speranza che la cultura sia un dato da difendere e non da rifiutare o gettare nell’immondizia. Nell’immondizia, proprio dove sarò destinata a finire io. Questa mia lotta per la sopravvivenza di me e della cultura che vorrei preservare mi porta allo stremo delle mie risorse ma devo farlo, per preservare quel che per me è importante, quel che davvero conta, dato che l’amore, bé quello, non esiste più da molto tempo credo.
Non so davvero quale sia la ragione per cui lui mi tenga in sospeso, forse perché la sua amante l’ha rifiutato, forse perché costituisco una seconda scelta che però non gli pare desiderabile altrettanto, forse perché cambiare per lui non è nelle sue corde. Ma è lui che l’ha voluto e le mie richieste sono legittime. Poiché sono sola, senza aiuto, per la maggior parte del tempo chiusa nella stanza creata per me, con i miei libri e la scrittura. Senza vedere nessuno, senza sapere dove andare, immaginando mondi paralleli che possano accogliermi, immaginandomi non alla fine di un ciclo della mia vita ma alla fine della vita e basta. Vorrei capire davvero se si tratta di violenza psicologica, perché l’ansia che mi procura è forte ed estenuante. Intanto leggo, concentrandomi sulle trame, sull’importanza delle parole, che lui pare aver dimenticato ma che sono state dette, e non so dire altro se non della mia stanchezza ma della mia rabbia, tanta e tale, contro me stessa, per quel che gli ho permesso di farmi, per il tempo perso, per gli anni passati come semplice satellite attorno alla sua orbita, lui egocentrico e io alla fine vinta, sfinita. Sto ripensando a tutto, momento per momento, nell’attimo in cui lui mi chiede comprensione mi ritrovo estranea, le mie difese si sono riattivate. Sarebbe dovuto avvenire tempo fa. Continuo a leggere, vi auguro una splendida giornata.
Eretica Antonella
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Cara Antonella, vai via tu e spiazzalo. Perché non hai bisogno delle sue decisioni per sapere cosa fare. Prendi in mano tutto e sii felice sorella ovunque andrai.
Ciao, io sto facendo tutta la trafila per il divorzio e se non si mettono in mezzo gli avvocati dura meno di un anno… come diceva ľ altra utente potresti spiazzarlo e presentare tu domanda se non resisti più in quel limbo