
Una delle conseguenze dirette della manifestazione di stereotipi di genere è il sessismo.Se l’uomo con la clava decide che i sessi sono essenzialmente due, maschi e femmine, e valuta le capacità di entrambi in base a questo sosterrà prevalentemente che le donne non possono fare alcune cose in quanto donne. Il sessismo diventa così motivo di discriminazione sulla vita, l’istruzione, sul lavoro, su ogni campo in cui l’uomo ritiene di poter fare meglio della donna. Quando l’uomo con la clava afferma la propria superiorità in certe circostanze rispetto alla donna quel che esprime è misoginia, ovvero l’odio per le donne.
Nel femminismo intersezionale valutiamo il sessismo pari al razzismo. Ovvero quando l’uomo bianco ritiene di poter discriminare l’uomo o la donna neri. Valutare la capacità di un individuo sulla base del colore della sua pelle si chiama razzismo. L’odio nei confronti delle persone che hanno un colore della pelle diverso da quello dei bianchi si chiama xenofobia (odio verso lo straniero).
Di discriminazione sessista soffrono anche gay, lesbiche, intersex e trans, con relativi stigmi attribuiti a ciascuno di loro per dimostrare ancora la superiorità dell’uomo bianco con la clava. Il sessismo è quindi l’espressione diretta della definizione dei ruoli di genere. Tu sei donna e non potrai fare l’operaio. Tu sei uomo e non potrai fare il babysitter.
Ed ecco le cose che per discriminazione di genere le donne non potevano fare almeno fino al momento in cui qualcuna non si è fatta arrestare o picchiare o incarcerare per rivendicare quel diritto.
Dai volumi di Storia delle Donne, a cura di Georges Duby e Michelle Perrot, edizioni Laterza, in cui si scorre il tempo dall’antichità fino alla storia contemporanea, possiamo trarre che, per esempio, la prima persona che scoprì come seminare il grano fu una donna poi imprigionata e uccisa perché aveva, con il suo sapere, umiliato i capi tribù.
Una donna non poteva dimostrare capacità nella caccia o in altre attività per rifornire di cibo la tribù, sebbene gli uomini fossero perennemente assenti a fare guerre lasciando tutti a morire di fame. Seguendo il corso della storia poi sappiamo che una donna non poteva curare i malati con l’ausilio di erbe, perché questo compito era dato al santone o medico di sesso maschile. La donna non poteva certamente esprimere il proprio parere sulla vita delle tribù o dei villaggi perché i capi in riunione erano solo maschi. Dunque le donne venivano considerate capaci solo di fare figli e svezzare bambini.
Nell’epoca moderna alle donne veniva impedito di leggere e scrivere, sebbene dedicassero attenzione alla lettura della Bibbia. Si diceva che la voce di Dio potesse essere accolta e interpretata solo da un maschio. E se andiamo avanti nel tempo scopriamo che le donne che testardamente si occupavano della cura di altre donne, non solo aiutandole a partorire ma anche ad abortire, quelle donne venivano chiamate streghe. Solo in quanto strega ella poteva aver ricevuto dal demonio capacità precluse a uomini ignoranti e pieni di pregiudizi. I saperi delle donne venivano sempre considerati inattendibili, inaffidabili, in contrasto con le dottrine del loro popolo, contrari alla morale comune. L’esperienza e i saperi delle donne che non era possibile ignorare venivano perciò delegittimati e criminalizzati attribuendo ad essi qualcosa di demoniaco. Questo non è scritto solo nel Malleus Maleficarum, poiché chi lo scrisse non fece altro che raggruppare una serie infinita di stereotipi e luoghi comuni che già rappresentavano la mentalità dell’epoca.
La caccia alle streghe fu più che un atto di discriminazione sessista. Fu un’azione di misoginia vera e propria. Uomini che si autoproclamavano re e preti o inquisitori torturarono e sterminarono migliaia di donne, molte delle quali furono imprigionate e torturate a Palazzo Steri, in Piazza Marina a Palermo, luogo scelto da Re Ferdinando II per mettere in atto la sua guerra contro le donne e già che c’era contro gli ebrei arsi vivi per poter sottrarre loro beni ed estinguere i tanti debiti che la corte aveva con loro (fonte: L’inquisizione in Sicilia di Francesco renda, edizioni Sellerio). L’inquisizione spagnola serviva alla conversione coatta di musulmani ed ebrei con la benedizione di Papa Innocenzo VIII. Le donne torturate e uccise furono comunque moltissime e la lezioni che si intendeva dare loro era quella di restare al loro posto di mogli, madri, nonne.
Le donne faticarono anche nel poter accedere al diritto all’istruzione. La prima donna di cui siamo a conoscenza per aver mostrato le sue doti di matematica, astronoma e filosofa, in Grecia, fu Ipazia. Con l’assenso del vescovo Cirillo lei fu aggredita da un gruppo di uomini pieni d’odio che la scarnificarono mentre lei era ancora viva. E quando ancora respirava, secondo gli storici, le cavarono perfino gli occhi che troppo avevano visto e letto.
Il diritto all’istruzione delle donne in seguito valse per quasi tutto il mondo. Solo che alle donne si insegnava economia domestica mentre gli uomini imparavano filosofia, lettere e scienze. Le prime donne che ebbero l’ardire di scrivere libercoli lo fecero con pseudonimi maschili per essere prese in considerazione dagli editori, sempre maschi. E quando ad una donna veniva riconosciuto il talento di scrittrice, come fu per Virginia Woolf, si diceva di lei che scrivesse romanzetti rosa. E’ famoso il suo discorso in una conferenza in cui lei parla di questo oltre a dire che voleva una stanza tutta per se’ in cui poter scrivere i suoi “romanzetti” che la storia avrebbe invece poi riconosciuto come capolavori letterari.
A calcare le scene in teatro, se ci pensate un po’, non c’erano donne ma uomini che si travestivano da donne. A cantare nei cori ecclesiastici, per raggiungere le note alte, non c’erano donne ma eunuchi, ragazzi che venivano evirati per donargli quella voce da usignolo.
A fare la rivoluzione in Francia non furono solo i grandi uomini che conosciamo ma c’erano anche donne, ignorate dagli storiografi. Così come in tante sono state ignorate in mille altre occasioni. Le donne nella storia non sono presenti perché gli storici non le citavano. Dunque a quelle che combattevano per una causa fu data l’assoluta invisibilità. Se non potevano ucciderle, bruciarle vive, scorticarle, almeno che non fossero visibili. E’ nell’età contemporanea che le donne cominciano ad essere ammesse nelle università ma sempre con grande imbarazzo per i rettori e perché figlie di medici e professionisti riconosciuti. Le donne povere sbarcavano il lunario come potevano e nessuna che non provenisse dal mondo della borghesia ebbe l’opportunità di accedere all’istruzione e diventare medico, scrittrice o scienziata.
Più recentemente le prime donne che combatterono per avere diritto al voto, che ancora non pretendeva certo l’eleggibilità delle donne, furono incarcerate, alcune si lasciarono morire di fame in sciopero nelle galere. Tutt’oggi per poter avere rappresentanze femminili in parlamento, non che mi piaccia la questione ma tant’è, c’è bisogno delle orribili quote rosa. E fino a qualche tempo fa alle donne, sebbene fossero sopravvissute alla resistenza antifascista, dopo la seconda guerra mondiale, giacché anche le donne avevano fatto la loro parte come partigiane, non venivano dati ministeri con portafoglio. Solo nomine per prestigio, nulla di più. Fintanto che gli uomini cominciarono ad usare le donne come brand per legittimare governi i cui ministeri, anche con portafoglio, venivano affidati a donne che certamente non erano e non sono femministe e antisessiste. Tutt’altro. Il brand donna è il sintomo di una discriminazione sessista ancora più estesa ove la donna cui viene affidato un ruolo di comando dovrà comunque e sempre rappresentare il volere di poteri economici, guerrafondai e patriarcali.
Ignorando volontariamente lo sterminio di donne che ancora viene attuato da uomini con la clava nelle case o fuori da esse c’è chi osa scrivere che la parità dei diritti è raggiunta. In realtà si procede indietro utilizzando altre donne come alibi per poter continuare a imporre la cultura e la mentalità di sempre. Lo dimostrano le iniziative del ministero alle pari opportunità, che ora non esiste neanche più, parlando di violenza sulle donne senza mai parlare di violenza di genere. Lo dimostrano le fiaccolate contro lo stupro organizzate da fascisti cui l’unico obiettivo è usare le vittime di stupro per portare avanti politiche razziste e xenofobe. Lo dimostrano donne che fingendo di interessarsi ad altre donne in realtà discriminano gay, lesbiche e trans.
Se poi parliamo di misoginia gli esempi sono tanti. Nell’ultimo ventennio prima in USA, poi nei paesi latino americani e ora in Europa, si sono sviluppati movimenti misogini di maschilisti antifemministi che pretendono di essere riconosciuti in quanto vittime. Come se un gruppo di uomini bianchi sostenesse di essere vittima di razzismo. Questi maschilisti, tra i quali i più agguerriti e violenti sono gli Incel, pretendono di giustificare lo stupro come mezzo per risarcire il debito sessuale che le donne avrebbero nei loro confronti. La loro misoginia, nel tentare di depenalizzare lo stupro è pari a quella degli obiettori di coscienza, i movimenti no-choice, che vorrebbero ancora dettar legge sul diritto di scelta della donna in relazione all’aborto.
La discriminazione sessista è attuata ancora in ogni situazione in cui gli uomini sono al comando. Possono essere eserciti, università, professioni varie, editoria, dove quel che ci si aspetta da una donna è che sia decorativa, pur senza dire una parola. Non a caso le molestie sul lavoro sono tantissime sebbene vi sia un sommerso di denunce non fatte per paura di perdere il lavoro giacché le donne povere e precarie sono economicamente sempre ricattabili. Ancor di più se sono migranti, senza la cittadinanza, costrette a fare seghe al vecchio cui fanno da badanti.
La discriminazione sessista, per ultimo e non perché meno importante, si applica ogni volta che si nega alla donna il diritto ad esprimere consenso sulle relazioni sessuali. Ogni stupro è una forma di discriminazione ed una esternazione di misoginia. Ed è in questo mondo che ancora, purtroppo, viviamo. Lottando, per ottenere pari diritti, per noi e le figlie che verranno.
Con amore
Vostra
Depressa Sobria
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