Mia sorella si diceva femminista della vecchia ora, non una sessantottina ma una di quelle che partecipavano ai dibattiti tra donne del partito comunista e leggevano le pagine/lenzuolo dell’Unità in cui una tal signora spiegava alle altre cosa fosse il femminismo. Non mi fermo a spiegare le contraddizioni politiche di quell’epoca. Ci sarà tempo per raccontarvi. Quel che voglio ricordare è l’impatto che le sue idee avevano su di me, sorellina minore, che vedeva la maggiore come un faro, un punto di riferimento, un modello da seguire. E lo seguii, a costo di essere schiacciata via come un insetto, percorsi lo stesso itinerario politico ideale ma poi me ne distaccai perché c’era troppa contraddizione tra il personale e il politico.
Il corpo è mio e lo gestisco io nel privato diventava “hai le gambe grosse come tronchi di albero” e la sua gelosia era tale che di body shaming me ne fece tastare un bel po’. Poi ci fu la volta in cui la raggiunsi all’università e lì ebbi la mia prima avventura sessuale. Lei, puritanissima e moralista, non disse a me che non era il caso ma disse a lui che se non mi avesse lasciata lo avrebbe denunciato, facendo pesare gli otto anni di differenza tra me e lei. Lui per tutta risposta mi volle vedere, mi trattò come una puttana, mi picchiò per farmi disinnamorare, così diceva. Grazie sorella. Ottimo lavoro sorella.
Poi ci fu la volta in cui ci ritrovammo a Londra lei per studio e io per altre questioni. Conobbi nel pensionato una ragazza che mi iniziò all’amore lesbico ed essendo io apertissima a qualunque esperienza, purché mi piacesse, ero molto consenziente. Dopodiché, dato che stavolta ero maggiorenne, mia sorella prima ne confabulò con la proprietaria del pensionato, come dire che lì si perpetravano atti immorali, poi tentò di nuovo la carta del parliamone e non funzionò e allora mi fece sentire in colpa perché io avevo una bimba piccola, fresca di divorzio dopo un matrimonio riparatore che non avevo voluto, tutte cose che non capivo come c’entrassero con la mia vita sessuale. Mi chiese: sei lesbica? Non lo so. Io vado con chi mi piace. Non mi interessa altro. Mi deve solo piacere.
Ma non potevo perché ai suoi occhi, lei femminista comunista della vecchia guardia, di quelli che avevano espulso Pasolini perché gay, contavano più i miei doveri di madre e nei confronti della famiglia. Pensa se lo venissero a sapere. Ecco mamma. Te lo sto dicendo ora: non sono esattamente eterosessuale. Non so cosa sono ma non ho mai fatto male a nessuno e la mia sessualità non c’entra con tutte le violenze che voi sostenitori della famiglia patriarcale mi avete imposto. Lei non è neppure stata l’ultima. Mi sono innamorata, ancora, ma avendo una figlia non potevo dirlo. Non potevo dire niente e quindi l’unica cosa che hanno accettato è stato un legame etero, fortunato, finché é durato, con un uomo fantastico che mi è accanto anche se ci stiamo separando.
Mia sorella sapeva delle legnate che il mio ex marito mi dava e quando lo seppe mi disse che me l’ero scelto e lo dovevo tenere. Gli dissi sposatelo tu e lei disse che non aveva scelto lei di farci un figlio. E lei comunista e femminista andò a godersi la ritrovata complicità con la mamma con la quale ha sempre avuto un attaccamento morboso. Proteggeva la mamma dal papà, da me, da tutto. Altro che femminista. E di lei tornerò a parlare perché di male ce ne siamo fatte a vicenda ma questa era la cosa più urgente da dire. Io ho fatto sesso anche con le donne. E me ne vanto.
Eretica Antonella
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