Antisessismo, R-Esistenze

Pronto? Risponde la Linea colombiana Antimaschilismo 

Articolo in lingua originale QUI. Traduzione a cura di Davide. Revisione di Giulia. Grazie a chi ha offerto disponibilità e al Gruppo di Lavoro di Abbatto I Muri.

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Una nuova linea risponde a chiamate da uomini che faticano ad affrontare gelosia, controllo e paura – e mette in discussione antichi presupposti sulla mascolinità.

Di Julie Turkewitz

18 ottobre, 2021

BOGOTÁ, Colombia – Le chiamate spesso mostrano urgenza e suppliche.

Ho picchiato mia moglie. Ho perso la calma. Sono geloso e non so cosa fare.

Gli utenti sono giovani e anziani, ricchi e poveri. Però hanno tutti una cosa in comune: sono uomini.

La nuova linea a cui si rivolgono ha lo scopo di combattere la violenza contro le donne. Però anziché concentrare l’attenzione sulle donne mette gli uomini al centro della conversazione, impegnandosi ad insegnare loro a comprendere le loro emozioni e ad assumere il controllo delle loro azioni.

Il cambiamento di prospettiva è semplice, ma profondo. L’idea della Línea Calma, questo è il nome del servizio, non è semplicemente prevenire la violenza, ma affrontare quella che molti esperti considerano essere una delle sue cause profonde: il maschilismo, la radicata credenza che gli uomini debbano essere dominanti. 

Spingere gli uomini a prestare attenzione a come questo atteggiamento spesso non approfondito danneggi le loro vite e quelle di chi li circonda è il metodo con cui questo programma cerca di ispirare un profondo cambiamento culturale, come sostiene Nicolás Montero, assessore alla Cultura di Bogotá, che ha attivato la Línea Calma all’inizio di settembre dopo un periodo di prova iniziato l’anno scorso.

“Immaginate questo titolo tra vent’anni,” dice Montero. “‘Il maschilismo è stato sradicato dal territorio del Paese.’”

La creazione della linea arriva in un momento in cui in America Latina le donne chiedono sempre più chiaramente che la società rigetti le norme che continuano a limitarle a casa o al lavoro nonostante stiano facendo grandi progressi nell’educazione superiore, negli affari e in politica.

Negli ultimi anni le donne dal Messico all’Argentina hanno riempito le strade con manifestazioni di massa per la legalizzazione dell’aborto e per chiedere la fine delle violenze che subiscono, e sono diventate attive partecipanti del movimento #MeToo.

Un inno femminista scritto da un collettivo femminista cileno, “Un violador en tu camino” (Uno stupratore sulla tua strada) pone la responsabilità per la violenza contro le donne esplicitamente sulle spalle degli uomini, toccando un nervo scoperto delle donne che lo hanno cantato insieme prima in America Latina, poi in tutto il mondo.

“La colpa non era la mia, o di dov’ero, o di come ero vestita,” cantavano decine di migliaia di donne nelle strade e nelle piazze nel 2019. “Lo stupratore sei tu.”

Questo è il contesto in cui un numero crescente di organizzazioni, attivisti e decisori politici in America Latina spingono per rendere gli uomini un elemento centrale della conversazione, nonostante lo scetticismo sul fatto che gli uomini siano disposti a parteciparvi.

In Colombia, dove secondo dati governativi una donna viene aggredita ogni 34 minuti, studenti universitari di entrambi i sessi hanno comiciato ad organizzare laboratori sul “micromaschilismo” o sulle aggressioni micromaschiliste, mentre in Messico, Costa Rica e Brasile organizzazioni non-profit offrono terapie e corsi basati sulla mascolinità sana. Alcuni governi, oltre al promuovere l’educazione per chi perpetra abusi, ora sostengono corsi di paternità.

In tutto il subcontinente decine di collettivi di uomini con nomi come “Uomini al lavoro” si incontrano regolarmente per discutere il loro ruolo nel patriarcato e i diversi modi di essere uomini.
(Ndt: probabilmente è “Hombres trabajando(se)”, uno dei gruppi di lavoro di  GENDES)

Mauro A. Vargas Uría, il fondatore di GENDES, un’organizzazione messicana che studia la mascolinità, sostiene che il maschilismo è un sistema “oppressivo” ed “egemonico”, ma che può essere cambiato. “Essendo un sistema che abbiamo imparato lo possiamo disimparare per poter imparare nuovamente”, sostiene.

La Línea Calma è stata attivata dall’amministrazione di Claudia López, che l’anno scorso è diventata la prima sindaca donna e apertamente gay di Bogotá, la capitale relativamente progressista di una nazione perlopiù cattolica conservatrice.  López ha incluso la lotta al maschilismo nel suo programma di governo e la linea diretta, che costa circa 300.000 dollari all’anno alla città di otto milioni di abitanti, è solo una parte del progetto.

Questo mese  Bogotá inaugurerà una scuola per uomini, chiamata “Men in Care” per insegnare a mariti e padri come prendersi cura della casa, dei figli e delle loro compagne.
(Ndt: si tratta della traduzione di “Manes A la Obra” di cui trovate riferimento nell’articolo in spagnolo e anche qui https://www.facebook.com/manesalaobra)

Il dubbio dei creatori di questi programmi è se gli uomini parteciperanno. Molti uomini colombiani riconoscono l’esistenza del maschilismo, ma molti meno lo riconoscono in loro stessi.

Pedro Torres, un tassista di 58 anni, crede che la linea diretta sia una buona idea, ma crede che gli uomini non la useranno “a causa dell’imbarazzo”. Aggiunge anche di non essere certo che il servizio sia necessario.

“Il maschilismo ormai sta scomparendo,” sostiene, “a causa della liberazione delle donne.”

Tuttavia gli uomini stanno chiamando la Línea Calma, al ritmo di decine al giorno.

I circa dodici psicologi della Linea siedono fianco a fianco, davanti ai computer e con le cuffie in testa, in un piccolo ufficio con vista sulla città. Alcuni sono appena laureati; tutti sono preparati ad un tipo di terapia che riconosce e sfida antichi preconcetti sul genere e sul potere.

“Credevo, come altri, che gli uomini che commettono violenze non ci avrebbero chiamati per ricevere aiuto,” dice Galeano, un ventiseienne nel gruppo degli psicologi. “Però qualcosa sta accadendo, e forse quello che succede è che questi vecchi modelli maschili non funzionano più.”

Un elemento cruciale del loro lavoro è l’idea che il maschilismo non danneggi solo le donne ma anche gli uomini, confinandoli in un sistema ristretto di emozioni e ruoli – gli uomini devono essere forti, gli uomini non possono fallire, gli uomini non possono piangere – che li espone all’isolamento, alla violenza e al conflitto sociale.

Punire chi perpetra abusi attraverso il sistema penale nel momento in cui si commettono crimini non affronta le cause del problema, come possono invece fare la prevenzione e l’educazione, sostengono i promotori della Linea.

“Voglio che tu sappia che questa linea non pone giudizi su alcun tipo di orientamento sessuale,” dice Galeano ad un utente che fatica a parlare della separazione da un uomo.

Un altro psicologo, Juan Francisco Valencia, di 28 anni, dice ad un altro utente “La prima cosa che devo dirti è che questa è una cosa che tu non puoi controllare. In fin dei conti lei ha preso la sua decisione.” Per poi aggiungere “Quello che puoi fare tu è pensare a come tu puoi gestire questa situazione.”

Lui sostiene di usare di rado la parola “maschilismo”. “La cosa buffa è che, mentre stiamo parlando, di solito sono loro ad usarla per primi.”

La Línea Calma è pubblicizzata in televisione, alla radio e sui social media, e con una miniserie TV prodotta ad hoc, “Calma”, che mostra quattro amici uomini che che si offrono supporto l’un l’altro mentre affrontano problemi di rabbia e di controllo.

“Guarda, Carlos, le faccende di casa sono un lavoro normale, come qualunque altro lavoro” dice uno dei personaggi ad un uomo la cui moglie gli chiede di contribuire di più alle faccende domestiche nel secondo episodio.

Carlos, in piedi davanti al lavandino con indosso un grembiule e apparentemente sull’orlo di una crisi di nervi guarda l’amico e gli chiede:

“Ma tu lo faresti?”

“Certo che lo farei!” risponde l’amico.

Gli utenti della Línea Calma sono perlopiù cisgender – ma in alcuni casi anche uomini transgender si rivolgono alla linea – e spesso l’argomento è la difficoltà nell’affrontare la gelosia. A volte hanno problemi di custodia dei figli, o confidano di essere sul punto di suicidarsi. Molte conversazioni sono pervase di paura, vergogna e confusione.

“Credo che la Línea abbia fatto molto per guarirmi,” dice Alex  Rodríguez, un uomo transgender di 31 anni che ci si è rivolto quest’anno. Alex ricorda di aver detto alla sua psicologa, Diana: “ Non voglio essere un uomo o un compagno geloso, non voglio essere controllante, non voglio essere possessivo. Cosa posso fare?”

Gli psicologi della Línea Calma spesso invitano gli utenti ad iscriversi a perccorsi personali gratuiti per lavorare sui problemi più grossi.

Di recente Diana Tiria, una psicologa ventiseienne della Línea Calma, ha avviato un percorso personale con un giovane uomo che doveva affrontare il dolore della separazione.

“Allora, l’insicurezza, che è associata al legarsi e che appare quando costruisci un legame” gli ha detto, prendendo spunto dalle parole dell’utente. “Credi che abbia a che fare col concetto di potere?”

Verso la fine della sessione lei ha sorriso e mostrato il palmo della mano alla webcam. “Batti un cinque!” ha detto. “Siamo arrivati al punto.”

“Questo è già un cambiamento enorme,” ha continuato. “Hai riconosciuto il suo consenso e la sua voce.”

Julie Turkewitz è a capo del dipartimento delle Ande, che si occupa di Colombia, Venezuela, Bolivia, Ecuador, Perù, Suriname e Guyana. Prima di trasferirsi in Sud America era corrispondente nazionale per l’Ovest americano. @julieturkewitz

3 pensieri su “Pronto? Risponde la Linea colombiana Antimaschilismo ”

  1. Sono anni che penso e dico che il problema della violenza sulle donne è tutto maschile. Se un uomo è violento e/o usa violenza su una donna, il problema non è certamente dovuto al comportamento di colei che subisce la violenza ma di chi la usa e che molto probabilmente soffre di problemi dovuti alla sua insicurezza o è stato male educato e cresciuto con una formazione culturale profondamente sbagliata. Quindi oltre a sradicare questa malsana cultura maschilista, c’è bisogno anche di centri di ascolto e di aiuto per gli uomini che soffrono di questa pericolosa maleducazione e ne vogliono uscire. In passato ho dato un piccolo contributo a una associazione che aveva l’intento di aprire uno di questi centri ma poi non ho saputo che fine ha fatto. Probabilmente si è scontrata con la burocrazia oppure l’iniziativa è fallita per mancanza di utenti… non lo so. In merito alla scarsa propensione degli uomini a rivolgersi a uno di questi centri, forse un aiuto a questo tipo di iniziativa ce lo potrebbero dare proprio le donne chiedendo, convincendo e se necessario, anche costringendo il proprio uomo a farsi curare da uno di questi centri…

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