E’ un po’ come quando i maschilisti commentano un femminicidio dicendo che lei non è stata uccisa perché donna. Un po’ come negare la violenza di genere quando si parla di mancanza di rispetto per l’autodeterminazione delle donne che scelgono di abortire. Un po’ come quando si tira in ballo un presunto maschicidio per negare la misoginia crescente e il femminicidio. Un po’ come quando si nega la transfobia implicita in un movente delittuoso e ci si serve del termine misoginia senza davvero conoscerne il significato.
Il fatto che Arcilesbica di fronte al delitto di Napoli tenga a precisare che secondo ella il maschio ha la pinna e la femmina la vagina non fa che rendere visibile quel che da tanto tempo l’organizzazione è diventata.
Una organizzazione che non fa che ricordarci il nostro destino biologico legato a quello che la chiesa cattolica e i maschilisti riconoscono come tale. Donne solo nate tali e maschi nati con in il pene. Donne che devono restare fedeli alle norme etero, a percorrere un destino segnato da chi decide per loro quel che dovranno essere, chi dovranno amare e a quale identità di genere dovranno restare fedeli.
Arcilesbica ha oramai il pallino di assegnare il genere per medicalizzazione coatta. Chiama “Lei” un Lui come ogni Terf (femminista radicale trans escludente) fa con le persone trans ftm (da donna a uomo).
Le terf sono quelle che definiscono le persone trans nelle maniere che a loro più piacciono: gli uomini trans sarebbero donne traditrici della causa e del proprio genere di appartenenza e di nascita. Traditrici per “invidia del privilegio maschile”. Questo pensano. E delle donne trans pensano che siano uomini infiltrati nelle organizzazioni femministe per poter stuprare le donne nei bagni.
Le terf sono quelle che relegano le persone trans nei cessi con segnate le figurine fedeli al sesso biologico. Sono quelle che non vogliono riconoscere alcuna forma di sorellanza con le donne trans. Sono quelle che non rispettano l’autodeterminazione delle persone trans e che le destinerebbero volentieri ad un percorso di psichiatrizzazione coatta per correggerne le scelte. Di questo avevo scritto nel mio libro Limbo, immaginando un mondo distopico in cui si compiono scelte estreme nel nome della difesa della Donna.
Ne ho scritto anche in parecchi post che trovate linkati in basso. Il punto è che non c’è nulla di più miserabile che negare l’identità di genere delle persone. Il punto è che questo fa somigliare sempre più Arcilesbica ad un gruppo di maschilisti. Peccato per loro. E buona lotta a tutt* noi.
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