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Padri tutti cattivi? Retorica che ci riporta alla madre in tempo fascista

Premiazione della miglior madre fedele alla patria

 

In questi giorni si è tanto parlato del padre che ha ucciso i figli per vendicarsi dell’ex moglie. La stampa ha deciso che lui è la vittima. Non si parla dei figli uccisi ma della cattiveria della ex che ha osato separarsi e tentare di andare avanti con la sua vita. A parte alcuni articoli critici ed equilibrati che hanno parlato della questione sono circolate le solite generalizzazioni che pongono i padri che desiderano continuare ad avere una relazione con i figli dopo la separazione tutti nello spazio dei violenti. La retorica è sempre la stessa: se chiedi di stare con tuo figlio sei un violento. Lo dicono alcune persone che criminalizzano in generale i padri e che considerano l’affido condiviso come una bestemmia che lede il diritto proprietario delle mamme santissime.

Conosco perfettamente la polemica in corso e so che la faccenda viene cavalcata da quelli che criminalizzano tutte le madri quando una di loro ammazza il figlio, gli stessi che imputano alle madri che chiedono il mantenimento per i figli le più moleste intenzioni di sempre. Vengono definite ladre, insensibili, megere, iene. Lo stesso avviene per quelle donne che si oppongono all’affido condiviso quando lui è violento. D’altro canto esistono uomini che vogliono assumersi la responsabilità dei propri figli anche dopo il divorzio e che vengono giudicati tutti come esseri contronatura.

La definizione che usa delitti tragici come quello di cui parliamo per fabbricare stereotipi sessisti arriva da chi ritiene che i figli debbano restare sempre e solo con le madri. Chi pronuncia tali stereotipi non lo fa di certo in nome del femminismo ma per intrappolare tutte le donne nel ruolo di cura e per stabilire che quelle che condividono la responsabilità genitoriale non sono poi così tanto mamme.

Io mi sono sempre sentita culturalmente attaccata sui due fronti. Quelli che giudicano le donne tutte cattive e quelle che invece giudicano gli uomini tutti cattivi. Tutti salvo quelli che affermano, come cultura destrorsa insegna, che i figli devono stare solo con le madri. Mentre quindi si disquisisce sui diritti di padri e madri quelli che vengono ignorati sono i figli. Ignorati da ambo le parti. Usati per eguale comportamento derivante da cultura del possesso. Figli che appartengono a lui o a lei e mai a se stessi.

In questo uso e abuso io intravedo una eguale violenza. Ci sono donne che esigono che al loro ex manchi la frequentazione dei figli e ci sono uomini che fanno lo stesso. Ci sono tante donne che crescono i propri figli da sole, senza che il padre contribuisca fisicamente ed economicamente e poi ci sono uomini che non hanno cura dei figli durante il matrimonio ma si ricordano di loro solo dopo la separazione.

Ci sono uomini violenti, maschilisti che pensano di essere proprietari di donne e bambini, che maltrattano e infine uccidono entrambi. Il femminicidio non a caso non smette mai, neanche in tempo di claustrofobica quarantena. La salute delle donne e dei bambini non viene tutelata in casa, come i tutori della famiglia tradizionale dichiarano. Detto ciò, e volendo contribuire al dibattito, il punto è che le generalizzazioni non sono mai una bella cosa. Non funzionano, in special modo se tendono a restringere il campo delle nostre opzioni quando vorremmo essere qualcosa di più che semplicemente madri.

Io non voglio affatto che la cultura che mi/ci rappresenta sia realizzata dalle mamme pancine. Non voglio che siano i destrorsi a dirmi cosa fare della mia vita e della mia maternità. Non voglio che mi scoraggino quando desidero condividere i ruoli di cura con l’ex partner. Condividere quei ruoli è un auspicio, una speranza che mi fa lottare in nome di un femminismo che parla di pari opportunità. Vorrei vivere in un paese in cui l’uomo ha diritto al congedo di paternità così come la donna a quello di maternità. Vorrei vivere in un luogo in cui i figli sono una responsabilità di entrambi e non un dovere delle madri terrorizzate e colpevolizzate se condividono l’affido con i padri.

Se viene sempre detto che tutti i padri sono cattivi, come sarà giudicata la donna che gli lascia i figli? Cattiva, anche lei. Per di più poco femminista e dunque di lei si dirà che agisce contro le donne. Consideriamo che il grave atto di violenza criminale di un padre contro i figli non sia la normalità ma un’eccezione. Consideriamo che le madri non ammazzano sempre i propri figli. Così come le donne non devono essere considerate minorate, infantili, da tutelare quando sono madri, poiché i patriarchi non si fidano di lei pur volendo affidarle tutta la cura dei figli, allo stesso modo gli uomini che vogliono crescere i figli non dovranno essere considerati tutti pericolosi, violenti, minorati, da sottoporre a controllo e repressione.

Tutto ciò sempre che i figli si vogliano mettere al mondo. Perché esistono donne e uomini che non li vogliono e non per questo sono (A)normali.

Voi che ne pensate?

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Beddamatresantissima

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