Il gradino mancante – The missing stair
Liberamente tradotto e adattato da Reisa
Articolo originale
http://pervocracy.blogspot.com/2012/06/missing-stair.html
Sei mai stato/a in una casa in cui c’era qualcosa di clamorosamente sbagliato? Qualcosa di enormemente pericoloso, scomodo e contro ogni sicurezza, ma tutte le persone vivono lì da molto tempo e ci si sono abituate? « Oh sì, quasi dimenticavo di dirti che sulla scala poco illuminata e senza ringhiere c’è un gradino traballante ma è ok perché basta che ci ricordiamo di saltarlo »
Alcune persone sono come quel gradino rotto.
L’autrice dell’articolo racconta che, dopo aver postato un articolo su uno stupratore in una comunità a cui apparteneva in cui non forniva alcun dettaglio, ha iniziato a ricevere diverse e-mail da altri/e partecipanti di quella comunità che dicevano “oh, vuoi dire X”. Di fatto sembrava che chiunque sapeva chi fosse! Moltissime persone, tra cui molte della leadership, hanno immediatamente capito di cosa stesse parlando. Le reazioni non erano: «c’è uno stupratore tra noi!?! » ma «oh hey, scommetto che stai parlando del nostro stupratore locale». Numerose persone hanno espresso rammarico per non aver avvertito in anticipo di lui, giustificandosi dicendo che cercavano di essere “discrete” nel descrivere la persona alle/ai nuovi/e arrivate/i. Qualcun’altra/o ha spiegato come cercavano di assicurarsi che ci fosse qualcuno che lo teneva d’occhio alle feste, perché stava bene finché ci si ricordava di assegnargli un/a Babysitter .
La gente si era adattata a lavorare assumendo la presenza immutabile di questo ragazzo, a soddisfare le sue “esigenze speciali”, arrivando a non sentire che ci fosse un problema urgente nella loro comunità. Alla fine lo hanno espulso, ma è stato dopo mesi in cui si era condivisa ampiamente la conoscenza che questo tipo fosse uno stupratore e dopo che egli avesse agito comportamenti sessuali non etici.
Penso che ci fossero alcune persone nella comunità che lo stavano intenzionalmente proteggendo, ma erano di più chi le persone che lo proteggevano di fatto trattandolo come uno scalino rotto. Come qualcosa a cui si è abituate/i a lavorare e vivere gli spazi evitandolo, a girarci intorno senza fermarsi mai a chiedersi «e se effettivamente sistemassimo (to fix) la cosa?». Alla fine si dà per scontato che lavorare attorno a questo tipo sia solo un dato di fatto, e se fa del male a qualcuno, è colpa di chi non ha applicato il “girarci intorno, alla larga” correttamente.
“Sistemare” non significa sempre buttare fuori qualcuno. (Anche se nel caso dei sex group credo si abbiano modalità troppo discrete in merito. Essere invitati a feste sex positive dovrebbe essere una ragionata dimostrazione di fiducia personale, non una sorta di diritto umano di default.) A volte una persona può essere “sistemata” parlandoci senza mezzi termini del loro comportamento, dando loro regole specifiche da seguire, o evidenziando che hanno una sola possibilità. Non è necessario sempre per sbarazzarsi dello “scalino rotto”, ma si deve lavorare con la persona, non intorno a lei.
Questo non riguarda solo il sesso. Quasi ogni situazione ha quella persona che non fa il proprio lavoro, ma tutti sono abituati a rimettersi in gioco. Un sacco di gruppi sociali e famiglie hanno quella persona. La persona che ti chiede di aggiungere alla mancia due dollari in più (e forse qualcosa in più ancora) La persona con cui non ti metti a discutere quando si addentra nei suoi sproloqui. La persona che provi davvero, davvero intensamente a non far arrabbiare, perché va tutto bene finché nessuno la fa arrabbiare.
So che non tutte queste persone possono essere “sistemate” (to fix) e, a volte, non possono neanche essere estromesse. Ma il minimo che puoi fare è riconoscerli, e che loro sono il problema. E’ necessario smettere di pensare che la tua incapacità di accontentarli sia il problema.
Non si tratta solo di individui. Tutti quelli che dicono «Non voglio fare victim-blaiming, ma le ragazze dovrebbero sapere che le feste delle confraternite non sono luoghi sicuri» sta trattando la cultura dello stupro come un gradino rotto. Tutti quelli che dicono «è un fatto brutto, ma solo le donne che non creano problemi ce la fanno in questo business» sta trattando le molestie sessuali come una gradino rotto. Tutti quelli che dicono «Non mi piace neanche, ma è così che stanno le cose», e non fanno un passo verso il mettere in discussione il modo in cui stanno le cose, sta aggirando ed evitando di sistemare da qualche parte il gradino rotto.
Sistemare gradini è un processo lungo, difficile e incerto. Ma almeno smettiamo di incolparci l’un l’altra per non saltare abbastanza bene.
Postato da Cliff Pervocracy
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