Lei scrive:
Il corpo violato, la sensibilità violata. Come se su di me ci fosse sempre scritto “disponibile” a prescindere dal fatto che io dia il mio consenso o meno. Ed è questo quello che sfugge a chi continua a pensare di poterti mettere le mani addosso senza subirne le conseguenze. Ho azzoppato un tale che mi metteva una mano nel culo in autobus. Ho bannato chi mi mandava foto del pene non richiesta. Ho sfanculato chi mi molestava per strada e chi continua a dire che esagero.
Ma avete mai provato la sensazione di disagio che vi dà una mano addosso di qualcuno che neppure conoscete? Ed è così che mi sento in perenne stato di guerra. Vigile ad ogni segnale, provando a passare inosservata, perché se mai accadesse qualcosa sarebbe sempre e solo colpa mia. Una volta ho detto ad un collega di non toccarmi il braccio, la spalla, il fianco. Non devi toccarmi, hai capito? E mi ha risposto “Quanto la fai lunga. Ma chi ti tocca, chi ti vuole…” e ha fatto l’offeso. E sono io intanto che devo prepararmi al contrattacco.
Per chi al mio passaggio mi apostrofa con un “che ti farei” e per chi invece mi dice “sei brutta”. Tutte cose non richieste. Ma chi ha deciso che la mia esistenza dovesse essere dedicata al fatto di evitare tutto questo? Chi ha deciso di farmi vivere l’angoscia di rientrare a casa sola la sera perché il tizio che stazionava in quella zona ne approfittava per attaccare bottone? Ed io mi maledico per le volte in cui mi tremavano le mani mentre cercavo di infilare la chiave nella serratura, temendo di non riuscire a fare in tempo e temendo di restare paralizzata ad una nuova minaccia.
Perché alle donne deve capitare di sentirsi assediate? Perché se io non te la do tu ti prendi il diritto di rubare una foto in bikini dal mio profilo e pubblicarla con un commento offensivo sul tuo? Perché devo subire la gogna e gli insulti dei tuoi amici così da soddisfare la tua sete di vendetta? Dire di no a tutto questo sembra senza importanza. Tu dici no e il mondo ti si rivolta contro e per finire poi ci sono le moderatrici dei costumi morali che ti dicono che devi stare attenta, che sei tu che non devi metterti in certe situazioni e il punto è che quelle situazioni accadono solo perché esisto e respiro e ho un due seni e un culo, due cosce e due braccia e nessuno sembra fare caso al fatto che io abbia anche un cervello e che la mia bocca non è fatta solo per praticare pompini contro il mio volere ma è fatta per dire di no ed esprimere i miei desideri, quelli di cui a nessuno frega mai niente.
Sono solo i miei pensieri e scusate la mia rabbia ma mi sento così sola certe volte e così incazzata al punto che preferirei massacrare il mio corpo, ingrassare e farmi male, diventare invisibile, non piacente, per fare in modo da evitare gli sguardi molesti altrui. Mi serve tempo e cerco spazio per esistere e invece trovo solo pregiudizi e stereotipi e il mio affannarmi pare non servire a niente.
Poi leggo di voi e mi sembra di ritornare a respirare e penso che allora c’è una speranza, c’è una possibilità di cambiamento e la mia rabbia diventa volontà di lotta. Non sono sola in questa trincea, ci siete anche voi, con me, e vivete le mie stesse sensazioni, le mie stesse esperienze. Eppure non vi vedo paralizzate perché combattete, incoraggiate le altre, quelle come me. Ed è così che torno in una dimensione umana. La dimensione di chi pensa di aver diritto ad esistere. E’ così che torno a pensare di costruire il futuro invece che arrancare per sopravvivere al presente. Io sono viva e ho diritto di scegliere. Grazie per avermelo insegnato.
Miranda
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