Lei scrive:
La prima lezione che ho imparato a proposito del sessismo l’ho ricevuta a 9 anni. Ebbi le mestruazioni abbastanza precocemente e mi spuntarono le tette che su una bambina facevano abbastanza impressione. Io mi sentivo a disagio e le mie compagne e i compagni mi sfottevano continuamente. Ma quella lezione la ricevetti da un uomo adulto che mi invitò a prendere un gelato chiamandomi “bella signorinella” sollecitandomi a mostrare i miei seni. Io rifiutai, naturalmente e da bambina qual ero risi perché mi sembrò scemo. Ma lui fu solo il primo di una serie che vedevano nelle tette un segno di crescita sessuale. Non riuscivano a reprimere parole e pensieri e io mi chiedo oggi come sia possibile che un uomo adulto non provi vergogna quando guarda una bambina e vede solo un oggetto sessuale.
Crescendo il mio corpo diventò armonioso e le curve erano tutte al proprio posto. Non c’era nulla di eccessivo e io comunque trascorrevo il tempo a nascondere le tette che pensavo fossero il segno di una colpa che mi portavo dietro. Colpevole di essere una ragazzina tettona e di suscitare il desiderio di vecchi bavosi. Mi convinsi che nascondere le tette fosse un mio sacrosanto dovere. Diversamente me la sarei cercata. Poi diventai donna e cominciai a pensare a quella che prima ritenevo un segno di sessualità malata maschile. Scoprii che si tratta di cultura. Non sono malati, non lo sono affatto. Sono solo culturalmente condizionati ad opprimere le donne. A ignorare la loro volontà e dato che è più difficile stuprare una donna, anche se possibile, meglio provarci con una bambina.
Per fare cosa? Cosa puoi fare con una bambina? Se pensi di fartici una sega sopra o di farti toccare o addirittura di deflorarla, stai solo pensando a sfogare un istinto egoista che ti fa pensare che le bambine e le donne siano disponibili solo per te, che non abbiano alcun desiderio proprio e che non abbiano il diritto di scegliere e dire di no. Ma nell’infanzia non c’è neppure la scusa della scelta. Ho ascoltato storie di tante bambine molestate cui è stato detto che erano civettuole ed esibizioniste. E’ stato detto che erano addirittura consenzienti. Ma può una bambina acconsentire a ciò che non conosce? Può comprendere la natura di quell’istinto sessuale da predatore di un qualunque pedofilo? Può davvero averne la colpa?
Oggi guardo mia figlia e spero che abbia le mestruazioni più tardi possibile. Non glielo dico ma intimamente temo di infliggerle il mio stesso senso di colpa che inconsciamente mi porto dietro. Vorrei insegnarle a essere libera e invece già mi vedo a dirle di allungare la gonna e di non vestirsi in modo da provocare reazioni moleste. Dovrò restringere il campo delle sue intenzioni e costruirle una prigione attorno entro la quale dovrà fare attenzione a resistere senza mai voler fuggire. Eppure sarebbe il tempo in cui a scuola imparassero cosa sono gli stereotipi sessisti. Sarebbe utile che gli stessi insegnanti imparassero a moderare reazioni sessiste e moleste dei ragazzi.
Perché il fatto è che non è possibile che fin dalla nascita una bambina dovrà adeguarsi alla prigione che via via le verrà costruita attorno. Non vorrei dire a mia figlia che tutti gli uomini sono perfidi ma dovrò pur dirle che esiste una differenza tra un uomo saggio e rispettoso e un predatore. Come fare? Quali parole utilizzare? Voi cosa fareste a posto mio?
R.
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Penso che per fare le cose per bene si debba parlare ai bambini più sinceramente possibile, senza però far loro venire angosce o sensi di colpa. Non è facile (sopratutto avendo intorno una società che sbanda sempre) ma non è che si possa fare molto altro.