Antiautoritarismo, Antifascismo, Antirazzismo, Antisessismo, Autodeterminazione, La posta di Eretica, Personale/Politico, R-Esistenze, Sessualità

Faccio sesso con un uomo “nero” e lo racconto. Il corpo è mio e lo gestisco io!

Lei scrive:

Ho conosciuto un ragazzo del Senegal. Nero nero nero. Mi è piaciuto e ci ho fatto sesso. All’inizio non abbiamo parlato molto ma ci piacevamo e non mi pento della scelta. Andavamo in giro mano nella mano, come fanno tante coppie non miste e qualcuno mi ha urlato qualcosa di brutto. Il mio ragazzo mi ha detto di non girarmi e poi si è rammaricato del fatto di non avere gli strumenti per difendermi, anche se io non glielo avevo chiesto. Potrebbero togliergli il permesso di soggiorno e cacciarlo dal lavoro e la sua vita è talmente precaria, talmente inibita. Mi racconta vagamente di quello che ha passato per arrivare in Italia e poi ho incontrato un’amica timorosa e dal razzismo inconsapevole. Mi ha detto che di uomini bianchi ne trovo quanti ne voglio e che i neri, con la loro cultura misogina, sono predatori e arrivano in Italia per fottere le donne e fare pulizia etnica. Le ho spiegato che la pagina facebook da cui ha preso quelle informazioni era quantomeno xenofoba e che il mio ragazzo non vuole invadere nessuno, tantomeno vuole farmi fare un figlio. Io precaria, lui ancora più precario non sapremmo come fare, figuriamoci.

Ma il punto è che ogni volta che apro facebook leggo delle troie femministe che sono antirazziste perché piace il cazzo nero, un cazzo che viene descritto come arma di guerra, di stupratori potenziali. Io sono stata stuprata da un bianco, tempo fa, e nessuno ha fatto commenti sulla sua bianchezza o mi ha evitato processi e colpevolizzazioni. Il fatto è che quando i nostri corpi si confondono, il colore della pelle c’entra poco e a me piace il suo pene nero. E dunque si, sarò anche una troia traditrice della patria ma mi tengo quel ragazzo e ci faccio sesso quanto voglio perché il mio corpo mi appartiene e non sono al servizio di camerati nostalgici di un nazismo che usa nuove parole ma esprime vecchi concetti.

Io e il mio ragazzo nero ci lasciamo prendere dalla tenerezza, a volte, in pubblico, e quindi restiamo abbracciati, a scambiarci effusioni, a baciarci, con la lingua, giusto per specificare, nella piazza dove ci incontriamo per passeggiare o bere qualcosa. Incontriamo altre persone ma la mia amica mi ha tolto perfino il saluto e io ho conosciuto la comunità con la quale il mio ragazzo passa gran parte del suo tempo. A volte dorme da me. Ci amiamo fino all’alba e poi ci addormentiamo, spossati e ancora pieni di desiderio. Mi chiedono se intendo sposarlo, perché poi, sai, se facciamo un figlio lui lo porta là dove non potrò più vederlo. Ma di matrimonio non abbiamo mai parlato e tantomeno abbiamo parlato di figli. E’ una fissazione quella di impedire alle donne bianche di fare figli con uomini neri. Una vera e propria ossessione. Quello che so è che la sua sensibilità è la stessa di tante persone che ho conosciuto e che lui è un bravo ragazzo, una bella persona.

Mi vengono in mente pensieri arrabbiati e a volte penso che dovrei descrivere il piacere di fargli carezze, di leccarlo e gustarlo, come reazione politica, come azione di ribellione a chi vuole gestire il mio corpo per soddisfare il culto della bianchezza. Il mio ragazzo ha una lingua liscia e morbida. Ha le mani perfette per toccarmi e mi piace il suo odore. Non è vero che i neri “puzzano”. Ho conosciuto bianchi con alito e odore intollerabili. E’ questione di chimica. E sto parlando di stereotipi talmente idioti che non dovrei neppure nominarli.  I razzisti dovrebbero fare un ripasso della storia che parla di corpi e odori. Lui non mi ha detto “ti amo”. So che prova dei sentimenti per me ma credo abbia paura che accada qualcosa che lo faccia tornare indietro e dunque all’inizio mi ha detto che forse non sarà per sempre e che lui è abituato a non programmare nulla dato che la sua vita non gli permette di fare programmi.

Non è un attivista che si espone alle manifestazioni. Vola basso e tende a non farsi notare. Stare con una ragazza bianca è già troppo da sopportare. Un collega d’università mi ha detto che sono esibizionista. Che ho scelto il nero per esibirlo come un fenomeno da baraccone e che lo faccio per collaudare la mia identità ribelle. Dice che altrimenti non lo avrei scelto. Dunque sono queste le sole ragioni per cui una ragazza bianca e un ragazzo nero possono stare insieme? Non conta nulla il fatto che ci siamo incontrati per caso e così abbiamo iniziato ad annusarci sapendo che l’attrazione tra noi era autentica? Mi piace, ci sto bene. Non so molto della sua vita precedente a parte quello che ogni tanto si lascia sfuggire. C’è un capitolo lungo che riguarda il suo viaggio verso l’Italia che pare archiviato. I suoi occhi però tradiscono l’esperienza e il dolore. Ma la sua risata è contagiosa e quando facciamo l’amore mi fa ridere ancora di più.

Volevo condividere questa parte della mia storia contrariamente a quanto avrei fatto in un altro momento della nostra storia socio politica. Oggi penso che viverla sia come disobbedire o comunque compiere un’azione che va resa visibile per dovere militante. Un’azione che conferma che il corpo è mio e lo gestisco io. Non appartiene alla patria, al potere bianco, ai nazi-razzisti che vorrebbero usarmi per farmi fare figli bianchi. Non appartiene a chiunque in questo periodo sputi sulle donne antirazziste e le insulti augurando loro lo stupro da parte di uomini neri. E’ il mio corpo e ci faccio quello che voglio. Perciò lo racconto. Altrimenti sarebbe qualcosa di normalmente scontato. Una storia intima da non politicizzare, forse. Ma il sesso, il corpo delle donne, tutto è diventato politicizzato. Le mie azioni, i miei pensieri, la libertà, la mia autodeterminazione, sono a rischio. Ed io continuo a dedicare pensieri e sensi al mio ragazzo nero. E che nessuno dica “non toccate le nostre donne”. Siamo nel 2019. Le donne non sono vostre e si fanno toccare quando, dove, come e da chi vogliono.

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