Antisessismo, Autodeterminazione, Contributi Critici, R-Esistenze

La lotta delle trans e travesti in Argentina: militare unite, tutti i giorni nelle istituzioni e nelle strade

Dal Blog SiCura Prospettive Transfemministe sulla sicurezza.

Intervista con Daniela Candelaria Sajama, referente dell’Asociación de Travestis Transexuales y Transgéneros de Argentina (A.T.T.T.A) della città di Cordoba, 9 giugno 2019

Corteo Basta de Genocidio Trans/Travesti, 28 giugno 2019, Buenos Aires. Photo credit: Serena Chiodo

Il 28 giugno si è tenuto in diverse città argentine la manifestazione Basta Femminicidi Travesti e Trans. Il corteo aveva il fine di visibilizzare quello che viene definito il genocidio travesti e trans e per chiedere giustizia per le compagne violentate dal sistema capitalista e patriarcale. Le persone trans e travesti vivono un’esclusione su più livelli, quello sociale, educativo, lavorativo e sanitario; questo, insieme alle condizioni di salute generalmente più precarie, concorre ad un’aspettativa di vita media di circa 35 anni.

Anche se l’accesso all’istruzione (fino all’università) è libera e gratuita in Argentina, le persone trans e travesti lasciano presto i loro percorsi educativi a causa di frequenti episodi di discriminazione; quindi non riescono in molte a raggiungere un livello di formazione adeguato per accedere alle carriere professionali. Le trans e travesti sono particolarmente vulnerabili al femminicidio perchè la mancanza di opportunità lavorative le spinge spesso sulla strada della prostituzione e conseguentemente alla violenza dei clienti e soprattutto della polizia con frequenti episodi di tortura ed estorsione.

Il movimento trans e travesti ha una storia decennale di organizzazione e resistenza e ha rappresentato un pilastro fondamentale per il femminismo argentino oltre ad essere sempre in prima linea nelle lotte femministe, come ad esempio nella campagna per l’aborto. Il movimento comprende numerose organizzazioni disseminate su tutto il territorio argentino ed è impegnato nella visibilizzazione della discriminazione e delle violenze a cui sono sottoposte le persone trans e travesti. Oltre alla sensibilizzazione a livello sociale, per promuovere il benessere e la sicurezza delle persone trans e travesti, la società civile trans/travesti è stata promotrice di alcune iniziative legislative importanti per il riconoscimento della loro soggettività giuridica, per l’assistenza sanitaria e per l’inserimento lavorativo. La Legge di Identità di Genere, approvata nel 2012, permette il cambio di sesso nei registri di stato civile (senza necessariamente passare attraverso la chirurgia) e la possibilità di accedere al servizio sanitario pubblico in maniera gratuita per trattamenti ormonali e per sottoporsi all’intervento chirurgico. Il movimento trans/travesti è stato anche promotore a livello locale (ad esempio a Buenos Aires) di alcune leggi per introdurre delle quote lavorative nel settore pubblico e privato. Nonostante la legislazione argentina sulla tematica trans/travesti sia considerata la piú progressista al mondo, questa presenta ancora delle problematiche significative nella sua applicazione. Il lavoro delle associazioni trans/travesti nei vari territori è cruciale per assicurare il rispetto delle leggi, per promuovere un maggiore benessere e qualità di vita e per creare un cordone di  sicurezza contro le violenze a cui sono soggette quotidianamente.

Di questo e delle reti di solidarietà femminista, in vista della manifestazione Basta Femminicidi Travesti e Trans, ne ho parlato con Daniela Candelaria Sajama, referente della città di Cordoba dell’ Asociación de Travestis Transexuales y Transgéneros de Argentina (A.T.T.T.A).

Quali sono le sfide più grandi per il benessere e la sicurezza delle donne trans e travesti in Argentina?

La sfida più grande che noi abbiamo è l’inclusione in tutti i sensi, sanitaria, educativa, sociale; è necessario migliorare la qualità di vita delle nostre compagne e generare spazi che siano liberi dalla violenza e discriminazione nel settore pubblico e privato, negli ospedali, nelle scuole, nelle istituzioni e in ambiti lavorativi pubblici, privati, autogestiti ecc.. La nostra sfida è questa: integrarsi in una società dove possiamo sviluppare il nostro progetto di vita e aumentare la nostra aspettativa di vita che per una persona trans in Argentina è di soli 35 anni. Solo a partire dall’inizio di questo anno sono già morte 34 ragazze trans vittime di violenza di stato, di femminicidio e malattie.

Che reti di solidarietà e strategie la sua associazione ha costruito per promuovere la sicurezza e benessere delle persone trans e travesti nella sua città?

Siamo un gruppo di donne e uomini trans che lottano per migliorare la qualità di vita e per promuovere il rispetto dei diritti delle persone trans. Fra le azioni che realizziamo ci sono quelle di sensibilizzazione attraverso l’organizzazione di dibattiti, tavole rotonde e laboratori per diffondere la conoscenza della Legge di Identità di Genere 26.743, per promuovere i diritti umani delle persone trans e luoghi liberi di discriminazione e violenze contro la comunità LGBTI e per parlare di masculinità trans. Questi sono svolti all’interno di varie istituzioni educative, di corsi nell’ambito dei diritti umani, nelle università, nell’accademia di polizia e si rivolgono anche alle forze di sicurezza della provincia. Siamo parte della commissione organizzatrice della manifestazione contro il femminicidio travesti e trans del  28 giugno e organizziamo anche eventi che valorizzano e ricordano le date importanti per la nostra comunità in Argentina. Ad esempio il 18 marzo è il giorno della promozione dei diritti delle persone trans, il 1 dicembre è il giorno della lotta internazionale contro l’HIV, il 25 giugno è l’anniversario della fondazione di ATTTA, la nostra organizzazione.

Stiamo attualmente lavorando per un rilevamento della popolazione trans nella città di Cordoba. Accompagnamo le persone trans che sono state vittime di violenza istituzionale di discriminazione o esclusione; abbiamo fatto accompagnamenti a giovani e adulti per fare il cambio nel registro civile e nella carta di identità secondo la Legge di Identità di Genere. Stiamo seguendo il caso di Azul Montor, una ragazza trans uccisa per la quale stiamo chiedendo giustizia, questo anno ci sarà il giudizio, fu un femminicidio trans.

Abbiamo anche svolto alcune azioni per introdurre delle quote all’interno dei luoghi lavorativi e nelle istituzioni educative. Abbiamo presentato il progetto di legge per le quote lavorative trans all’università, a livello cittadino, al comune e alla provincia di Cordoba; quello proposto al comune di Bell Ville è stato approvato. Abbiamo garantito una quota per i corsi professionali offerti dall’Università di Cordoba. Abbiamo siglato un accordo col Ministero dell’Educazione affinchè ragazzi e ragazze trans possano partecipare a percorsi educativi con una prospettiva di genere. Facilitiamo l’inclusione lavorativa delle compagne in situazione di vulnerabilità e stipuliamo accordi con imprese; questi ci hanno permesso per esempio l’anno scorso di inserire tre ragazze trans che stanno attualmente lavorando con un contratto regolare che garantisce tutti i diritti lavorativi. Organizziamo riunioni con assessori e esponenti politici, professori, personale accademico e organizzazioni sociali per tessere la rete per l’inclusione lavorativa e sociale delle trans.

Realizziamo anche interventi nell’ambito della salute e prevenzione. Gestiamo un consultorio inclusivo nell’ospedale Principe de Asturias di Cordoba e in Villa Maria (in provincia di Cordoba) e ne stiamo inaugurando uno nuovo. Realizziamo prevenzione nell’area del sex work, fornendo informazioni alle compagne, distribuendo preservativi e cerchiamo di capire come si trovano nel loro luogo di lavoro.

Quali sono le sfide per l’applicazione della Ley de Identidad de Genero (Legge di Identità di genere)?

La Legge di Identità di Genere è molto buona però se non si attua, non serve. Se non sono le organizzazioni sociali che spingono affinchè la legge si applichi nelle strutture, negli ospedali e nelle altre istituzioni, se non ci sono persone che si recano in questi presidi, presentano lamentele, visibilizzano la legge e interpellano le istituzioni, la legge non viene rispettata. Perciò è molto importante il ruolo femminista delle persone trans nelle organizzazione sociali perchè questo cambi. Nell’ospedale Rawson, che è un ospedale di riferimento, molte compagne sono registrate nel database col nome precedente, questo è in violazione della Legge di Identità di Genere. Per quanto riguarda la salute integrale, in provincia non abbiamo le risorse per le terapie ormonali, si contano sulle dita di una mano i dottori che le somministrano, per non parlare della chirurgia di cambio del sesso, nè della vasectomia e falloplastica. Sono veramente poche le persone nelle varie provincie che hanno potuto ricevere questi trattamenti. Lo stesso vale per la fornitura di silicone, non ci sono dottori che hanno in dotazione il silicone negli ospedali pubblici. Questa è una violazione della salute integrale delle persone trans. Se non militiamo la Legge di Identità di Genere nelle strade e nelle istituzioni, questa rimane lettera morta.

E per quanto riguarda la Ley de Cupo Laboral Trans (Legge per le quote lavorative trans)?

Esiste un progetto di legge di quote lavorative trans però lo stato provinciale di Cordoba non vuole approvarlo, questo è un debito storico che hanno con noi. L’unico comune che l’ha passato nel territorio di Cordoba è stato Bell Ville; successivamente non ci sono stati ulteriori progressi nè nell’università, nè nel comune, nè nella provincia. Quindi la maggior parte delle ragazze trans continua a prostituirsi perchè non ci sono inserimenti lavorativi per occupare altri spazi che non siano le strade. È come se avessimo un tetto di cristallo perchè non possiamo avanzare oltre il lavoro sessuale, non possiamo aspirare ad altro per la barriera sociale della discriminazione e esclusione. Noi vogliamo che ci siano più opportunità per le nostre compagne e che si visibilizzi il genocidio trans perchè ci stanno uccidendo tutte. A partire da quest’anno sono già morte 34 donne trans, ogni 96 ore muore una trans, e noi siamo una minoranza sessuale, quindi questo è ancora più grave. L’odio verso di noi è per la nostra identità e i responsabili di questo genocidio sono gli assassini, la società e lo stato. Un concetto di cui generalmente parliamo è la ‘travestificazione della povertà’ perchè le donne trans sono sempre in una situazione di povertà, di marginalità, di prostituzione, di mancanza di accesso alla salute. Se non ci fosse esclusione e discriminazione, si approverebbero molte leggi, ci sarebbero molte trans lavorando, potrebbero accedere liberamente all’ospedale o alle scuole, vivrebbero un’altra realtà ma purtroppo questa realtà non esiste.

Quale è stata l’azione di maggiore successo che ha avuto la sua organizzazione?

Tutte, tutto è importante e si accumula, dal più piccolo al più grande. Quello che non so se ha avuto più successo ma sicuramente è stato più importante, per lo meno dal mio punto di vista, è che molte compagne e compagni hanno potuto crescere insieme, sviluppare i loro progetti, studiare, accedere ad un lavoro grazie all’associazione, hanno potuto alzare la loro voce e farsi ascoltare, hanno curato di più la loro salute e questo ha prodotto un cambio qualitativo nella loro vita. Nel nostro cammino come organizzazione ovviamente abbiamo commesso errori e ci sono stati fallimenti, abbiamo imparato insieme dagli errori, dai successi e dalle frustrazioni. I politici hanno sempre promesso tante cose e non ne hanno mantenuta quasi nessuna. Da tanti anni lavoriamo sull’inclusione lavorativa trans e sui relativi disegni di legge, non abbiamo ottenuto che vengano discussi però continuamo a insistere, non ci diamo per vinte, siamo donne sopravvissute, la maggioranza di noi ha subito situazioni di violenza nelle strade e quindi siamo capaci di andare avanti. La cosa più importante è stare unite, essere forti e sicure di sè (empoderadas) e continuare la nostra lotta.

Qual è la relazione con altri movimenti femministi? Ricevete appoggio e solidarietà?

Mercoledì prossimo abbiamo una riunione con le donne delle altre organizzazioni trans per organizzare il corteo contro il femminicidio travesti e trans in Argentina. Rispetto al femminismo, facciamo parte dell’assemblea Ni Una Menos di Cordoba e appoggiamo l’aborto legale, sicuro e gratuito non solamente per le donne ma anche per uomini trans gestanti. Partecipiamo nella misura in cui possiamo perchè abbiamo un’agenda abbastanza nutrita e abbiamo tanti fronti aperti su cui lottare nell’educazione, nella salute, nel lavoro, negli ospedali, nei consultori, nelle università. Desideriamo che il femminismo ponga la stessa enfasi per l’aborto legale sicuro e gratuito anche per la lotta contro il femminicidio travesti e trans e per l’inclusione lavorativa trans, nella stessa misura in cui noi indossiamo il pañuelo verde e appoggiamo la campagna per l’aborto. Il supporto di fatto esiste perchè se ne parla nei manifesti del Ni Una Menos però è necessario avere piú diffusione e partecipazione affinchè si approvino le leggi e si possa raggiungere una maggiore inclusione.

Corteo Basta de Genocidio Trans/Travesti, 28 giugno 2019, Buenos Aires. Photo credit: Serena Chiodo

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