Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

L’uomo consolazione

In quest’epoca in cui la parola femminismo è tanto maltrattata e l’idea di donna che ha acquisito qualche diritto è inficiata dall’eccesso di doveri che una donna cumula per garantirsi il diritto alla “propria differenza sessuale” (grazie anche alle femministe della differenza, ma proprio grazie eh!), a me pare ovvio che i vari “sposati e sii sottomessa” possano assumere un certo appeal.

Mentre tutto il mondo ti rema contro, tu devi uscire, lavorare, rientrare, fare la madre, la moglie e accudire l’anziano disabile, si fa sempre più spazio l’idea di ritrovare il vecchio ruolo di sempre. Riconsegnare, se mai l’abbiamo avuto, lo spazio pubblico agli uomini e garantirsi una soffice vita matrimoniale in cui lui ti mantiene e tu ti inorgoglisci dei ruoli “naturali” che i patriarchi hanno deciso per te.

Sono in tante a chiedersi “ma chi me lo fa fare?”. Stanche e mortificate, spesso, in ambienti di lavoro in cui le donne vengono maltrattate e malpagate, con le considerevoli somme che devi sborsare per un asilo privato o per una babysitter a tempo pieno, sempre che non ci sia un’altra donna in famiglia disposta a sacrificarsi, si ripresenta l’immagine quieta e rassicurante dell’uomo come consolazione.

Così vedo scorrere le immagini di situazioni in cui si fa la graduatoria tra il meno peggio. Ma dai, almeno non ti picchia. Lui lava i piatti, non vedi che fortunata che sei? Cambia il pannolino al bambino? Che eroe!

L’uomo consolazione è la ricetta preferita da tutti i teorici della famiglia tradizionale, quelli per cui l’uomo deve essere gentile ma non troppo. Fare il padre ma non il mammo. Essere un buon marito ma fare il maschio, qualunque cosa per loro questo voglia dire. La differenza di ruoli deve resistere perché altrimenti l’uomo non può mai essere una consolazione. Se pretendi cose diverse allora ti becchi il maschio frustrato, depauperato del ruolo autorevole che ogni uomo che si rispetti deve avere.

Vuoi l’uomo o una femminuccia? Se vuoi l’uomo, quello forte, che ti sorregge e con voce calda e armoniosa ti dice “penso a tutto io, baby, tu preoccupati solo della casa e dei bambini” allora non devi femminilizzarlo troppo. La femminilizzazione sta per emotività, debolezza e tutte le caratteristiche negative attribuite all’essere femmina. Vuoi che ti consoli oppure no? Dunque resta al tuo posto e non infrangere le regole. Tu fai la madre e lui fa il padre. Tu fai la moglie e lui il marito. Tu fai la donna e lui l’uomo. Tu fai la femmina e lui il maschio.

L’uomo consolazione è quello che ti torna in mente ogni volta che hai lasciato un tipo che ti picchiava e pensi “ma almeno lui mi amava”. E’ o non è una consolazione? Tutto ti va male? Non riesci a fare un cazzo con la tua vita, le tue aspirazioni vanno in malora, i figli ti strillano tutto il santo giorno? Ma lui ti ama. Non ti assumono perché sei in età riproduttiva? Ma tanto c’è lui. Ti coprono di lusinghe quando sei incinta e ti bestemmiano contro se non lo sei? Ma tu hai lui. Ti guardi allo specchio e ti vedi abbruttita, trascurata, non ti piaci e non ti riconosci? Ma a lui piaci. E lui, conscio del ruolo che il mondo gli ha consegnato, sarà la tua ancora, la tua salvezza, non ti lascerà mai? Manco per sogno.

Le artiste che sciorinano decaloghi per una felice vita coniugale ti dicono che quello che ti è capitato è una fortuna. Hai un uomo consolazione a cui piaci e che ti ama e dunque devi occupare il suo letto affinché lui non cerchi altre e devi sempre essere desiderabile anche se ti costa alzarti due ore prima al mattino per migliorare il tuo stato mentale e il tuo aspetto (i sostenitori della famiglia tradizionale dovrebbero perciò lottare per la legalizzazione della marijuana, potrebbe funzionare).

L’uomo consolazione ti consola fino ad un certo punto e poi nessuno ti dice che se vivi solo per lui, se il tuo umore dipende dai suoi riconoscimenti, come in ogni relazione di dipendenza psicologica, finirai per sentirti persa e insicura non appena lui ti dirà qualcosa che non ti fa stare bene.

Il consolatore varrà pure per una specie di ripiego propagandato da restauratori del vecchio ordine sociale ma di fatto quel che ti stanno dicendo è che si tratta della tua unica e vera scelta per poter essere felice. Non è il mondo che deve cambiare per accogliere le tue esigenze ma sei tu che devi tornare alla vecchia prospettiva sposando l’idea che si stava meglio quando si stava peggio.

Questo messaggio ti viene inculcato in maniera subdola, quando ti dicono che femminismo e maschilismo sarebbero la stessa cosa (ma non è così, il femminismo non è l’idea che le donne possano dominare su chiunque e non ti dice che devi farti carico di lavoro/famiglia, sempre e solo tu), quando dicono che la maternità è una gioia che non puoi non vivere e se dubiti ti basti sapere che devi fare figli per il bene della nazione e della razza. I figli neri che arrivano dall’africa muoiano pure nel mediterraneo. Tu devi fare figli e basta.

Quando ti dicono che la famiglia tradizionale è un luogo sicuro per le donne e che gli uomini sono gli unici che possono difenderti. Infatti sarà per questo che il numero di femminicidi non accenna a diminuire. Quando ti dicono che le gioie coniugali sono seconde solo a quelle della maternità e che la famiglia è tutto.

Potresti ritrovarti a leggere articoli in cui qualcuno scrive che sono le femministe la causa del disagio attuale delle donne. E ti diranno che lo sono anche per il disagio degli uomini. La perdita di ruolo e tutta un’altra manciata di balle ti vengono propinate a firma di persone che pontificano sul benessere delle donne a partire dalla propria posizione di misogino o donna sessista.

Non cascate in queste trappole. Oltretutto la figura dell’uomo consolazione è offensiva per gli stessi uomini. In una relazione sana ci deve essere reciprocità. Non vi pare?

 

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1 pensiero su “L’uomo consolazione”

  1. Sono assolutamente d’accordo: in questa descrizione dell’uomo consolazione vedo nonne, zie, madri di amici, “amiche” e sconosciute che, davanti alle derisioni di altri uomini che ridono sentendo che mi rifaccio il letto da solo, sorridono chiamandomi “un brav’uomo”, “Figo” o “moderno”. Saper badare da soli alle proprie esigenze primarie essendo uomo viene visto ancora come qualcosa di lontano e da romanzo.
    Fatto sta che loro si sono scelte tutt’altri uomini e, sotto sotto, mi disprezzano. Vi venga una scabbia.

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