Autodeterminazione, Personale/Politico, R-Esistenze, Satira

Cronache commentate del congresso veronese per la “famigghia” naturelle

Cronache delle prime ore del Congresso veronese. Io in ospedale, le mie vicine di letto curiose tanto quanto me. Il telegiornale mostra gente che porta la Madonna sotto braccio, poi intervistano qualcuno che dice che l’omosessualità è una malattia e che i gay finiranno all’inferno. Non disperiamo, sapere che continuano a restare ancorati al tredicesimo secolo quantomeno ci regala una certezza.

Poi, colpo di scena, il Governatore Zaia dice che la malattia è l’omofobia e non l’omosessualità. Gelo in sala. Io e le mie vicine ci guardiamo in faccia. Zaia? Quel Zaia? Ha detto proprio così? Cavolo, c’è stata una conversione e noi ne siamo testimoni. Se ora dice anche che gli immigrati sono esseri umani quasi quasi mi è simpatico. Naaaaaaaa. Non lo dirà mai.

Passano le immagini dei gadget di gomma a forma di feto e qualcuna spera che ci sia una pila dentro. Potrebbe essere un feto vibrante. Bestemmie a parte ci piace questo gusto splatter dei cattolici. E’ tutto un elargire la vista di bambolotti insanguinati e promesse di roghi alle donne che vogliono abortire. Comincio a pensare che la legge sulla legittima difesa voluta dalla Lega potrebbe tornarci utile. Ci sono tantissimi momenti in cui le donne si sentono minacciate. E se ci sentiamo minacciate possiamo sparare, giusto?

L’anziana del gruppo guarda perplessa, poi ricorda la madre che impugnava un fucile durante la resistenza partigiana. Peccato che quella legge non l’hanno fatta di certo per difendere noi. Lei poi aggiunge: “vorrei sapere come fanno queste persone a non provare nessuna empatia per le donne che muoiono di aborto clandestino”. E da lì parte il racconto di alcune di noi e scopro che tutte queste donne hanno un vissuto tragico che hanno affrontato con coraggio e intelligenza.

Mi raccontano di quello che vuol dire fare un figlio non voluto o farne uno che poi sarà disabile a vita e non sarà mai in grado di godere di nulla. Una mi dice che al suo paese c’era una tizia che era stata messa incinta da un prete il quale poi l’aveva spinta ad abortire. Lei probabilmente sarà stata scomunicata ma lui, come i preti che hanno stuprato suore anch’esse costrette ad abortire, invece no.

Nel frattempo passa l’infermiera che ci porta le medicine e mentre dà uno sguardo al computer acceso dice che se fossero tutte come lei le infermiere dovrebbero chiedere alle pazienti a quale credo si aggrappano. Per esempio: “se sono ultracattoliche e credono che il dolore le avvicina a Dio negherei gli antidolorifici…”. Noi, come sceme, annuiamo.

Ma la questione che torna in ogni intervento del congresso è la storia della natalità. Una racconta della figlia trentaduenne, childfree convinta, che ha abortito qualche anno fa e commenta: “se li facessero loro i figli… e poi li mantenessero”.

E mentre ci lasciamo andare in racconti personali penso a come potrebbero trascorrere la serata i congressisti, forse ascoltando un reading di “Sposati e sii sottomessa” o godendo in privato di autoflagellazioni e spogliamenti di femmine con cilicio. So da sempre che certi credenti amano il fetish più di tanti altri. Credo dovremmo farci dare lezioni da loro.

Dall’ospedale è tutto. Un augurio di buona continuazione ai congressisti. Vi prego, dateci altri spunti per poter ridere (per non piangere!). Da queste parti le risate sono salutari, davvero. 😀

 

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2 pensieri su “Cronache commentate del congresso veronese per la “famigghia” naturelle”

  1. Il congresso di Verona è praticamente la sagra del trash e del disagio. Fortunatamente sto vedendo tante persone mettersi contro ciò. Cavolo ma queste persone che partecipano al congresso si rendono conto che stanno combattendo per togliere i diritti agli altri? Se sì la cosa è molto grave.

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