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Ecco come Paul Elam è riuscito a trasformarsi da padre terribile a leader di un redditizio movimento per i diritti maschili (Men’s Rights Activists – MRA)

Articolo in lingua originale QUI. Traduzione di Martina del Gruppo Abbatto i Muri

 

Paul Elam è diventato il volto del nuovo movimento per i diritti maschili (MRA) cavalcando notizie di false accuse di stupro e sentenze giudiziarie favorevoli alle madri. In questa intervista esclusiva di BuzzFeed News, la ex moglie e la figlia (i cui nomi sono stati sostituiti con nomi di fantasia) mostrano quanto le sue battaglie politiche siano in realtà molto personali.

Quando Bonnie incontrò suo padre per la prima volta, lui pianse. Era l’estate del 2005, 25 anni dopo la sua rinuncia ai diritti genitoriali su Bonnie e suo fratello. Si incontrarono in un ristorante e, anche se all’inizio erano entrambi a disagio, si sorrisero tra le lacrime e si meravigliarono della somiglianza. Elam si scusò per il tempo perso e disse che avrebbe voluto recuperare il loro rapporto. Bonnie vide suo padre per l’ultima volta nel 2011, quando picchiò suo figlio per aver aperto lo sportello del frigo nuovo senza permesso, ma i loro rapporti si erano incrinati già da tempo.  Aveva cercato di dimostrarsi un buon padre per Bonnie e un nonno affettuoso per i suoi figli, ma non aveva funzionato. In compenso Elam è diventato una sorta di figura paterna per una categoria di uomini che si sentono privati dei propri diritti da parte di una società che percepiscono come fosse sempre più femminilizzata. Queste persone si autodefiniscono attivisti per i diritti maschili (MRA). Nel corso degli anni Elam è diventato il loro leader e portavoce.

I movimenti per i diritti maschili si sviluppano negli anni ‘70 in risposta ai movimenti femministi. Negli Stati Uniti gli MRA sono sempre stati un fenomeno secondario, ma Elam è riuscito a dargli nuovo slancio nell’era dei social network.  Nel 2008 ha fondato il sito internet di riferimento del movimento, A Voice For Men (AVFM), “Una voce per gli uomini”, una comunità online dove uomini frustrati  possono scambiarsi meme, post, battute ed autocommiserarsi e che ora è diventato un fenomeono internazionale. Alcuni politici usano spazio e punti di incontro per sostenere le leggi contro l’aborto e per attirare i voti di quanti sostengono i “diritti dei padri” [n.d.r. nelle cause per l’affidamento, per esempio]. Alcuni conservatori usano lo spazio per opporsi alle critiche del movimento femminista quando si parla delle mancate azioni di governo contro le violenze sessuali nei campus universitari.

Le argomentazioni di Elam sembrano essere molto convincenti per gli uomini che affrontano divorzi difficili, battaglie per l’affidamento e per quelli, più in generale, che si sentono rifiutati dalla società. Quello che emerge leggendo AVFM è che i fallimenti e le delusioni maschili non sono mai dovuti a mancanze personali o all’irresponsabilità dei singoli, ma dipenderebbero invece dal femminismo istituzionalizzato che si esprime attraverso il sistema giudiziario che si accanisce contro i padri di famiglia oltre e con l’uso della “misandria”, cioè l’odio verso gli uomini.

Nei media statunitensi, a parte qualche voce critica come David Futrelle (che nel suo blog, We Hunted The Mammoth, monitora da anni la crescita del movimento), A Voice For Men è spesso descritto come la sobria voce della ragione nel duro mondo degli MRA. “Paul Elam è la Gloria Steinem degli MRA,” ha scritto Emmett Rensin su Vox, “Il suo sito è uno dei primi e sicuramente è uno di quelli più rispettati tra gli MRA. Elam e il suo staff difendono sinceramente gli uomini”.

Elam ha racimolato decine di migliaia di follower – e nel frattempo si è riempito le tasche con le loro donazioni (quando BuzzFeed News gli ha chiesto come fossero stati spesi i soldi ha risposto: “Non sono caz.zi vostri”). Non vuole svelare neanche la sua fonte di ispirazione, gli piace però ricordare che conosce bene i sacrifici che gli uomini sono costretti a fare e spesso racconta le sue esperienze, omettendo molti dettagli.

Le interviste esclusive alla ex-moglie e alla figlia mostrano un uomo che ha abusato psicologicamente delle donne della sua vita. Per esempio ha accusato la sua prima moglie di mentire riguardo allo stupro da lei subito e in questo modo è riuscito ad evitare di pagare il mantenimento (“i padri sono costretti a pagare l’assegno per i figli come fosse una tangente per avere la protezione della mafia” – ha detto) ai loro figli; figli che ha abbandonato non una, ma ben due volte.

La sua ex moglie e la figlia dicono che lui sia stato in grado di rendere A Voice for Men il suo lavoro a tempo pieno grazie alle donne che lo hanno sostenuto per tutta la vita. “Ironicamente le persone si rivolgono a Paul per avere dei consigli sull’essere genitori nonostante lui non si sia mai preso cura dei suoi stessi figli”, dice Bonnie, la figlia. “Quando l’ho incontrato nel 2005 rimase sorpreso perché gli dissi che non l’odiavo. Penso che si aspettasse di trovarsi davanti un’isterica, una pazza.  O forse avrebbe voluto proprio questo”.

In una recente intervista pubblicata su AVFM lo stesso Elam (classe 1957) rivela dettagli sulla sua infanzia e il momento in cui si è reso conto di quanto il mondo in realtà sia governato dalle donne. Nel sito questi momenti di rivelazione, di epifania, vengono chiamati “momenti da pillola rossa”, una evidente citazione del film cult Matrix dove il protagonista deve decidere se prendere la pillola rossa e scoprire la verità o la pillola blu e continuare a vivere nella menzogna. Durante l’infanzia viveva con suo padre, Gerald, un “rigido quanto autoritario” veterano “violento” con i figli e con sua madre, Ann, un’infermiera e “brava casalinga” che si occupava dei bambini, e i suoi fratelli. Sembrava una famiglia normale “eppure c’era qualcosa di sbagliato. C’è voluto molto tempo perché capissi che non era mio padre a portare i pantaloni in casa”. Il suo momento da pillola rossa è arrivato quando aveva 13 anni: sua madre lo costrinse a prendere una medicina contro la diarrea e lo colpiva con un cucchiaio di legno inveendo contro di lui, mentre i suoi fratelli lo tenevano immobilizzato sul pavimento della cucina. “Mi sentii come se stessi combattendo la battaglia della mia vita. E da quel momento diventai un ribelle… sono ancora quel ragazzo di 13 anni sul pavimento che non vuole prendere la medicina”.

E ricorda ancora quando aveva 17 anni e sua madre gli strappò dalle mani la foto della ragazza per cui aveva preso una cotta senza chiedergli il permesso. Lui se la riprese e suo padre lo picchiò con la cintura. Capì allora che l’unico scopo nella vita del padre era quello di servire e compiacere sua madre. “Ho seguito le orme di mio padre in molti modi”, scrive su AVFM, “quando mi piaceva una ragazza cercavo di compiacerla in tutti i modi. La mia prima reazione di fronte alle donne era quella di compiacerle e servirle senza fare domande”.

Nella sua biografia, che si trova sul sito, si legge del suo passato da militare prima di sposare Susan, la sua ex-moglie, a San Antonio in Texas. Susan allora aveva 18 anni e si conobbero in un bar. I genitori di lei non approvavano la relazione – perché pensavano fosse troppo giovane – ma i due si sposarono ugualmente nel 1978. Susan aveva 19 anni ed Elam 21. Non avevano soldi né un posto dove vivere, per questo Susan si arruolò nell’esercito e iniziò l’addestramento. Alla fine lei ottenne un posto a Tacoma e i due si trasferirono. Ma nel frattempo Elam aveva iniziato a bere e a fare uso di droghe. Secondo Susan vendette le sue cose per fare un viaggio in Florida, dove venne arrestato, a Fort Lauderdale, tre mesi dopo il matrimonio perché dormiva per strada.

Elam si aspettava che Susan si comportasse da perfetta casalinga e che si prendesse cura di tutto, ma non sembrava interessato a sostenerla neanche dal punto di vista economico. Susan subì uno stupro da parte di uno degli amici di Elam, ma era troppo spaventata per dirglielo. Quando nacque Bonnie nel 1979, Susan fu sollevata di scoprire che era figlia di Elam perché bianca, mentre il suo aggressore non lo era. Poco tempo dopo però Susan riuscì a raccontare tutto al marito, ma lui le rispose che probabilmente era stata lei a cercarsela e che forse in realtà era andata a letto con il suo amico perché annoiata dalla vita matrimoniale (“gli ho detto che non aveva idea di quel che era successo. come aveva potuto dire questo? lui non c’era mai” – dichiara Susan).

Dopo due mesi dalla nascita di Bonnie, Elam venne nuovamente arrestato per uso di droghe e pesca illegale. Qualche mese dopo Susan, che aspettava un altro figlio, decise di lasciare il marito. Ottenne la custodia di entrambi i figli e divorziò nel 1981. Elam aveva il permesso di vederli ogni domenica pomeriggio, ma a condizione che “non bevesse, non facesse uso di sostanze. Gli venne anche ordinato di pagare un mantenimento mensile. Ma non lo fece mai. Così Susan lo denunciò, ma lui rifiutò di pagare ed informò il giudice che pensava che Bonnie non fosse figlia sua e accusò l’ex-moglie di essergli stata infedele. I genitori di Susan la convinsero a non continuare la battaglia legale e di tagliarlo fuori dalla sua vita senza costringerlo a fare un test di paternità. Così Elam non pagò il mantenimento dei figli e perdette i diritti genitoriali. Susan non seppe più niente del marito finché lui non mandò ai suoi genitori una lettera di scuse per le sue azioni. Meno di un anno dopo era sposato con un’altra donna.

Nonostante abbia scritto moltissimi post che riguardano false accuse di stupro e decisioni della corte su affidamento e diritto dei padri non ha mai riconosciuto la sua storia personale.

Sul tema una volta in un post sul suo blog scrisse che “se mi chiamassero come giurato in un caso di stupro giuro pubblicamente di votare non colpevole anche se ci dovessero essere delle prove schiaccianti”. Tutto ciò perché egli sostiene che le donne mentano spesso riguardo alle aggressioni subite. Un’altra volta sui divorzi e le cause per l’affidamento scrisse invece: “Il giorno in cui vedrò uno di questi giudici incompetenti trascinato fuori da un tribunale, picchiato e cosparso di benzina da un padre che non ne può più di subire ingiustizie io sarò il primo a dire pubblicamente, sulle pagine del sito, che quanto accaduto è stato solo un effetto tragico della brutalità e della frustrazione che questo sistema impone ogni giorno ai padri americani”.

Nonostante i tanti post scritti da Elam su svariati temi egli non riconobbe mai pubblicamente di essere stato oggetto di accuse di stupro e coinvolto in una difficile procedura di divorzio. Mentre cresceva Bonnie sapeva di lui solo due cose: il suo nome, che era scritto sul certificato di nascita, e il fatto che fosse un perdente drogato, secondo la descrizione fatta dalla madre. “Se non è morto sarà probabilmente in prigione” – diceva Susan a Bonnie. Ma Bonnie non ebbe un’infanzia felice a prescindere dal fatto che Elam non fosse presente. Racconta che fu molestata da un vicino e abusata da un tizio che stava frequentando. Quando compì 26 anni, incinta del secondo figlio, Bonnie decise di rintracciare Elam per se stessa, per saperne di più sulle proprie radici.

Dopo il divorzio Elam divenne un counselor in tema di dipendenze e poi direttore di tre programmi di disintossicazione. Ma poi lasciò questa carriera per diventare camionista. Nel frattempo si è sposato e ha divorziato altre 2 volte. La seconda moglie si è rifiutata di rispondere alle domande di BuzzFeed News, mentre la terza non ha voluto parlare per timore di ripercussioni. Ha solo detto: “non voglio avere mai più contatti con lui. Mai più.”

Elam sostiene che leggere The Myth of Male Power: Why Men Are the Disposable Sex, scritto da Warren Farrell nel 1993 e considerato la bibbia degli MRA, lo abbia risvegliato dal suo stato di zombie. Iniziò a scrivere lettere, ora pubblicate, al caporedattore della casa editrice Houston Chronicle sul femminismo opportunista e sulle donne/femministe malvagie.

Ma quando Bonnie incontrò suo padre nel 2005, Elam ancora non aveva creato il suo sito web. Prima di incontrarla le spiegò che non era sicuro di essere il suo padre biologico:

“Bonnie, spero di essere il tuo padre biologico. E anche quello di tuo fratello. Sono in debito con voi che io sia vostro padre o meno. Una volta mentre ti tenevo in braccio ti guardavo e pensavo che fossi la cosa più bella del mondo. Ho detto delle cose molto brutte su Susan, ma la cosa più importante e più vera è che devo molto a entrambi (Susan e. Bonnie, cit).“

Elam si offrì di fare il test della paternità e si misero d’accordo per incontrarsi. Ma quando si videro Bonnie ricorda che lui iniziò a piangere e che le disse “Ora ne sono certo”. Decisero che fare il test sarebbe stato solo uno spreco di soldi. Non solo si somigliavano fisicamente: entrambi amavano il sushi, odiavano la politica americana e avevano lo stesso senso dell’umorismo.

Elam era spesso via per lavoro – Bonnie suppone di averlo visto per un totale di 2 settimane in sei anni – e forse è per questo che sono andati d’accordo tanto a lungo. La prima volta che Bonnie ricorda di aver notato che Elam aveva difficoltà a controllare la rabbia fu quando decise di andare a trovarlo con il marito e i figli a Houston. Bonnie propose di mangiare vietnamita e andare insieme a un concerto di Grandmaster Flash, ma Elam rispose che non sarebbe andato a sentire quella “musica di m.erda da n.egri”. “Naturalmente non ho mai detto niente del genere” – insiste egli rispondendo a BuzzFeed News.

Questa esplosione di rabbia iniziò a farle capire che potevano andare d’accordo solo fino a quando non l’avesse contraddetto. Una volta provarono a riunire la famiglia a cena: Elam, Bonnie, Susan e il fratello di Bonnie. Ovviamente si creò una situazione di grande tensione. “Guardai Paul e gli dissi ‘Tu mi hai accusata per tutti questi anni di esserti stata infedele e invece non è vero; l’unica volta fu quando mi hai messa nella situazione di essere stuprata’”, ricorda Susan. “Si alzò da tavola e se ne andò mentre ancora stavo parlando”. Susan disse a Bonnie che non era contenta che lo frequentasse, ma che avrebbe dovuto decidere lei.

Bonnie si era accorta che quando Elam era in viaggio per lavoro partecipava a quelle che lei definisce “guerre di troll su internet” sul tema dei diritti maschili. Proprio in quel periodo Elam avviò AVFM su un “camion, con un computer portatile, mentre guidava per 10, 12 ore al giorno” come ricorda lui stesso. Nel 2008 si firmava ancora come “The Happy Misogynist” (Il misogino felice). Bonnie è stata la prima a iscriversi al blog. Lui le scrisse nell’agosto del 2008 dal suo blog nuovo fiammante ringraziandola per il supporto e la chiamò “lonely Girl” (Ragazza sola) perché era non solo la prima iscritta, ma anche l’unica donna.

All’inizio Bonnie era contenta che suo padre avesse un hobby; sosteneva la sua passione ed era orgogliosa che iniziasse ad essere seguito. In quanto madre di due figli maschi era preoccupata che non potessero trovare dei punti di riferimento e pensò che Elam – descrivendosi come counselor a sostegno di chi abusava di droghe e come uomo che constatava come gli uomini fossero maltrattati –  stesse facendo una cosa ammirevole. In pochi giorni Elam riuscì a guadagnare migliaia di dollari grazie alle donazioni per finanziare AVFM. “Wow, ho pensato. questo è il frutto del suo duro lavoro”, ricorda Bonnie parlando di quel primo periodo, “Voleva essere uno scrittore e ora aveva la sua piattaforma. Avrebbe potuto fare il lavoro che gli piaceva e le persone iniziavano a interessarsi ad un argomento che aveva bisogno di essere approfondito. Pensavo che avrebbe davvero potuto cambiare le cose”.

Invece, nel 2009, scriveva “Un messaggio alle donne” (A Message to Women):

C’è un problema nel modo in cui le donne appaiono in questa cultura… per non parlare della “libertà” che le donne hanno ottenuto in un percorso che ha portato a vendette e vittimizzazione. Non sembrano intenzionate a fermarsi. Le donne stanno diventando sempre più violente. Sono arrivate al livello degli uomini per il numero di casi di violenza domestica e causano la maggior parte delle violenze e delle morti infantili in casa.

Bonnie stentava a credere alle parole del padre, lei si considera “in antitesi con tutto” quello di cui Elam scriveva. Lei aveva subito abusi e molestie ed aveva avuto un’infanzia difficile, ma aveva cresciuto due figli con il marito con cui stava da 17 anni. Non si considera neanche una femminista, ma è a “favore della parità dei diritti”.

Il padre però la rassicurò dicendole che voleva esasperare i suoi post utilizzando anche un linguaggio violento per dare risalto alle sue opinioni. “Faceva molto per risvegliare l’interesse del pubblico,” ci dice Bonnie. “Diceva sempre che non esiste il cattivo giornalismo. Sapeva che per avere i riflettori puntati su un argomento, specialmente quando si tratta di qualcosa di nicchia come i diritti maschili, bisogna gonfiare le notizie”.

BuzzFeed News ha chiesto un commento ad Elam sulla rapidissima crescita di AVFM: “Ho provocato l’elite femminista. I lettori navigano sul nostro sito e scoprono che esse gli hanno mentito”.

Gli attivisti MRA credono di lottare contro la cultura e la società moderna che, secondo loro, è basata sul pregiudizio di genere che crea delle disparità sul lavoro, educazione e che interferisce anche sulla legislazione familiare. Sostengono che le madri siano sempre quelle che ottengono vantaggi nelle cause di divorzio e di affido dei figli. Ma la stragrande maggioranza degli accordi per l’affido non vengono contestati e la percentuale di donne che ottengono l’affido esclusivo è diminuita drasticamente dagli anni 80.

Gli MRA inoltre sono convinti del fatto che le leggi sulla violenza contro le donne discriminino le vittime maschili di violenza sessuale o domestica perché gli uomini vengono demonizzati e descritti come violenti dalle femministe e da chi le sostiene. Inoltre sostengono che anche agli uomini debba essere data la possibilità di sottrarsi ai doveri della paternità con più facilità visto che che le donne hanno il diritto di interrompere la gravidanza. Per di più denunciano un’epidemia [inesistente n.d.r.] di false accuse di stupro che sta distruggendo la vita di molti uomini innocenti. Alcuni studi però dimostrano che ci sono pochi casi di false accuse di stupro e altri abusi, inclusi quelli realizzati nel contesto delle battaglie per la custodia dei figli.

“Non c‘è bisogno di fare ricerche approfondite per capire che le persone al comando del Congresso [degli U.S.A. n.d.r.], delle maggiori aziende siano uomini. Ed è vero che gli uomini in generale beneficino molto più delle donne di maggiori guadagni e opportunità, ma è anche vero che ci sono tanti che non ne traggono alcun vantaggio e questo genera frustrazione”, ricorda Kim Gandy, ex presidentessa della National Organization for Women e che ora gestisce il National Network to End Domestic Violence.

Molte delle problematiche sollevate dagli attivisti MRA sono reali, o almeno hanno una base di verità: c’è una crescente disparità di genere nell’educazione nei college (le scuole superiori ndr) – ma è in crescita anche il numero di persone (uomini e donne) che raggiungono la laurea; gli uomini subiscono un maggior numero di condanne penali – ma questo dipende da vari fattori, tra i quali si potrebbero includere gli stereotipi sul genere; le statistiche dicono anche che gli uomini siano meno inclini al suicidio ma che vi sia una percentuale più alta di suicidi rispetto alle donne. Gli MRA segnalano anche che, in una società dove lo stupro in carcere è ancora qualcosa su cui si scherza, le vittime di sesso maschile di violenza sessuale e domestica sono spesso ignorate o stigmatizzate.

Invece altre problematiche sollevate sono meno fondate. La legge contro la Violenza sulle Donne (Violence Against Women Act) è chiamata così perché le donne subiscono ancora un più grave peso della violenza domestica nei loro confronti. Ma non c’è alcuna discriminazione d genere contenuta nelle norme. Inoltre è vero che le violenze nei confronti del o della partner sono diminuite ma la diminuzione riguarda la violenza contro gli uomini più che quella contro le donne.

Gli MRA si sono opposti alla definizione di stupro – data da Centers for Disease Control  e FBI – perché secondo loro escludeva le vittime maschili di aggressioni sessuali. Eppure la definizione di stupro è stata aggiornata nel 2012 per includere gli uomini (prima invece era definito come “la conoscenza forzata carnale di una donna  contro la sua volontà”).

Elam definisce AVFM “il più grande gruppo sui diritti umani composto da soli uomini al mondo”, anche se si occupa di poche delle cose che i gruppi per i diritti umani fanno normalmente. Elam ha detto a BuzzFeed che AVFM si focalizza sul “portare l’attenzione sulle ingiustizie” e “spinge per un cambiamento nel dialogo sociale” e dà voce agli uomini bistrattati dalla società e “dal sistema legale”. AVFM fornisce i capri espiatori, quasi sempre di sesso femminile, femministe e i loro alleati, che vengono presi in giro nelle chat MRA.

Elam non si occupa solo del sito di AVFM, ma è molto impegnato nella produzione di podcast e in altri progetti, come il sito web Register Her, che raccoglieva le informazioni personali di donne colpevoli di maltrattamenti nei confronti degli uomini o che avevano sporto false accuse di stupro. L’anno scorso, in un podcast a cui partecipava anche Elam, lui prometteva di aiutare gli uomini a trattare con le “pazze”, in modo da sistemarle “senza dover ricorrere all’uso del nastro isolante, del sacchetto di plastica in testa e della pala, perché tutto ciò avrebbe reso le cose più complicate”.

“Elam sembra voler passare da martire e vittima della società, ma la sua storia personale dice tutto il contrario. E mentre fa ricadere la colpa di tutto sulle donne impedisce  agli uomini di vedere i propri errori e continua a spillare loro soldi.” – conclude Bonnie.

 

Nel 2011 sono state caricate sul sito internet Register Her le informazioni personali della scrittrice Jessica Valenti e Elam ne parlò anche nel suo programma radiofonico (“Le staremo addosso come Ron Jeremy sta addosso alle ragazzine drogate”, disse, chiamandola anche “gallina” e “ragazzina spaventata”). Valenti fu sommersa dalle minacce, contattò l’FBI e dovette lasciare la sua casa fino a quando non si calmarono le acque.

E ancora, in un altro post Elam scrisse che “anche se dicono che niente giustifichi uno stupro, questo non cambia il fatto che ci sono molte donne che si fanno gonfiare di botte perché sono stupide e arroganti. Queste donne attraversano il percorso della vita come se portassero un’insegna al neon sulle loro teste vuote con su scritto SONO UNA STUPIDA CAGNA – PER FAVORE STUPRATEMI”.

“Elam e i suoi amici non cercano di discutere dei diritti degli uomini nella società moderna, cercano solo di far accettare la loro visione distorta delle donne. Questa è misoginia”, dice Mark Potok, avvocato, che descrive AVFM come parte di una rete di misogini che odiano le donne.

Bonnie ricorda di essere riuscita a mantenere un buon rapporto con il padre fintanto che non è cresciuto il suo (di lui) pubblico. Una volta, agli inizi, Elam ha anche postato sui social una foto con i nipoti con la didascalia “è questione di orgoglio e amore. Questi sono i doni che mi ha fatto la mia meravigliosa figlia. Tra le opere d’arte da lei create, questi due non hanno paragoni”. Le cose iniziarono a precipitare nel 2011 quando Elam le disse che non sarebbe più riuscito a lavorare a causa di un dolore cronico alla gamba. Bonnie si recava spesso a Houston per assicurarsi che stesse bene e per cercare di risvegliarlo dal suo torpore, ma lui faticava a trovare lavoro, non aveva più risparmi e si faceva mantenere da Stacy, la sua fidanzata. In quel periodo Bonnie lo vide immergersi nella scrittura per anestetizzare il dolore e cercare di distrarsi. Dopo la morte del padre di Stacey, la coppia si trasferì a casa di Elam, ma secondo Bonnie non erano fidanzati, piuttosto dei semplici coinquilini, anche se Elam utilizzava la macchina di Stacey e spendeva tutti i suoi soldi. Non tornò a fare il camionista.

“A quel punto”, commenta Bonnie, “si faceva mantenere da una donna, ma insultava tutto il genere femminile su internet. Lei lo manteneva in modo che potesse dedicarsi esclusivamente alla sua passione e lui online faceva il grosso dicendo cose tipo: ‘non date a quelle stronze neanche un centesimo!’. È a quel punto che ho capito che non faceva altro che trovare delle scuse per giustificare le sue frustrazioni.”

In quel periodo Elam invitò la figlia e la sua famiglia a vedere la nuova casa, ma sembrava solo un modo per mettersi in mostra e non prestava attenzione ai nipotini. Poi sculacciò uno dei figli di Bonnie solo perché aveva aperto la porta del frigorifero nuovo senza permesso. In quel momento si incrinarono irrimediabilmente i rapporti. Non parlarono per circa due mesi fino a quando Elam chiamò la figlia per il suo compleanno e le lasciò un messaggio di scuse in segreteria. Bonnie decise di non richiamare aspettandosi che il padre facesse un altro passo verso di lei, ma non si sentono da tre anni. “È strano che si batta per i diritti dei padri, visto che quando ha avuto l’opportunità di ritornare nella mia vita è scappato appena qualcosa è andato storto. Non ha lottato per me, ma avrebbe dovuto. Per un figlio ne vale la pena” dice Bonnie scofortata. “Credo che abbia analizzato il mio comportamento dal suo punto di vista e che si sia convinto che sia tutta colpa mia perché non l’ho richiamato e non ho implorato il suo perdono, nonostante lui abbia alzato le mani su mio figlio. Probabilmente nella sua testa è riuscito a convincersi che è stata tutta colpa mia e che non abbia nessun obbligo nei miei confronti”. A tal proposito Elam ha dichiarato a BuzzFeed News che la sua vita privata non era affar nostro ma non ha negato nessuna delle affermazioni di Susan e Bonnie salvo l’accusa di Bonnie sul rap di “neg.i”. “Parlate con chiunque e pubblicate quello che volete, voi stronzi non avrete altri dettagli sulla mia vita privata. Non vi devo niente” – ha detto.

A giugno dell’anno scorso si è tenuta la conferenza internazionale MRA ed è stato un momento molto importante per il movimento che rivendica i diritti maschili, ma anche una prova dell’attenzione di un più vasto pubblico. Inizialmente si sarebbe dovuta svolgere al Double Tree Hilton Hotel di Detroit, ma gli organizzatori hanno deciso di spostare l’evento dopo le proteste di alcuni gruppi di attiviste femministe locali. In quell’occasione Elam citò gli scritti di Farrell – su come essi avessero catalizzato interesse e attenzione di Elam sulle attività del movimento – e lo scrittore Farrell ha ricambiato presentandolo a 200 dei suoi fan. “Ho capito subito che AVFM non era solo un sito internet”, lo ha elogiato Farrell “Il suo fondatore è stato capace di raggiungere migliaia di persone non solo negli Stati Uniti, ma anche nel resto del mondo. È riuscito a tener fermo il discorso sui diritti maschili come nessuno prima di lui”.

Elam comunque ha negato le accuse rivoltegli dalla stampa di fomentare una guerra tra generi: “Vogliamo focalizzare l’attenzione su problematiche che non solo le donne non hanno capito, ma che la società in generale sta ignorando”. Ha inoltre paragonato questo movimento alle proteste contro il razzismo degli anni ‘60, riferendosi in particolare ai giochi olimpici del 1968 quando sul podio due atleti afroamericani, John Carlos e Tommie Smith, hanno alzato il pugno, in segno di  saluto simbolo del black power, per protestare contro il razzismo: “Ci sono stati momenti in cui il nostro movimento è sembrato una sfida per scuotere la società come i pugni alzati? Sì, ma questa è nella natura di tutti i movimenti che lottano per la giustizia negata”. Durante la conferenza, molte delle persone che sono intervenute hanno adottato lo stesso tono retorico di Elam – e tra loro c’erano anche alcune donne, come ci tengono a sottolineare gli organizzatori.

In ogni caso, anche a causa di presunti messaggi di “gruppi fascisti e ideologizzati che avrebbero minacciato il tranquillo svolgimento della discussione volta a migliorare e a bilanciare la società” Elam è riuscito a guadagnare 320.000 dollari in pochissimo tempo per mettere in sicurezza il posto e assicurare il tranquillo svolgimento dell’evento. Dopo la conferenza Elam ha tenuto a specificare che le minacce erano delle idiozie dell’Hilton Hotel. Non ha invece specificato se avrebbe restituito i soldi.

AVFM è una società pubblica a responsabilità limitata, e per questa ragione non è tenuta mostrare i bilanci. BuzzFeed News ha chiesto informazioni al riguardo ma la risposta è stata, citando testuali parole: “Non sono caz.zi vostri”.

Qualche mese dopo la conferenza comunque Elam ha riconosciuto, in un post, che “ogni dollaro [donato] entra nelle mie tasche”, ma secondo lui questo è ciò di cui il sito ha bisogno per portare avanti la causa. “Chi vuole fa una donazione e ottiene un sito sempre migliore e che approfondisce argomenti importanti”. Sicuramente i soldi raccolti non vanno alle 30 persone che, secondo il fondatore, lavorano per AVFM. “I membri dello staff sono tutti volontari”, ha dichiarato l’ex caporedattore di AVFM, John Hembling, che ora si dedica al proprio gruppo di attivisti – Community Organized Compassion and Kindness, che dovrebbe cominciare ad offrire una hotline per gli uomini che subiscono violenza domestica – , “Nel periodo in cui ho lavorato per AVFM venivo pagato, ma per quanto ne so ero l’unico. Questo perché è una realtà troppo piccola perché ci si possa permettere di pagare tutti”. Sempre secondo Hembling, Elam non riuscirebbe a trarre un guadagno dal sito, e si fa sempre fatica ad andare in pari.

Nonostante dunque gli impiegati risultino tutti volontari, nel solo 2014 il sito ha guadagnato 120.000 dollari dall’e-commerce, perché nella sezione Red Pill Shop vengono vendute magliette, cover per cellulari e decorazioni natalizie.

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