Articolo in lingua originale QUI (traduzione di Egle del gruppo Abbatto I Muri)
Mascolinità tossica:
La diffusione del nuovo spot della Gillette, intitolato “The best Men Can Be”, ha scatenato un enorme dibattito online sul concetto di mascolinità tossica e sull’eventualità che essi sia un argomento che la società dovrebbe affrontare.
Lo spot evidenzia svariati argomenti tra i quali le molestie sessuali, ricorda le azioni del movimento #MeToo e le pressioni a cui sono sottoposti i ragazzini per conformarsi alle norme di genere, il tutto strettamente riconducibile e collegato alla mascolinità tossica.
Perciò, come può realmente essere definita la mascolinità tossica, da quale cultura deriva e come può essere affrontata?
Cosa è la mascolinità tossica?
Mascolinità tossica è un concetto che si usa per definire comportamenti offensivi e nocivi e atteggiamenti che vengono comunemente associati agli uomini, come ad esempio la necessità di reprimere le emozioni durante situazioni stressanti, e l’agire in maniere aggressive e predominanti sugli altri.
“Io direi che ci sono parecchie forme di mascolinità” dice Tom Ross-Williams, attore, attivista ed ambasciatore del “Great Man project” un progetto in workshop divulgato nelle scuole e coordinato dall’organizzazione per l’eguaglianza di genere “Good Lad Initiative” .
Uno dei modi in cui la mascolinità tossica si manifesta è attraverso atteggiamenti tossici che ultimamente sfociano in violenza, che sia diretta verso gli uomini stessi o altre persone.
“Penso sia un processo composto da micro-aggressioni che finiscono per degenerare a tal punto, da diffondere solo violenza nel mondo.”
Il Good Men Project, un’altra iniziativa che ha lo scopo di sfidare quella che è la percezione delle persone su cosa voglia dire essere un uomo nel 21esimo secolo, descrive la mascolinità tossica come una forma di virilità che è “delineata da violenza, sesso, status e aggressività.”
L’organizzazione spiega che gli uomini che dimostrano atteggiamenti che realizzano la mascolinità tossica, spesso vedono quelli che sono tratti stereotipati femminili, come l’essere emotivamente vulnerabili, sotto una luce negativa.
La mascolinità tossica non solo affligge i ragazzi e gli uomini che esibiscono atteggiamenti “tossici”, ma anche quelli che li circondano e che potrebbero non identificarsi o riconoscersi con quelli che sono i tratti convenzionali della mascolinità.
“Ciò influenza chiunque sia fuori da questa ristretta cerchia di uomini. Questo infatti include i ragazzi queer, persone non conformi ai generi tradizionali e le donne” – Dice Ross William, all’ Indipendent-
“Penso che sia specificamente nocivo poiché tiene in piedi quelle che sono le strutture patriarcali, le stesse che negano alle donne la possibilità di ottenere posizioni di rilievo ed acquisire potere, e più basilarmente ancora, sfida i loro diritti base di esseri umani”
Da dove viene la mascolinità tossica?
Il termine “mascolinità tossica” fu, a quanto si dice, utilizzato per la prima volta dallo psicologo Shepherd Bliss negli anni 80’ e 90’, spiega la scrittrice Emily C.A. Snyder.
Bliss desiderava separare quelli che erano i tratti negativi degli uomini da quelli positivi, utilizzando il termine “mascolinità tossica” allo scopo di fare la distinzione.
I tratti che Bliss definiva come “tossici” per la mascolinità, includevano “l’evitare di esprimere emozioni”, il “trasporto esagerato per il predominio fisico, sessuale e intellettuale” e la “sistematica svalutazione delle opinioni delle donne, sul loro corpo e sulla loro esistenza”.
La mascolinità tossica così come le nozioni che sostengono che gli uomini debbano agire in maniera predominante ed aggressiva in modo da ottenere rispetto, è un concetto che potrebbe essere originato dalla perpetrazione della cultura patriarcale, afferma Ross Williams.
Potrebbe anche derivare da un recente cambiamento culturale riguardo le norme di genere spiega Jack Urwin, autore di “Man Up”, un libro sulla mascolinità moderna.
“Il fatto è che, un sacco di uomini sembrano avvertire che il loro posto nel mondo moderno ha scopi non più predominanti”
-sostiene lui in una ricerca condotta da l’organizzazione benefica “Campaign Against Living Miserably (C.A.L.M.).
“Perciò nel tentativo di riportare indietro il senso di mascolinità, molti tra loro insistono nel suggerire che quella che noi definiamo come mascolinità tossica- una sorta di scompenso di quelli che sono gli atteggiamenti che traggono radici da quelle che sono le idee della mascolinità tradizionale- come Punto di Forza e stoicismo (impassibilità alle emozioni, considerata come forza d’animo) .
“Ma poiché la nostra comprensione è diventata così distorta e fuori contesto, gli uomini hanno finito con il trovare metodi molto poco ortodossi per agire e divulgare la propria teoria regressiva.
Come si può contrastare la mascolinità tossica?
Uno dei metodi in cui si potrebbe contrastare è cambiando in primo luogo il modo in cui i ragazzi ed i giovani adulti vengono cresciuti nella società moderna, dice Christopher Muwanguzi, CEO dell’ente benefico “Working With Men”.
Lui spiega che tratti come predominio e l’aggressività verso gli altri, vengono spesso impartiti ai ragazzini già dalla giovane età in quanto “parti necessarie dell’essere uomini”
Da nuovi sondaggi emergono intanto gli effetti di quella che è la mascolinità tossica:
“Aiutando giovani uomini e ragazzi a comprendere che loro non hanno bisogno di essere conformi a stereotipi arcaici e aggressivi della mascolinità, possiamo prevenire gli atteggiamenti antisociali, i problemi con la salute mentale, i suicidi, i crimini di genere e la violenza domestica” dice lui.
Ross-Williams crede inoltre che gli uomini abbiamo il dovere di riconoscere il loro stato di privilegio nella società moderna e che così facendo questo contribuirà a buttare giù quello che è il corrente status che conduce alla mascolinità tossica.
“Per smantellare e disinnescare la mascolinità tossica, le persone dovrebbero essere disposte a mettere in discussione i loro stessi privilegi, cosa che non in molti farebbero, proprio perché dona a molti uomini un vero e proprio vantaggio nel mondo” sostiene sempre Ross Williams.
Diversi brand hanno iniziato a trattare dell’argomento della mascolinità tossica nelle loro campagne di marketing, più particolarmente la Gillette nel recente spot “Il meglio che gli uomini possono essere” .
Mentre alcuni hanno condannato lo spot in quanto “apparentemente critico nei confronti degli atteggiamenti di tutti gli uomini e per aver solo approfittato di una corrente momentanea per attrarre più clienti”, altri invece l’hanno apprezzata sinceramente per aver mostrato i differenti modi nei quali la mascolinità può essere definita.
“È assolutamente necessario mostrare agli uomini – e specialmente i ragazzi- che ci sono diversi modi di “essere uomini”; modi che potrebbero riscrivere il concetto di forza anche per chi critica un amico che fa una battuta sessista o per chi accetta la vulnerabilità altrui” dice Ben Hurst, coordinatore e capo del progetto “the Good Lad Initiative”.
“Lo spot della Gillette non è di sicuro la risposta a questo problema, ma è incoraggiante vedere che loro abbiano iniziato a muovere un passo nella giusta direzione, e questo spot come come altri, stanno sicuramente iniziando a portare le discussioni sul tema ad un livello completamente nuovo.”
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