Questo è il nuovo spot Gillette che mostra un altro tipo di mascolinità. Dopo la pubblicazione il marchio Gillette è stato preso d’assalto con invito al boicottaggio da parte di una serie di attacchi squadristi organizzati dei vari maschilisti che si riconoscono in alcune ideologie d’odio contro le donne e contro il “maschio” che da tempo ha mollato la clava. Parlo di Mra, antifemministi, quelli dell’Alt Right per intenderci, RedPillers, Pua, MgTow, Incels eccetera. Le critiche sono state orrende e tutte tese ad aggiustare questa coraggiosa narrazione al maschile affinché si sappia che chi sostiene lo spot altro non è che una femmina, non sarebbe un vero uomo, starebbe abbandonando i giusti valori per tradire il branco e perciò merita un castigo divino. Lo squadrismo online di costoro, come solitamente fanno, si manifesta attraverso una pioggia di “Non mi piace”. Altro metodo è l’affondo con centinaia di commenti che impediscono ogni ragionamento. Senza parlare poi del presunto anticapitalismo che gli squadristi, solitamente di destra, usano come pretesto per attirare le simpatie dei “maschi” di sinistra. Altro pretesto è quello di usare argomenti femministi per opporsi e massacrare ancora il marchio. Da bravi Mansplainer hanno infatti tirato fuori perfino il termine PinkWashing che è riferito all’uso di linguaggi antisessisti da parte di chi lucra e si arricchisce su qualcosa. Ma il linguaggio degli spot pubblicitari è anche semplice comunicazione che nel tempo è stata “educativa” di modelli conformisti e maschilisti. In quel caso i nostri bravi critici non hanno speso una parola negativa, anzi. E’ partita anche una campagna di boicottaggio su twitter ma, di tutto questo, si parlerà nell’articolo del Guardian che Silvia (revisione di Leda) del gruppo Abbatto i Muri ha tradotto per noi.
Per prima cosa ecco il testo dello spot tradotto in italiano.
Spot pubblicitario:
Gillette: “Noi ci crediamo: il meglio degli uomini”
Voci in sottofondo: “bullismo, molestie sessuali, mascolinità tossica, il movimento #Metoo contro le molestie sessuali…”.
Voce narrante: “ È questo ‘Il meglio di un uomo’? Lo è davvero?”.
Messaggi: “Strambo!”, “Che sfigato!”, “Ti odiano tutti!”, “Femminuccia!”.
Voce narrante: “Non ci si può nascondere. È andato tutto avanti per troppo tempo. Non si può semplicemente farsi una risata e finirla lì.”
Capo d’azienda: “In realtà quello che lei sta provando a dire è che…”
Voce narrante: “O usare sempre le solite vecchie scuse”.
Uomini alla grigliata: “Sono ragazzi!”.
Voce narrante: “Qualcosa, finalmente, è cambiato”.
Giornalista in sottofondo: “Accuse di molestie e abusi sessuali…”
Voce narrante: “E non si torna indietro. Perché noi, noi crediamo nel meglio degli uomini”.
Terry Crews: “Gli uomini hanno il dovere di far sì che gli altri uomini si assumano le loro responsabilità”.
Altre voci: Uomo 1: “Sorridi bella!” Uomo 2: “Ehi, maddai!”
Voce narrante: “Devono invitarli a dire la cosa giusta, a fare la cosa giusta. Alcuni lo fanno già, con grandi e piccoli gesti”.
Padre con figlia: “Io sono forte!”, “Io sono forte!”.
Voce narrante: “Ma ‘alcuni’ non sono abbastanza”.
Padre che ferma bambini che lottano: “Non è così che ci si comporta con gli altri, va bene?”.
Padre che difende ragazzo dai bulli: “Stai bene?”.
Voce narrante: “Perché i bambini che ci guardano oggi, sono gli uomini di domani”.
Frasi di coda: Il meglio di un uomo.
È solo spronandoci a fare di più che possiamo raggiungere il meglio di noi stessi.
Noi siamo passati ai fatti sul sito thebestmencanbe.org
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Ed ecco l’articolo che commenta quello che succede. QUI la versione in lingua originale. Buona lettura!
Lo spot #Metoo di Gillette sulla mascolinità tossica scatena le critiche degli attivisti per i diritti degli uomini
Tra le reazioni negative si contano gli inviti a boicottare il gruppo P&G di chi lamenta che lo spot sia offensivo e privi gli uomini della loro mascolinità
Gillette è vittima di un furioso attacco sferrato dagli attivisti per i diritti degli uomini e dalla stampa di destra per uno spot pubblicitario che tratta del movimento #Metoo e gioca con lo slogan, ormai trentennale, “Il meglio di un uomo” chiedendo: “È questo il meglio di un uomo?”.
Nello spot vengono presentati sia filmati di telegiornali in cui si parla di denunce parte del movimento #Metoo, sia immagini che mettono in evidenza il sessismo nei film, nei consigli di amministrazione delle aziende e la violenza tra i ragazzini, con una voce in sottofondo che dice: “Bullismo, mascolinità tossica, il movimento #Metoo contro le molestie sessuali…è questo il meglio di un uomo?”.
Lo spot ha scatenato dibattiti accesi. Bernice King, figlia del grandissimo attivista per i diritti civili Martin Luther King, ha scritto: “Questa pubblicità non è anti uomini, ma pro umanità, e dimostra che con il proprio modo di fare si può agire concretamente affinché la situazione cambi”.
Al contrario, James Woods, attore vincitore di diversi Emmy Awards e noto sostenitore di Donald Trump, ha accusato Gillette di voler salire sul carro della campagna che afferma che “gli uomini fanno schifo” e ha affermato di voler boicottare i prodotti dell’azienda.
Tweet: “Bello vedere @Gillette salire sul carro della campagna “gli uomini fanno schifo” che ha pervaso i media più mainstream e tutta l’industria hollywoodiana. Per quanto mi riguarda, non userò mai più i vostri prodotti”.
La rivista di estrema destra “The New American” ha attaccato il messaggio dello spot, affermando che “È il riflesso di false presupposizioni”, e che “Gli uomini sono il sesso più selvaggio, e da questo deriva la loro pericolosità, ma anche il loro dinamismo”.
Altri affermano che le reazioni negative abbiano dimostrato quanto sia necessario fare una campagna contro la mascolinità tossica.
Tweet di Andrew P. Street: “ I commenti sotto lo spot di @Gillette sulla mascolinità tossica sono la prova lampante di quanto la società abbia bisogno di cose come lo spot di Gillette sulla mascolinità tossica.
Davvero: se sentite che la vostra mascolinità sia in pericolo per una pubblicità che dice che dovremmo comportarci meglio, allora è la vostra mascolinità ad essere sbagliata”.
Tra le tante obiezioni, c’è quella che afferma che il video dia l’idea che tutti gli uomini siano molestatori o teppisti violenti, che sia il frutto di falso buonismo da parte di un’azienda a cui in realtà non importa del problema, e che privi gli uomini della loro mascolinità.
Tweet di Gad Saad: Mi chiedo cosa penserebbero gli “uomini tossici” che sono approdati sulle coste della Normandia per liberare il mondo dalle forze del male della moralizzazione fatta da @Gillette/@ProcterGamble. La gente che non capisce perché ci sia del malcontento per questo insopportabile buonismo è cieca alla TOSSICITÀ.
Tweet di Piers Morgan: “Ho usato i rasoi Gillette per tutta la mia vita adulta, ma questa scemata buonista e politicamente corretta potrebbe spingermi ad usare prodotti di altre aziende. Aziende meno bramose di dare adito al patetico attacco globale che viene fatto al giorno d’oggi alla mascolinità. Lasciate che i ragazzi facciano i ragazzi, cacchio. Lasciate che gli uomini facciano gli uomini, cacchio.”.
Nello spot pubblicitario, che dura quasi due minuti, ci sono uomini che intervengono per sedare delle risse tra ragazzi e che riprendono altri uomini che fanno commenti inopportuni, a sfondo sessuale, sulle ragazze per strada.
“Noi crediamo nel meglio degli uomini, crediamo debbano invitare gli altri a dire la cosa giusta, a fare la cosa giusta. Alcuni lo fanno già, con grandi e piccoli gesti. Ma ‘alcuni’ non sono abbastanza. Perché i bambini che ci guardano oggi, saranno gli uomini di domani” dice la voce narrante.
Il video sul canale Youtube ha raggiunto, da domenica, 83.000 ‘non mi piace’ e 8.500 ‘mi piace’, e molti commentatori hanno affermato che non avrebbero mai più comprato rasoi Gillette.
Lo spot è stato diretto da Kim Gehrig, dello studio di produzione ‘Somesuch’, con sede nel Regno Unito. La Gehrig ha anche prodotto la campagna pubblicitaria “This girl can” per Sport England e “Viva la Vulva”, uno spot pubblicitario per Libresse, marca svedese di prodotti per l’igiene femminile.
Alcune persone considerano lo spot problematico per il fatto che sia diretto da una donna. Il commentatore politico conservatore Ezra Levant, canadese, ha scritto: “Uno spot pubblicitario sui rasoi scritto da una brontolona femminista tinta di rosa è tanto efficace quanto uno spot sugli assorbenti scritto da un uomo di mezzo età…contatemi come un cliente trentennale in meno”.
Tweet di ART TAVANA: “Non abbiamo bisogno della politica insieme alla schiuma da barba”.
Molti però hanno elogiato la campagna, tra i quali il Ministero degli esteri islandese e la Tyler Clementi Foundation, che porta il nome di uno studente che si è suicidato dopo che qualcuno aveva dichiarato online la sua omosessualità.
Tweet di MFA Iceland: “Noi crediamo nel meglio degli uomini! #Ilmegliodiunuomo”.
Tweet di Tyler Clementi Foundation: “Grazie @Gillette per averci ricordato che non si può tornare indietro dal punto in cui, in quanto società, siamo arrivati nell’affrontare il problema del bullismo e delle molestie nei confronti dell’altro. Aiutateci a condividere questo messaggio sull’importanza di essere buone persone #Ilmegliodiunuomo”.
La campagna pubblicitaria ne segue altre di importanti marchi internazionali che si sono occupate di problemi politici e sociali. Nel 2018 la Nike ha svolto una campagna con Colin Kaepernick, star della National Football League, che era stato criticato da Trump per essersi inginocchiato durante l’inno, in protesta contro il razzismo.
Tweet di Emily Andras: “Opportunista? Forse. Coraggioso e doveroso? Assolutamente sì. E poi, mi sono commossa. Ben fatto, @Gillette #perinostrifigli”.
Gillette, di proprietà della Procter & Gamble, ha comunicato che lo spot fa parte di un’iniziativa più ampia dell’azienda per promuovere “ Versioni positive, raggiungibili, inclusive di cosa voglia dire essere un uomo”.
Questo è quello che ha scritto l’azienda sulla propria pagina web: “Da oggi in poi, ci impegnamo a contrastare attivamente gli stereotipi e le aspettative riguardo a cosa significa essere un uomo. Lo faremo ovunque ci sarà il nome Gillette: nei nostri spot pubblicitari, nelle immagini che pubblichiamo sui social network, nelle parole che scegliamo e in tanto altro.”
Gillette ha anche promesso di donare un milione di dollari all’anno per 3 anni ad organizzazioni non profit con programmi “progettati per essere fonte d’ispirazione, istruire e aiutare uomini di tutte le età ad essere il meglio di loro stessi e a diventare degli esempi per la prossima generazione”.
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Ho guardato lo spot e mi è piaciuto.
Mi sento direttamente chiamato in causa, come uomo cresciuto sempre più piccolo degli altri, a testa bassa, che non voleva giocare a calcio, fare a botte e la solita lista di cazzate.
Ho lottato contro me stesso e gli altri duramente per conservare la mia individualità, non sapendo che sarebbe stato difficile.
Questi spot riaccendono in me speranza, che ora conservo essendo conscio di vivere in un mondo che, fondamentalmente, non è ancora pronto a tutto questo. Il dibattito continua ostinatamente a trascurare l’altra metà dell’umanità. Troppe mie coetanee continuano a perorare il vecchio modello di maschio, che insistono allo stesso tempo di combattere, nei fatti.
Non spetta a me decidere cosa le donne vogliano dall’altro sesso. Sono però convinto che nella cultura mainstream ci sia ancora poco rispetto per un uomo che non cerca di vivere fingendo di essere qualcun altro. Forse i tempi non sono ancora maturi.
A me pare invece che tu ti senta fin troppo autorizzato a decidere cosa le donne vogliano dall’altro sesso, come suggerisce anche questo tuo disclaimer, o meglio, excusatio non petita. Inizi bene, davvero
“Ho guardato lo spot e mi è piaciuto.
Mi sento direttamente chiamato in causa, come uomo cresciuto sempre più piccolo degli altri, a testa bassa, che non voleva giocare a calcio, fare a botte e la solita lista di cazzate.
Ho lottato contro me stesso e gli altri duramente per conservare la mia individualità, non sapendo che sarebbe stato difficile.
Questi spot riaccendono in me speranza, che ora conservo essendo conscio di vivere in un mondo che, fondamentalmente, non è ancora pronto a tutto questo.”
Non metto in dubbio e rispetto la tua esperienza, che in effetti è quella che molti maschi fanno con la mascolinità tossica. Ma poi
“Il dibattito continua ostinatamente a trascurare l’altra metà dell’umanità.”
Ah… ecco dove volevi andare a parare…
“Troppe mie coetanee continuano a perorare il vecchio modello di maschio, che insistono allo stesso tempo di combattere, nei fatti.”
E infatti poi, dopo aver lanciato il sasso torni a nascondere la mano dietro la tua brutta esperienza con la mascolinità tossica, della cui pratica però, hai appena dato la responsabilità “anche” alle donne (che scelgono i “maschi tossici” (e quindi non te)).
“Non spetta a me decidere cosa le donne vogliano dall’altro sesso. (no no, certo… ) Sono però convinto che nella cultura mainstream ci sia ancora poco rispetto per un uomo che non cerca di vivere fingendo di essere qualcun altro. Forse i tempi non sono ancora maturi.”
Su una cosa hai ragione, “i tempi non sono ancora maturi.”
Su “nella cultura mainstream ci sia ancora poco rispetto per un uomo che non cerca di vivere fingendo di essere qualcun altro” ci vedo un lapsus freudiano, se non altro perchè i maschi beta non sono altro che dei maschi alfa mancati o sconfitti che odiano sia gli alfa che le donne e vanno a ingrossare le fila di “Mra, antifemministi, quelli dell’Alt Right per intenderci, RedPillers, Pua, MgTow, Incels eccetera”.
E qui vengo al punto centrale.
Gli alfa mancati o sconfitti, non lo sono in una lotta che coinvolge “l’altra metà dell’umanità” come coinvolge i maschi, ossia i destinatari del messaggio dello spot della Gillette. Anzi,
Se pensi veramente queste cose, allora non capisco quell’incipit. C’è una contraddizione, una stonatura, una cucitura tra cose così eterogenee che andrebbe indagata.
Se la “mascolinità tossica” ossia il modello del maschio alfa e le pratiche di selezione all’interno dei maschi per negoziare la gerarchia e i ruoli tra loro, non fosse un qualcosa che venisse dai maschi e dai maschi soltanto (ti sei mai chiesto perchè non esista una “femminilità tossica” mentre esista questo sì, un patriarcato interiorizzato”?), lo spot della Gillette, più che essere puro pinkwashing, mancherebbe di cogliere le cause del fenomeno che denuncia e sarebbe come voler “sensibilizzare” i meridionali e solo loro a non evadere le tasse o a non inquinare l’ambiente con i rifiuti perchè dato che adesso c’è il ruspista, fare questi discorsi sarebbe normale e magari la prossima volta li chiamiamo pure “terroni”, i critici e gli indignati sarebbero delle vittime di criminalizzazione e discriminazione giustamente offese.
Ma forse è proprio così che volevi far apparire, lo spot della Gilette, a chi capitasse di leggere il tuo commento che all’apparenza dice di gradirlo, vero? E questo spiegherebbe quella contraddizione, quella cucitura grossolana nel tuo discorso.
Sarà il caso allora di esplicitare meglio qualche premessa implicita nel tuo intervento.
“Il dibattito continua ostinatamente a trascurare l’altra metà dell’umanità. Troppe mie coetanee continuano a perorare il vecchio modello di maschio, che insistono allo stesso tempo di combattere, nei fatti.”
Io non sono propriamente una femminista intersezionale, ma credo che una femminista intersezionale concorderà con me (o io con lei, a seconda dei punti di vista) che la lotta di classe all’interno di una etnia che ne opprime un’altra non elimina il dato irriducibile di quella oppressione etnica, nemmeno qualora parte degli oppressi cominciassero a entrare in uno stato intermedio e a partecipare a quella lotta di classe. Figuriamoci se può eliminare il dato (questo si, dal mio punto di vista, il vero Irriducibile, la Differenza) dell’oppressione dei maschi sulle donne.
Ora, attribuire responsabilità a “l’altra metà dell’umanità” per la pratica e perpetuazione della “mascolinità tossica” perchè noi donne (ammesso e non concesso) ci uniremmo preferibilmente con maschi che si riconoscono nel modello patriarcale, è come attribuire responsabilità alle schiave nere per la pratica e perpetuazione dello schiavismo perchè si sarebbero “unite” con i loro padroni.
Il sottinteso è, guarda caso, una delle fallacie più frequentate dalle parti di “Mra, antifemministi, quelli dell’Alt Right per intenderci, RedPillers, Pua, MgTow, Incels eccetera”.
Vediamola nel dettaglio.
Dato che le donne sono “coinvolte” nel mondo patriarcale (e grazie a ‘ste ovaie: sono costrette non solo a viverci, ma ad assorbirne la cultura sessista fin nel linguaggio)
e che sceglierebbero i maschi alfa o raggiungono posti e ruoli (NB) da maschio alfa (ovvero scegliamo di sopravvivere in un mondo che fino a ieri (ieri?) non ci permetteva di lavorare, avere proprietà, votare, studiare, oppure semplicemente scelgono chi stracazzo vogliono loro e non l’incel che per questo pensa di fare una strage)
ALLORA saremmo artefici quanto i maschi del mondo patriarcale.
Pertando chiedere ai soli maschi di riflettere sul tipo di regime culturale che li vede dominatori e che determina anche le pratiche di selezione della gerarchia al loro interno (la misoginia, la femminilizzazione dell’avversario e la sua sottomissione in un simbolico che lo trasforma in “femmina” ossia l’archetipo per il maschile dell’inferiorità e la sussidiarietà al proprio ego, l’attacco in branco come rito di conferma dei ruoli all’interno della gerarchia maschile. Etc) sarebbe un atto di mistificazione all’interno del “gomblottoh femminista!!11!!!”
La fallacia è evidente quanto la strategia e lo scopo, che è quello di nascondere il patriarcato e perpetuarne il dominio facendo credere alle dominate che siano causa del proprio male. Stringi stringi, il buon caro vecchio “se l’è cercata”. Chiaro, adesso, perchè non posso credere a inizia con “Ho guardato lo spot e mi è piaciuto.” e poi tira in ballo
“Il dibattito continua ostinatamente a trascurare l’altra metà dell’umanità. Troppe mie coetanee continuano a perorare il vecchio modello di maschio, che insistono allo stesso tempo di combattere, nei fatti.”?
E’ questa la differenza tra chi, da maschio, veramente ha gradito questo spot perchè (al netto del pinkwashing che in uno spot commerciale ce lo puoi sempre trovare) lo ha preso come una occasione per mettersi in discussione e farsi carico del veleno che il suo genere continua a inoculare nell’umanità, e tutti gli altri, ossia Mra, antifemministi (o fascisti, che dir si voglia), RedPillers, Pua, MgTow, Incels eccetera che in modo aperto o furbescamente implicito lo criticano o partono con il solito #notallmen passando per il #butwomen? (tradotto in italiano #elefoibe?)
Comunque grazie lo stesso, le reazioni a questo spot, come un eventuale boicottaggio, hanno fornito un dato in più di quanti si nascondono dietro una maschera, niceguy compresi
Ti saluto con un meme
Ciao Antonella,
Devo ammettere che sono impressionato dalla quantità di materiale che mi hai messo davanti! Io so solo che l’UMANITA’ (non gli uomini vs le donne) agisce e vive insieme. Quello che dico lo baso sulla mia esperienza, non ho la pretesa di fare giudizi universali (e dal mio commento penso sia chiaro).
“Ai soli maschi di riflettere sul tipo di regime culturale” fa sempre e comunque trasparire quello che penso: intenzionalmente o meno, si pensa che chi nasce con il pene sia una sorta di XX bacato (un XY) da aggiustare e rieducare. Come se io fossi un patriarca dalla nascita, che siano i miei geni a farlo, mentre invece una donna solo e soltanto perché così è stata cresciuta.
Io credo eccome che si debba riflettere tutti insieme
Perché nessuno nasce nazista ecc ma LO DIVENTA.
Ho tutto il diritto di arrabbiarmi e affibiare la responsabilità (non so se 10,20 o 30 % del totale) della permanenza di questa strutture a chi mi dice in continuazione come devo essere (assertive, confident, manly blablabla)
A chi quando venivo deriso perché mi lavo i piatti e mi cucinavo si univa alla combriccola, e lo fa anche adesso.
Il “Se l’è cercata” mi sembra un po’ esagerato in questo genere di discussione. Non stiamo parlando di attacchi alle persone, ma di imposizione di modelli culturali (anche se ammetto che i confini fra le due discussioni possono essere sottili). Credo solo che, generalmente, se mi si viene a chiedere di fare questo o quello in quanto uomo, questo lo si fa e basta. Si impone ad un uomo di comportarsi in una certa maniera anche senza accorgersene.
E qui sta il nocciolo di ciò che volevo dire: io avrò bisogno di migliorarmi quanto vuoi, ma posso davvero fidarmi di te?
Io, personalmente, mi sono sempre fidato. A volte sono stato deluso, ma altre volte invece tutt’altro. A volte non sono riuscito a migliorarmi, a volte si.
Concludo dicendo che io ho basato la mi discussione solo sulla mia esperienza, e così anche la mia risposta. Non mi sono permesso di affibiarti ogni possibile definizione (come invece tu hai fatto a me).
Spero di averti fatto cambiare un po’ idea (d’altronde si discute anche per quello ;), no?)
Credo che sia impossibile formulare qui una critica allo spot della Gillette senza essere preventivamente gettati nel secchio degli “Mra, antifemministi (o fascisti, che dir si voglia), RedPillers, Pua, MgTow, Incels eccetera”. Tuttavia ci provo lo stesso dati gli intenti programmatici di questo blog. E ci provo partendo proprio dalle tue argomentazioni.
Non ci piove che spetti al singolo, nel suo essere coinvolto in un certo contesto sociale, prendersi la responsabilità dei propri “pensieri, parole opere e omissioni” (cit) che vanno a rafforzare dei modelli culturali negativi nel quale è cresciuto, ma di cui, una volta adulto, ha preso verosimilmente coscienza.
Concordo con te sul fatto che se i comportamenti denunciati dalla Gillette non fossero esclusivamente maschili o non avessero altra origine che il “maschile”, allora, nell’attribuire la responsabilità di quei comportamenti ad una categoria di persone identificata dal sesso, questo spot sarebbe come una campagna per educare i meridionali a non evadere le tasse o i mussulmani a non fare stragi nei mercatini di Natale.
Concordo che quella che esponi è senz’altro una fallacia, se esposta nei termini che usi tu.
Ma in quei termini ci sono fin dall’inizio molte cose date per scontate, e che scontate non sono affatto, a partire da quel “Dato che le donne avrebbero una relazione nel mondo patriarcale (e grazie a ‘ste ovaie: sono costrette non solo a viverci, ma ad assorbirne la cultura sessista fin nel linguaggio)”
Qualsiasi sia la società nella quale nasciamo, siamo tutti costretti a viverci ed ad assorbirne la cultura, sessista o meno, fin nel linguaggio. Nasci maschio, la società ti educa a dei modelli, nasci femminina ti educa ad altri. La “devianza” è sempre sanzionata e c’è sempre un prezzo da pagare per cambiare uno stato di fatto.
Il punto è che “ammesso e non concesso” che le donne, da una certa generazione umana in poi, abbiano smesso di elaborare cultura e formare ad essa in modo cosciente i loro figli, ipotesi che ti inviterei a considerare bene nel suo significato per valutarne la plausibilità, non si capisce perché solo la loro discendenza maschile, debba avere più coscienza e consapevolezza del proprio mondo culturale di quanto ne abbia avuta questa prima generazione di donne ridotte a contenitori vuoti di cultura machista come fossero cellule infettate dal DNA di un virus estraneo, e quindi di una cultura del cui superamento o mantenimento sarebbero gli uomini gli unici responsabili e attori.
Spiegami come sia possibile che l’esistenza e la coscienza di un modo di vedere le cose, di un comportamento conforme a un sentire comune, per quanto “tossico” possa essere, e quindi la capacità di cambiarlo o meno possa emergere a seconda dal sesso, perché solo questo rende sensato uno spot come quello della Gillette, rivolto ad un solo sesso.
Spiegami come sia possibile che un sesso possa costruire cultura, costumi, ruoli, atteggiamenti, sensibilità senza l’interazione con l’altro.
Se riesci a spiegarmi questo pezzo mancante, ovvero COME il cromosoma Y determini la possibilità di far esistere o meno il bullismo,la violenza fisica e psicologica, il non tener conto delle risposte dell’altro nell’approccio sessuale, o l’aggressione sessuale diretta, o lo sminuire da soli/e o in branco una persona in base al sesso, l’etnia, o in base alla sua estrazione sociale, al suo dialetto, all’esser grassa, magra, all’esser timida etc il punire, da genitore o educatore, con la violenza fisica o psicologica il/la bambino/a che non si uniforma al modello culturale che la società in quel contesto riserva al/la suo/a ceto, sesso, o “posto” più o meno predefinito dalle sue condizioni di nascita, o semplicemente dalle nostre aspettative di genitori o educatori, insomma, se riesci a spiegarmi COME il cromosoma Y dia o meno la possibilità di determinare l’esistenza e la persistenza di tutte le forme culturali negative attribuite al “patriarcato”, ALLORA anche le varie metafore che parlano dei sessi prendendo a prestito i conflitti di classe o tra etnie che usi per tenere in piedi il tuo di dscorso, diventeranno qualcosa di solido e non un espediente dialettico per nascondere retoricamente la mancanza di questo tassello fondamentale per dare senso a frasi quali:
“Gli uomini hanno il dovere di far sì che gli altri uomini si assumano le loro responsabilità”
e rendere questo spot qualcosa di diverso da uno spot che cerca di (ti cito) “sensibilizzare i meridionali e solo loro a non evadere le tasse o a non inquinare l’ambiente con i rifiuti”.
Lo accetti un consiglio? Fai periodi più brevi, che a leggere come scrivi si va in apnea, e già si fa fatica anche a decifrarlo il senso di certi discorsi.
Poi… “Spiegami”… l’imperativo addirittura… non vi smentite mai 🙂 Tieni a mente questo che poi tra un po’ ci ritorniamo.
Non ho voglia né la possibilità di riassumere qui più di un secolo di pensiero e critica femminista, ma anche non femminista per far da stampella a una cultura (nel senso di formazione) che, leggendo il tuo commento, vedo latita a livelli non recuperabili in questo frangente per darti una risposta che possa soddisfarti. Anche perchè, più che il tuo “senso logico”, quella risposta dovrebbe soddisfare il tuo orgoglio maschile ferito per aver citato quello che tu chiami “stato di fatto”, ossia il patriarcato e il privilegio maschile che qualunque maschio si trova a godere per il semplice fatto di nascere maschio in un mondo dove i sessi sono stati storicamente definiti dal rapporto di subordinazione.
E non ha proprio alcun senso che mi metta qui a rispondere alla tua pretesa di mostrarti l’ovvio sulla dominazione maschile e patriarcale perchè tanto ti mancano quanto meno le basi per agganciare un contenuto scritto, ospitabile nello spazio di un commento su un blog, che possa intercettare nella tua formazione le basi per connetterlo alla realtà. Per non parlare della denegazione sul tema che traspare dal tuo modo di scrivere.
Insomma non ho voglia di spiegare a un terrapiattista “perchè” la Terra è tonda, ma proverò a fare con te un altro discorso che ci avvicini un po’ pur lasciandoti al tuo granitico negazionismo.
Qualcosa mi dice che, come a molti altri maschi, ti infastidisce guardare quello spot, vero? E dal mio punto di vista non è certo il senso di giustizia offeso, ma il classico essere punto sul vivo. Comunque sia, immagino che tu non l’abbia visto bene quello spot. Ma se ti dai la pena di guardarlo con mente serena (magari tra un mesetto o due, o la prima volta che ti viene a mente dopo essertene dimenticato per qualche giorno) ti accorgerai che si punta molto sul valore positivo dell’esempio che il maschio adulto dà al bambino maschio in merito a comportamenti positivi e non sulla “colpa” dei comportamenti negativi.
E’ uno spot di lamette da barba non di assorbenti, e quindi a chi vuoi che si rivolga?
Se veramente ritieni che sia una tua responsabilità individuale promuovere quei comportamenti positivi prendi quello che ti serve, butta via il resto e agisci di conseguenza.
Ad esempio comincia a evitare di usare l’imperativo quando ti rivolgi a qualcuno. In generale sai? Perchè immagino che il fatto che sia una donna non ti ha fatto sentire autorizzato a usarlo con me, giusto? 😉
Mi sembra che la discussione si stia spostando un po’ troppo su tutt’altro.
Antonella, io non conosco sicuramente il punto di vista di una donna nei confronti di quelli che sono i privilegi che un uomo (volente o nolente) gode. Proprio perché non sono nato donna. Ma ti sei mai chiesta se ogni uomo questi privilegi li vuol davvero?
Da parte mia (MIA) io parecchie cose che mi sento associare non le voglio nemmeno. A titolo esemplificativo:
Gli uomini sono quelli che possono (devono) alzare la voce, bestemmiare, fare catcalling e fare a botte. Mentre una mia amica, anche volendo tirare un ceffone a qualcuno che le sta addosso, deve subire in silenzio.
Io odio alzare la voce, non mi piace fare catcalling né a botte, anche quando ho ragione e vengo spintonato.
Sai qual è il risultato? Che facendo così io sarò sminuito, non tanto quanto uomo, ma anche quanto essere umano. E lo sarò anche da chi nasce donna, piaccia o no.
Mazza che privilegio.
È solo uno dei tanti che posso fare. So.benissimo che ce ne sono molti di quelli che invece sono privilegi veri e propri ( come il poter andare in giro da solo rischiando molto meno di te).
Vorrei solo si capisse che la realtà sui modelli culturali e come essi possono essere percepiti è molto più sfumata di come tu la vorresti dipingere qui.
È inutile che ti rivolgi a me o a Jan con i soliti “voi”, io non mi sono mai sentito rappresentato da nessun altro uomo o gruppo di uomini. Poi non so gli altri.
E lasciamo stare gli imperativi magari, che con questa discussione credo c’entrino poco.
Caro Markmark,
https://abbattoimuri.wordpress.com/2019/01/21/il-maschicidio-non-esiste/
..e direi che possiamo anche chiuderla qui 🙂
Perchè se hai capito, bene, se no… non ha molto senso continuare questo scambio.
Ah, e magari postalo anche a Jan, così si fa un po’ di cultura sull’argomento (e una lezione di stile e concisione che non guasta), ti spiace?
Grazie.
Antonella
Ciao,
Nessuno ha parlato di “maschicidio”. Resta il fatto che mi dispiace che quello che dico dal mio punto di vista non abbia alcun valore. Il dialogo così perde ogni valore, e si può anche fare a meno di fare un blog, ti pare?
grazie a te
Gianluca