Antiautoritarismo, Autodeterminazione, Pensieri Liberi, Personale/Politico, R-Esistenze

Storie di chiesa e di preti che mi hanno insegnato il femminismo

Sono legata ad alcuni ricordi della mia infanzia che vorrei condividere con voi. Per esempio: il prete della chiesa che stava a cento metri da casa mia (non vi dico l’inquinamento acustico dovuto alle campane e ai canti natalizi a tutte le ore del giorno) sputava di frequente e nessuno osava stare in prima fila. C’era un vuoto sublime dinanzi a lui e noi che frequentavamo il catechismo conoscevamo bene anche l’entità dei peccati che solitamente confessavamo a memoria. In fretta e furia ci aspettava sempre la stessa risposta ma la parte bella della cosa era il fatto di potersi inginocchiare su un magnifico cuscino rosso e poggiare i gomiti su un davanzale anche quello ornato di velluto rosso. Io passavo il tempo delle preghiere di introduzione e conclusione poggiando la testa sul cuscino e dormendo, per lo più.

Non era una scelta molto igienica dato che il prete sputava anche sul rosso ma, giusto per farvi capire, era l’unica dimensione serena che tra profumo di incenso e sapore del corpo di Cristo mi faceva sentire bene. Tipo tossica, intendo. Come fosse un trip mentale efficace e che dava ottimi risultati. Il mio rapporto con la religione si interruppe quando decisi che il trip non era sufficiente a svendere la mia integrità personale ad una fede alla quale non credevo. Quando il prete con potere sputazzante morì io ero poco più che adolescente e in quel caso fui coinvolta in attività ludiche che mi soddisfavano un po’ di più. Il nuovo prete chiese ad una maestra di musica di formare un coro e io amavo cantare ovunque ci fosse l’eco e non c’era eco migliore di quello che rimbalzava sulla volta della chiesa. L’altra attività piacevole erano le scampagnate che per lo più servivano a noi per pomiciare nascosti dietro qualche cespuglio. C’era la chitarra e il solito suonatore attorno al quale si cantava e poi c’erano le maestre di catechismo che stavano con i maestri di catechismo. Valeva per tutti salvo per uno che amava molto di più le tredicenni perché se una femmina te la cresci e la pigli quando è ancora vergine è un punto d’orgoglio del maschio che non ama competere con altri cazzi.

In quel contesto imparai più cose di quelle che avrei in seguito imparato altrove. Scoprii che il mio femminismo non veniva soltanto dalle lotte di rivendicazione in famiglia ma che la chiesa era un ottimo punto di partenza per imparare quel che serviva alla mia formazione ribelle e poi mandarla a fare in culo, la chiesa intendo. Non era difficile capire che dietro al volto di un prete c’era un uomo completamente frustrato e disancorato dalla realtà. Non ho avuto la fortuna di incontrare a quell’età preti con i quali in seguito ho anche manifestato nei cortei in cui si rivendicava il rispetto per i diritti civili. I preti erano comunque solo uomini e se pensavo a loro senza mettere dentro i pensieri anche l’ingombrante chiesa potevo vederne i difetti e i pregi. Solitamente chi aveva qualcosa da dire alla fine abbandonava la funzione di prete per sposarsi ma questa è un’altra storia.

La mia infanzia legata alla chiesa non termina qui. Un altro aneddoto è quello in cui io e mia sorella cantavamo forte il Bombarolo di De Andrè per coprire il terribile suono di quelle rumorose campane. Era l’unico modo per poter riprenderci lo spazio vitale, in quel contesto totalmente sovrastato dalla presenza di quell’edificio, e continuare a fare le nostre cose. Studiare, dormire, respirare, masturbarci. Sulla parete esterna in cui era disegnato un grande ingresso c’era scolpito il volto di Cristo. L’iconografia era senz’altro frutto della colonizzazione occidentale. Non si vedeva il colore dei capelli o degli occhi ma i tratti somatici di certo non erano medio-orientali. Quel volto lo inserivo, non che lo volessi, nei miei sogni erotici. L’adolescenza è difficile da superare se non si hanno modelli cui ispirarsi per indagare sul proprio piacere. Non l’ho mai detto al prete ma restavo alla finestra a contemplare, grazie al vuoto dei tetti bassi che non ammortizzava il suono delle campane ma che mi permetteva una visione completa dell’edificio, quel volto e a pensare che tutto sommato quel Gesù era davvero molto figo. Figo quasi quanto i protagonisti dei film animati giapponesi.

La religione ha avuto un ruolo importante nella mia vita perché ho capito che mi scontravo con entità “superiori” che giammai rispondevano alla domanda “ma dove cazzo trovo Dio?”. Qualcuno rispondeva che lo avrei trovato dentro di me e potete capire la mia parziale paura mentre di notte aspettavo che Dio mi penetrasse per fare sentire la sua presenza. Che diamine significava altrimenti quel “lo trovi dentro di te?”. Dove avrei dovuto cercare? Che parte del mio corpo dovevo esplorare per trovarlo? Questa cosa contribuì alla mia ricerca sessuale non poco perché se il corpo era luogo di esplorazione metaforica per la religione per me presto divenne luogo di esplorazione fisica per l’assoluta fede nella mia bellissima sessualità. Non so perché vi dico queste cose ma sono convinta che ciascun@ di voi ha degli aneddoti simili a questo. La nostra formazione, nostro malgrado, è cristiana e della cristianità alcune femministe hanno preso la morale, il paternalismo, la tendenza a fabbricare dogmi. Liberarsi di tutto questo non è semplice e dunque perdonatemi se ad un certo punto della mia vita ho cominciato a guardare con ironia al mio passato di giovane frequentatrice dell’unico luogo di socialità della zona. Forse è questo che mi ha reso una femminista Intersezionale.

Se vi è capitato qualcosa che vi ha fatto cambiare o crescere o acquisire consapevolezza in contesti dai quali poi vi siete allontanati, ecco, io vi suggerisco di tenerlo a mente ed elaborarlo perché quel ricordo potrebbe assumere un significato perfino maggiore di quel che credete. Fatemi sapere se volete condividere le vostre storie.

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