Per le feste tante persone si impongono di essere felici. Parlo di quelle che felici non lo sono per davvero. A me questo obbligo sta stretto. Se sono incavolata il giorno prima non capisco perché devo fingere di non esserlo quello dopo. Una delle cose che delle feste odio di più è dover rispondere a chi pensa che di mestiere tu faccia la dama di compagnia. Ti voglio tanto bene, stiamo insieme da anni ma questo non ti autorizza a pensare che io sia una tua appendice. Non sono obbligata ad accettare l’invito dei tuoi amici e non mi importa dei ricatti che mi imponi se per caso dico di no. Litighiamo vivacemente, ci siamo dette cose non molto carine, siamo di pessimo umore.
Io non sono di quella generazione di mogli/conviventi/compagne che fanno finta. Mi vuoi portare dai tuoi amici? Allora posso venire con la mia voglia di dirti il male che mi hai fatto. Non posso ricucire le ferite per una sera e poi fare finta che non sia successo niente. Non sono una donna di rappresentanza. Non sono tenuta a mostrare quanto siamo felici quando in realtà per oggi vorrei solo guarire le mie ferite. Non posso farlo se il tuo ricatto riguarda il fatto che tu guadagni più di me. Se è di soldi che si tratta allora pagami. Altrimenti: vuoi andare? Allora vai, da solo. Ma tu dici che se non vengo non vai neanche tu. Tanto per farmi sentire in colpa. Fai come vuoi. Io me ne starò qui ad oziare, senza dover sforzarmi di fare conversazione con persone che non conosco, perché non le conosco.
Non faccio molta vita sociale in generale. Ho le mie idiosincrasie, i miei limiti. Non puoi obbligarmi. Se invece proprio vuoi, come dicevo, allora firmiamo un contratto per cui mi paghi quando ti accompagno fuori e a casa però non devi pretendere niente. Io sono apparenza o sono sostanza. Non so essere le due cose. Non puoi volermene per questo. Non siamo più negli anni ’50. Non sono una compagna attaccata alla tua divisa pubblica. Non devo rappresentare il modello di vita perfetto che tu vuoi mostrare ai tuoi amici. Ma sono amici per davvero? Se non puoi dire come ti senti e non puoi andare da solo immagino non lo siano poi tanto. Dunque sono conoscenze. Il fatto che mi rinfacci cose che hai fatto per me e torni su questioni irrisolte con la violenza verbale che a volte ti contraddistingue mi fa pensare che tu non ti renda conto di quello che io faccio per te. Sono niente se non ti seguo nel tuo itinerario di facciata. E dunque cresci, per favore, e non pretendere che il mondo ruoti attorno a te. Non pretendere di censurare i miei sentimenti, le mie emozioni. La rabbia è solo una di queste. Non ammazzare le mie critiche dicendo che se non vengo allora è già finita. Mettiamo la parola fine, se il nostro rapporto conta così poco da non poter sopravvivere ad una scansata prova pubblica.
Non siamo Star, tu non sei il presidente della Repubblica e io non sono la tua first lady. Non devo accompagnarti agli eventi pubblici per rasserenare chi ama solo le persone che restano negli schemi sociali più comuni. Non dobbiamo mostrare la famiglia perfetta quando perfetta non lo è nessuna. Se non provo gioia non posso forzarmi. Non posso autocensurarmi. Tra le tante cose che in una coppia determinano lo stato delle cose, la scelta di apparire, mettendo da parte lo stato d’animo momentaneo, non è nelle mie corde. Io resto a casa, tu fai come vuoi. Assolvi ai tuoi doveri sociali. Racconta balle sul nostro stato di salute. Fai un po’ come ti pare ma, la prossima volta che scegli di coinvolgermi sappi che se litighiamo il giorno prima io ho il diritto di sentirmi offesa e di voler sbollire la rabbia in un tempo umano adatto alla risoluzione delle questioni umane.
Questo per me non è un dilemma. E’ una certezza. Non ho dubbi. Non sarò mai lontana da quel che sento. Non potrò mai nascondere come mi sento. E ora mi sento arrabbiata e stanca e anche ferita, offesa nella mia intelligenza perché ti incazzi per il fatto che io non so fingere. Però ti piace essere certo del mio amore giacché mi conosci. Ti lusinga sapere di avere accanto una donna che non sa mentire. Non ho duplici scopi. Non ti manipolo e non voglio essere manipolata. Non sono la donna che sta accanto all’uomo con milioni di ipocrisie adottate come scudo verso se stessi e la mancanza di voglia di affrontare la realtà. Voglio discutere o voglio solo restare in silenzio, per un giorno, per smaltire senza dover accelerare le cose. Avessimo figli allora dovremmo preoccuparci di non rovinare loro la festa ma, di figli, non ne abbiamo. Perché io e tu non ne abbiamo voluti. Allora perché chiedi a me di non rovinare la tua festa? Chi ti impedisce di parteciparvi?
Sarò pesante nelle cose che faccio ma io ritengo di essere un soggetto pe-N-sante. la mia testa e il mio corpo sono collegati. Non muovo un solo passo se la testa dice di non farlo. Non spalanco le gambe se non sono dell’umore. Se non è lecito stuprare il mio corpo allora non lo è neppure stuprare le mie emozioni, annientare il mio sentire, dirmi che è tempo di pace quando io mi sento vittima di una colonizzazione dei pensieri. Io-sono-diversa-da-te. E’ così difficile pensarlo? Crederlo? Accorgersi del fatto che i miei pensieri ti sono utili mille volte? Non ti piacevo per la mia spiccata personalità? Per la mia forza, tenacia, determinazione, autonomia intellettuale? Allora beccati questa promessa: io non sarò mai quella che partecipa a cene in cui le discussioni sono superficiali. Non amo stare in mezzo a parenti che non frequento solitamente e dunque perché dovrei amare trascorrere il tempo con chi per me è un o una perfett@ sconosciut@? La mia autonomia mentale ti fa comodo milioni di volte. Ma ti trasformi in un tiranno quando per cose di questo tipo non obbedisco al tuo volere. Quando manifesto la mia libertà di scegliere. Sembri posseduto da tuo padre o da tua madre o da non so chi. Te lo ripeto, se non fosse chiaro: non puoi ferirmi e poi pensare che non sia successo niente. Io sono adulta e mi assumo la responsabilità delle cose che dico e faccio. Perché da te non posso aspettarmi lo stesso?
Questa è una delle cose che odio delle feste e degli appuntamenti che organizzi tu. Eppure sai quanto mi costa. Sai come devo guadagnarmi ogni giorno un pezzo di serenità. Sai quanto sia difficile per me relazionarmi in maniera superficiale, rispondendo a frasi di circostanza, intavolando discussioni sulle bellezze della nostra vita. Non perché io non sappia argomentare, anzi, ma perché non sopporto di separarmi da me stessa. E’ l’unica cosa che non puoi chiedermi. Faccio sesso se mi va, ti scelgo se mi va, partecipo ai tuoi incontri se mi va. Dovessi avere un problema di salute, un lutto, un problema nel lavoro, io ci sarò sempre. Ci sono sempre stata, non è così? E ti ho trascinato fuori dal buio. Ti ho mostrato altre prospettive. In quel caso la mia intelligenza e sincerità ti hanno fatto comodo. Oggi mi chiedi di recitare e io non ho scelto di fare l’attrice nella vita. E’ già così difficile provare a restare il più possibile fedeli a se stessi. Si finge in mille modi: nel lavoro, quando il negoziante vicino ti invita a prendere parte alle sue stronze discussioni sul nulla. Possibile che io debba farlo anche con te? Con la persona che ho scelto? Alla quale sto accanto e che mi sta accanto? Con la quale dovrei sentirmi libera di essere me stessa? Mi rifiuto. Non lo farò.
In definitiva, caro, se proprio ci tieni tanto allora vai da solo. Altrimenti ceniamo e poi giochiamo a risiko, fino all’alba. Così ti spiego perché le tue strategie di manipolazione non funzionano.
Un buon anno a tutt*, soprattutto a chi deve trascorrerlo come non vorrebbe mai.
Meno&Pausa – Avere la patata e non sentirla – racconta fatti reali di una donna che usa questo pseudonimo per raccontarsi.
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