Pezzo in lingua originale da eldiario.es firmato Miguel Angel Villena (traduzione di Martina)
La regista catalana Alba Sotorra presenta la prima proiezione del film Comandante Arian alla Seminci (La Semana Internacional de Cine de Valladolid), un coraggioso e rivendicativo documentario su una unità di miliziane che lottano contro l’ISIS
“Se ti attaccano e ti stuprano, devi difenderti”. Si può dire più forte, ma non più chiaramente. A pronunciare questa frase è la comandante Arian, una giovane trentenne e capo della unità di miliziane che combatte lo Stato Islamico nel nord della Siria.
Chi raccoglie e filma le sue parole in mezzo al campo di battaglia è Alba Sotorra, una cineasta catalana di 38 anni vissuta per mesi con queste guerrigliere che affrontano il fanatismo degli integralisti e che lottano per i loro diritti come cittadine e donne libere.
Il risultato di questa collaborazione tra la regista e le guerrigliere è stato trasposto nel documentario Comandante Arian, una storia di donne, guerra e libertà la cui prima sarà presentata in questi giorni nella Settimana Internazionale del Cinema (Seminci) di Valladolid, in Spagna.
Raccontata in due momenti tra il 2015 e il 2017, il film è costruito su flashback in cui la comandante Arian è in fase di recupero a seguito di alcune ferite ricevute sul fronte, mentre ricorda la sua attività bellica per conquistare la città di Kobane. Ma soprattutto, il documentario mostra il lavoro di questa unità femminile di fronte al bisogno di liberazione delle donne in un Paese come la Siria.
Con un’alternanza di sequenze sul fronte di guerra -filmate in prima linea- e passaggi di quotidianità e complicità delle miliziane, il film emoziona e fa pensare. Il risultato sono state le ovazioni ricevute alla Seminci. “La missione che filmiamo” racconta Alba Soterra “esiste ed è assolutamente veritiera. Ho accompagnato quell’unità militare per mesi e quella convivenza ha permesso loro di agire in modo naturale di fronte alla telecamera. È naturale che mentre ti filma costantemente qualcuno che conosci, dimentichi di avere una telecamera davanti”.
Regista e produttrice indipendente, Alba Sotorra ha incentrato il suo cinema nella narrazione di storie impegnate in conflitti politici e sociali, specialmente in Medio Oriente.
Ha passato lunghi periodi in Siria, Turchia, Iran e Qatar, mentre il suo precedente lungometraggio, Game Over (2015), anche quello co-prodotto da Spagna e Germania, come il più recente dedicato alla Comandante Arian, ha ricevuto il premio Gaudì per il miglior documentario.
“Ero sola a Kobane” spiega Sotorra “con la telecamera in spalla e sono riuscita a entrare in Turchia e in quella zona del nord della Siria grazie all’aiuto di amici e contatti. Nel primo viaggio, nel 2015, ho conosciuto Arian e, poco a poco, mi sono resa conto che avevo già un interessante documentario in mano. Due anni dopo, sono tornata nel nord della Siria per accompagnare l’unità della comandante Arian. Se avevo paura? Certo che ho avuto paura e in tre occasioni sono stata sotto i proiettili. Ma quando vai con le miliziane, riescono a trasmetterti tranquillità e sanno dare dei consigli sulla sicurezza”.
Anche se in origine, la maggior parte delle guerrigliere della comandante Arian, erano kurde, con il passare del tempo e dell’avanzare della guerra in Siria, iniziata nel 2011, nell’unità le file sono cresciute grazie a donne arabe e di altre etnie. Per questo, la regista catalana rifiuta la definizione di conflitto identitario e sottolinea che il dramma è imperniato nella lotta per una Siria democratica e per la liberazione delle sue donne di fronte ai totalitarismi, in questo caso dei fanatici fondamentalisti dell’ISIS.
Di fatto, all’inizio del 2014, il movimento islamico si era rafforzato nel nord della Siria, trovandosi però ad affrontare l’inaspettata resistenza di queste donne. “La guerra in Siria” rimarca Sotorra “rappresenta un tassello maledetto di interessi in cui le grandi potenze, Stati Uniti e Russia in primis, giocano bene le loro carte. Per questa ragione, sono molto importanti le alleanze e leader come la comandante Arian hanno dimostrato essere troppo intelligenti per stringerne con chicchessia. La chiave sta nel pensare a ciò che sacrificheresti del tuo progetto politico per arrivare a stringere questi patti.
In ogni caso, la cineasta assicura che in quella zona del nord della Siria esiste un sistema democratico e paritario funzionante, con una uguaglianza vera tra uomini e donne. “Comandante Arian, una storia di donne, guerra e libertà” è, pertanto, una creazione collettiva tra le miliziane e il team della regista Alba Sotorra.
Con un finale aperto (come la stessa guerra in Siria che ha causato centinaia di migliaia di vittime e rifugiati nei sette anni di conflitto) il montaggio del documentario è stato discusso con le sue protagoniste che, certamente, hanno visto il film e dato le loro opinioni durante la postproduzione “La storia non si sta nemmeno avvicinando al suo termine” afferma la cineasta “e sicuramente penso continuerò a tornare nel nord della Siria”.
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