Autodeterminazione, MenoePausa, Personale/Politico

Meno&Pausa, avere la patata e non sentirla. Il ritorno e l’anarchia felice

 

Foto di Raffaella Santamaria

 

Sono tornata. Ho qualche anno di più e la patata si fa sempre più silenziosa. Ma ci si arrangia come si può. Le caldane ancora vanno e vengono. Tra la precarietà e la sessualità sospesa mi resta un botto di tempo. Dico sul serio. Ma trovo ugualmente molto da fare. Per esempio: come stimolo per la produzione di serotonina uso una serie tv in cinese – fortuna che ci sono le figure – con sottotitoli in inglese. E’ una commedia buffa e mi fa ridere sempre, anche se è roba per adolescenti e se la becca Eretica mi toglie il saluto (femminista). 😀

Anche ascoltare musica non è male. Mi passa il malumore e oso perfino muovere un po’ il culo che è diventato più grosso e traballante. Ho le carni semoventi. Se mi scuoto, tipo cane, si vedono le minne, il culo, le braccia, le cosce, la panza, tutto quello che è sotto occupazione di grasso in eccesso (per principio non mi rivolgerò mai alle polizie per sgomberarlo), a muoversi rendendo il ritmo del corpo molto originale. Posso far ballare ogni mia cellula con un solo movimento.

La cosa del traballamento è arrivata abbastanza velocemente e la parte che più mi soddisfa è poter far traballare le tette alla maniera dei balli latini. Con la mia terza di reggiseno non potevo fare moltissimo a meno di non usare i push-up elevandole in direzione del mento. Dopo la ballata mi ha preso la voglia di mangiare noodles pronti se immersi per tre minuti in acqua bollente. Mi piacciono tanto e mi fanno sentire molto orientale. Poi devo spiegarvi, almeno tentare di farlo, la dissociazione tra spirito e corpo. Tipo: mi faccio una risata per una cosa nella quale mi identifico. Vado in bagno e ancora rido. Mi guardo allo specchio e a momenti piango. Mi dico che quella non sono io. Poi faccio amicizia. Con calma. Lasciandomi rassicurare sul fatto che non sono posseduta o vittima di un incantesimo che mi ha fatto risvegliare in un corpo sbagliato. A proposito del bagno: ho imparato ad asciugarmi prima di tirarmi su dal cesso. Il mio amico dice che faccio tanto la femminista dicendo ai maschi di tirare su la tavoletta del water ma dovrei stare attenta alle chiazze formate dal mio piscio volante.

La cosa del piscio che perde per me è nuova. Fa parte del mio nuovo personaggio, probabilmente. E non posso che adeguarmi. Ho ripreso a fumare, un paio di anni fa. Avevo smesso, più che altro per la spesa che comportava. Ora vado a tabacco e cartine. Ogni tanto mi torna la passione per le canne di marija. Non le facevo da tantissimo. La sensazione continua a piacermi e in quel caso la patata un po’ mi si risveglia.

La cosa strana è che mentre la patata dorme ho il capezzolo sveglissimo. Imparo ad ascoltare il mio corpo e a sentire nuove forme di eccitazione che non passano per la figa. Il mio amico, nel frattempo, ha deciso di uccidermi a furia di documentari di guerra o di personaggi storici risalenti all’età della pietra. Non so perché sia passato a quel genere di visioni ma ho il computer e posso vedere quello che mi pare senza dover litigare per ottenere il potere di gestione del telecomando.

Tra l’altro, ogni volta che vedo la televisione, mi deprimo ancora di più. Sempre le stesse facce e se un tempo mi incazzavo per i dibattiti politici ora cambio canale senza pensarci due volte. Mi è arrivata al cervello l’anarchia felice. Un po’ di quella anarchia che serve a vivere senza farsi venire l’ulcera ogni volta che parla un fascista.

Vi avevo lasciato a seguire i miei lavori precari e io stessa mi sono fatta trascinare nella ricerca di altri impegni che mi lasciassero anche un po’ di tempo per me. Ho tante cose da fare, sapete? Devo controllare la ricrescita, contare i capelli bianchi, verificare che la masturbazione funzioni ancora e cercare di provare nuove sensazioni. Posso dire che il getto della doccia non funziona più. Posso cuocermi la vulva, meglio se la clitoride, a 100 gradi ma non succede niente.

Ogni tanto mi scopro a pensare alle prospettive future e ci sono giorni in cui le vedo e altri in cui non le vedo affatto. Da circa un anno mi muovo poco da casa. Solo per lavoretti o per fare la spesa. Guardo il mondo in gran parte dalla finestra. Socializzo meno sul tram e soffro perché mi sono stancata di spiegare cose che so da anni e che chi mi sta di fronte ignora. Alla mia età posso permettermi di perdere la pazienza e di concedermi un vaffanculo.

Tornando a scrivere, per me e per chi vorrà leggermi, mi auguro di trovare persone comprensive e intelligenti che seguano il mio itinerario confuso e un pochino stanco, affinché un giorno io possa recuperare la fiducia in me stessa e nel futuro. So che chiedo molto ma mi serve davvero il vostro ascolto allo scopo di spronarmi a uscire dal guscio e a guardare di nuovo, occhi negli occhi, senza temere la cecità, quel sole luminoso che resta in cielo.

Meno&Pausa – Avere la patata e non sentirla – racconta fatti reali di una donna che usa questo pseudonimo per raccontarsi.

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3 pensieri su “Meno&Pausa, avere la patata e non sentirla. Il ritorno e l’anarchia felice”

  1. Meravigliosa! La patata la sento ancora, non so nemmeno se è una fortuna, ma il pezzo sembra uscito dalla mia vita. Anarchia felice, grazie! Ora ho la chiave. Abbracci.

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