Antiautoritarismo, Antisessismo, Autodeterminazione, Critica femminista, R-Esistenze

#RepealSesta: Trump e Swerf insieme a criminalizzare i/le sex workers

La legge Sesta è il risultato dell’unione del Fight Online Sex Trafficking Act (FOSTA) e del Stop Enabling Sex Traffickers Act (SESTA). Trump, applaudito dalle femministe radicali transescludenti e sex workers escludenti, firma una decisione che rinvia alla responsabilità penale dei gestori dei siti per la diffusione di pubblicità online delle sex workers. Ciò significa che le sex workers non potranno più filtrare i clienti, dovranno accedere ad altri metodi di promozione del proprio lavoro e si dovranno affidare, essendo silenziate, invisibilizzate, a protettori che tengano in vita un business di sfruttamento per i/le sex workers marginalizzat*.

Il divieto di farsi pubblicità online per tutte le sex workers, senza tenere assolutamente conto della differenza tra vittime di tratta e sex workers per scelta, significa togliere indipendenza a chi gestisce da se’ il proprio business senza pagare e rendere conto a nessun altro. Invece che regolarizzare, per consentire la promozione indipendente, si preferisce stabilire che tutt* i/le sex workers siano vittime togliendo loro soggettività e applicando una logica paternalista da Stato Protettore in difesa dei Corpi delle donne. L’amministrazione Trump, ovvero quella che si serve di questo principio di possesso dei corpi delle donne per portare indietro le lancette dell’orologio al tempo dei divieti di aborto, per l’approvazione della legge Sesta/Fosta, si è servito dell’argomento di sempre: la difesa delle donne deboli e vittime da salvare. Le femministe radicali, alias Swerf, non hanno battuto ciglio, anzi, hanno approvato e come sempre dunque troviamo un’alleanza tra razzisti e fascisti e presunte femministe che in nome della salvaguardia delle donne ignorano quel che le donne stesse dicono e rivendicano per se stesse.

La questione però non è chiusa. E’ partita la battaglia che su twitter trovate definita dall’hashtag #RepealSesta che già ha ottenuto un primo successo in California dove è stato chiarito che non recepiranno la legge per come è stata definita lasciando ai/alle sex workers un margine di manovra per tentare di farsi ascoltare da legislatori e politici. In tante ripetono che l’azione repressiva è dannosa per la vita, la sicurezza e la salute stessa dei/delle sex workers. Più invisibilità=più violenza e c’è chi ricorda come le femministe radicali non intervengono mai quando a crepare è una sex workers perché non farebbero testo. In più c’è chi annuncia una sorta di boicottaggio salvo il fatto che chi gestisce i siti ha già preferito oscurare gli annunci per evitare problemi.

Questa legge dovrebbe vedere le femministe compatte a esprimersi contro il controllo dei corpi delle donne da parte dello stato. Un corpo che se sottoposto a tutela diverrà oggetto di sovradeterminazione costante. Divieto di aborto, altri divieti di azione e vita e scelte sessuali. E’ lo stato che decide quando e come dare il consenso per donne che pur essendo adulte e in grado di scegliere vengono sottomesse e patologizzate come fossero incapaci di intendere e volere. Questa l’atmosfera che si respira anche in Europa dove le abolizioniste continuano la loro crociata fanatica ai danni delle sex workers dall’alto della propria idea di salvataggio che esclude qualunque tipo di ascolto nei confronti delle stesse donne che dicono di voler “salvare”.

L’industria di salvataggio quindi si munisce di un altro strumento di controllo per reprimere chi in rete realizza cose che a Trump fanno paura (inclusa l’autonomia delle donne). Ricordo che in nome della guerra al terrorismo la nostra vita online è cambiata e viene monitorata e controllata con una perdita totale di privacy. L’uso di crociate in difesa di questo e quell’altro è funzionale alla costruzione di uno Stato di perenne controllo e invasione della privacy. L’idea poi di “salvare” donne che non vogliono essere salvate ma che pretendono di avere strumenti per poter meglio organizzare la propria professione e il proprio margine di sicurezza utilizzando la censura è dannosa non solo per le sex workers ma per tutte le donne, qualunque sia la scelta concreta che vorrete compiere in fatto di sessualità.

La battaglia contro la legge Sesta è anche di sopravvissute alla tratta e allo sfruttamento che si dichiarano apertamente contrarie per le stesse ragioni che spiegavo sopra. QUI una descrizione delle loro ragioni di rifiuto.

Le sex workers indicano i firmatari della legge come ipocriti e c’è chi afferma che prometterebbero di rivelare i nomi dei loro clienti, nomi di personalità che in pubblico dicono di si alla legge e in privato invece pagano le escort. La clandestinità porta sempre ad una svalutazione del lavoro e di chi lo compie. Il regno delle persone nascoste è anche origine di sfruttamento e segare l’autonomia delle sex workers in questo modo è da irresponsabili. Questa è una cosa che dovrebbe essere chiara a tutt*. Solo chi è in malafede farà finta di non capire.

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1 pensiero su “#RepealSesta: Trump e Swerf insieme a criminalizzare i/le sex workers”

  1. La netta impressione è che il solo e unico scopo di leggi di questo tipo sia “sbattere la polvere sotto il tappeto”.
    Un modo molto discreto di togliere completamente indipendenza ai\alle sex workers in modo da poter semmai potenziare lo stato di schiavitù di parecchie persone e garantirsi carne da macello.

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