di Sveva Basirah
È dura essere una velata, specialmente per i forcaioli salviniani di turno, se poi sei una femminista islamica (per di più convertita, sacrilegio) sei tra la pressa dell’haram police, ovvero i musulmani rigidi e giudicanti, e tra gli increduli bigotti o i fasci della domenica che ti additano come traditrice della patria. La “categoria” che mi fa più rabbia, però, è quella delle/dei femminist* che invece di supportarti, visto che come donna musulmana, nativa e/o di origini straniere o straniera, velata o meno, magari pure queer, quindi ulteriormente discriminata, cerca di affossarti, di liberarti perché “sei oppressa“, perché la religione fa schifo e perché “è patriarcale e non si cambia”.
E, voglio sperare, credo che piano piano le femministe che la pensano in questa maniera siano diminuite, e credo che non siano neanche il peggiore dei mali. Sono quel sasso che pensi sia stabile e che quando ci metti il piede sguscia via e vai di faccia sul ghiaino. Sono la resistenza alle migrazioni e la paura che tutte le conquiste e le lotte per il diritto di emanciparsi dal cattolicesimo imposto e dal patriarcato occidentale siano offuscate dalle richieste di libertà per il velo, il culto e tutto quel che ci riguarda. Sono, infine, la bieca imitazione di un sistema gerarchico, maschilista e normante che spiega alle donne come “si devono autoderminare”.
Tipo i manualetti che ti spiegano come essere felice in 10 semplice mosse, come se ci fosse una ricetta univoca valida per tutt*. “Prendi un bikini, una manciata di peli, mischia con un po’ di liberazione sessuale ed ecco qua il vero white empowerment!”. Sì, lo so che è palloso, ma c’è da fare un pochino più sforzo se vogliamo includere i bisogni e i desideri altrui senza mai scordare le nostre conquiste e di continuare a lottare per proteggerle e incrementarle. E va fatto, perché che femminismo è se non lotta per tutte le donne, che siano musulmane, queer, trans, sexworkers?
Specialmente in una realtà multiculturale, in cui, volenti o nolenti, culture, tradizioni, femminismi di diversi stampi e provenienze s’intrecciano. Ogni volta che sento dei commenti come “ma togliti quel cencio, ché sai quante ne conosco che vorrebbero toglierlo?” da delle compagne è una grossa delusione. Perché la mia lotta non esclude quella delle altre, anzi spero che la rete e l’aiuto che c’è tra lotte vicine e lontane sia d’arricchimento, e per me lo è.
Proprio oggi, ed è per questo che mi sono messa a scrivere, una tipa su facebook che va dicendosi femminista e per l’autoderminazione dei corpi, mi ha insultata come un Salveenee di prima categoria, dipingendomi come una sottomessa a delle regole tanto false quanto patriarcali, perché porto il velo e per lei sono un’incoerente. Il mio sforzo femminista è vedere e promuovere l’Islam per come lo vedono oggi molti femminismi islamici e studiosi occidentali e non, ovvero come un concetto in evoluzione nel tempo e dalle scritture rivedibili nelle interpretazioni, adattabili e constestualizzabili.
Lo sforzo di molte donne come me è spogliare il velo delle sue interpretazioni maschiliste, che cosa dovremmo fare di più per essere viste come esseri umani pensanti dalle femministe “perbene”? O sei femminista, o sei musulmana. E brava se non porti il velo, ribellati! È un primo passo per essere come noi, fottesega di quali sono i pensieri che ti hanno portata a non metterlo o a toglierlo. In verità certi femminismi bianchi, e privilegiati, non vogliono neanche sentir parlare né di Islam né di donne e rivendicazioni straniere.
Ne conosco di donne straniere che si sono stufate di entrare in nuovi collettivi e riprendere certi discorsi di nuovo e da capo. Brava, sei una musulmana moderata, ti dicono addirittura. Che non è “progressista”, è “più o meno musulmana”. Moderata stocazzo. Non sono venuta tra delle compagne per sentirmi dire quel che mi dicono certi musulmani, che se sono femminista “credo poco”, sono “kafir” (miscredente), o che creo “fitna” (“scontro”, “corruzione” dell’Islam). Improvvisamente anche le femministe diventano imame e sheick e ti citano – scazzando – pezzi di Corano e hadith (detti e narrazioni de e sul Profeta, pbsdl), considerati falsi preferibilmente, per farti il mansplaning dell’imam salafita, quello “vero”, della moschea vicino casa.
E vai con la solita tiritera, se sei musulmana e queer sei incoerente, se non sei rigida e stronza sei ipocrita e tanti, sconnessi, aggressivi blablabla. Se porto delle istanze da immigrata, da seconda generazione, da musulmana o da convertita voglio fottutamente essere ascoltata dalla prima all’ultima parola, invece di subire certi colonialismi comunicativi. Se siete femministe il vostro approccio DEVE essere intersezionale e dovete prepararvi ad accogliere anche le altre e altr*.
Capito, rompiutero? Intanto vi consiglio questo, già tradotto da slum quando ancora era un blogghino http://wp.me/p6QFbF-dP
Immagini – immagine da AuratMarch in Pakistan ieri, dalla ultima womenmarch e da mvzlamic su instagram
>>>^^^<<<
Ti capisco perfettamente… io sono crisitana e mi ritrovo in tutte le dinamiche che descrivi. Ogni volta che chi mi conosce “scopre” della mia religiosita`, se ne esce con commenti del tipo: ma come e` possibile, una donna emancipata come te! E simili. Altrettanta ignoranza in materia teologica incontro in tutte queste persone, quando cerco di dar loro una risposta non eccessivamente superficiale.
Ammetto di fare molta fatica a capire come donne e persone lgbt riescano a credere in religioni i cui testi contengo pesantissimi elementi di condanna e\o misoginia. Ovviamente il discorso vale anche per cristianesimo, ebraismo, induismo, ecc.
Ti posso chiedere il favore, se hai tempo e voglia, di spiegarmi come tu vivi e interpreti la tua fede e la sua convivenza con il femminismo? Ammetto di conoscere poco l’Islam quindi mi interessa veramente capire.
Ciao! Se hai facebook, facciamo prima!
Il femminismo islamico vede l’Islam da un punti di vista evoluzionistico, reinterpreta ma soprattutto contestualzza e riadatta. La Tunisia ha raggiunto pian piano una “discreta parità” grazie al femminismo islamico al Haddad, per dire. La tematica LGBT è ampiamente trattata, e mai nella storia i “sapienti” e i fedeli hanno insistito tanto con la condanna all’omosessualità. Ho una bella lista di cose da passarti 🙂
Ciao Sveva, su FB ho una pagine proprio come TheHag, se no mi trovi come mail su southernhag(@)gmail.com
Mi farebbe molto piace dialogare con te 🙂
Grazie, ci voleva proprio un punto di vista come il tuo… Io da femminista ‘bianca?” mi sono più volte accorta di questi problemi legati alle strette o anche decisamente errate vedute e sono felice di leggerti.