Mi scrive una ragazza che critica il victim blaming definito in un articolo su La Stampa che parla di una sfilata di moda a cura di Prada. Non solo si tratta di pink washing, ovvero di uso della lotta contro la violenza di genere per pubblicizzare un marchio, ma dalle dichiarazioni espresse pare proprio che il victim blaming sia un po’ più che accennato. Perché non creare allora un burqa?
Lei scrive:
Cara eretica,
innanzitutto, ti faccio i miei complimenti per la comunità che sei riuscita a creare. Mi sono spessa avvalsa dei consigli di tutti e tutte gli abbattitori di muri per superare o comprendere meglio alcune situazioni personali, ma questa volta ti scrivo per porre all’attenzione di tutta la comunità questo articolo de La Stampa sul terzo giorno di sfilate della moda milanese (http://www.lastampa.it/2018/02/23/societa/moda/milan-fashion-week-rd-day-moda-antiviolenze-rDumYpr3NgStPI6galZWuM/pagina.html).
In particolare, ho trovato davvero fuori dal mondo i due paragrafetti sulla sfilata di Prada: da un lato, la stilista propone degli abiti “anti-stupro”, che coprono la donna e, a detta del giornalista, la rendono poco femminile e, di conseguenza, poco invitante per quegli uomini “più propensi a occhiate impertinenti che “svestono”, se non ad allungare le mani”; dall’altro il giornalista (uomo) stesso, dopo quello che sembra un invito ai maschi ad essere più civili cosicchè le donne possano sentirsi davvero libere di vestirsi come vogliono, dichiara che, però, in effetti “non se ne può più di scollature, aderenze, panta calze anatomiche e tacchi a spillo da stelline televisive clonate nei look della gente, dovunque e a tutte le ore. In questo caso “le contromisure” di Prada diventano puramente estetiche, quanto plaudite”.
Personalmente, trovo aberrante sia la proposta stilistica della signora Prada che, anche se forse implicitamente, dà la colpa alla donna e a come si veste dell’esistenza della violenza sulle donne stesse, sia i commenti acidi e giudicanti del giornalista che prima fa finta di essere dalla parte delle donne e poi dichiara, praticamente, che le donne non sono libere di vestirsi come vogliono perchè ci sono troppe “scollature” in giro.
Cosa ne pensi/pensa la comunità di abbattitori e abbattitrici?
Francesca”
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