Care tutte, mi dite che alcuni quotidiani titolano “Le femministe scrivono ai partiti…” per dire loro che voteranno chi assumerà una certa posizione. Chiariamo: non sono “le femministe” ma sono solo alcune donne abolizioniste e anti/gpa, spesso le stesse donne si firmano come nome personale e sigla del gruppo di appartenenza, alle quali si aggiunge qualche nuova sigla il cui scivolamento verso posizioni di un certo tipo avevamo previsto. Sono sempre le stesse firme, gli stessi nomi, che fanno un gran rumore su facebook, scrivono lettere a destra e a manca per imporre la propria opinione criminalizzando quella di chi invece parla di libertà di scelta su gpa e sex working, e le loro posizioni sono tipiche del femminismo radicale anglosassone, con scivoloni in cui non riconoscono le soggettività trans o delle famiglie omogenitoriali con figli, delle donne che lottano per far regolarizzare il sex working.
Si ritengono parecchio avanti ma dell’Avanti temo abbiano solo il nome dell’ultima versione del quotidiano socialista pre/berlusca. Dicono che voteranno chi dichiarerà che… chiunque, dunque, dichiari che. Fosse una persona antiabortista, come per esempio una delle persone (Tamaro?) la cui firma scorre sotto una lettera, la voterebbero. Inviterebbero al voto persone che se ne fregano della causa delle famiglie omogenitoriali o dei diritti glbt purché la pensino come loro su un determinato argomento? E difatti è più semplice una lettera rivolta a chiunque piuttosto che ad alcuni candidati in particolare di un’area politica in particolare, perché sappiamo che contro la gpa, per esempio si schiera tutto il fronte del family day, quello antiabortista, quello anti unioni gay, quello adinolfiano e via di seguito. Da lì possono trarre consenso circa l’anti/gpaismo. E vorrò capire come faranno queste “femministe” a invitarci al voto di tizio antiabortista o di tizia familydaista o di tizio antiglbt e sicuramente antifemminista pur sapendo che l’unica discriminante non può essere guardare alla gpa così come la raccontano le poche “femministe” firmatarie.
Ma al di là di tutto questo è grave che si scrivano cose del genere quando abbiamo un piano antiviolenza interamente scritto dal movimento femminista italiano Non Una Di Meno che pone dei paletti precisi e fondamentali. Il femminismo può essere soltanto intersezionale. Deve essere antifascista, antirazzista, antisessista e anticlassista. Il resto è fuffa. Se il femminismo non pone queste pregiudiziali cosa può voler raccontare a tutte noi? Inoltre: chi mai sceglierebbe di scrivere ai partiti usandoli come interlocutori? Partiti di destra e sinistra, di centro e chi lo sa. I partiti non sono nostri interlocutori. Sono le persone con cui lottiamo ad essere interlocutrici e interlocutori e quelli che definiamo come obiettivi politici per l’appunto non possono prescindere dall’antifascismo, antirazzismo, antisessismo e anticlassismo.
Chi si rivolge ai partiti non sta neppure ponendo alcuna pregiudiziale. Si legge della partecipazione all’appello di Snoq Libere, quel che rimane di Snoq dai tanti appelli (facevano solo quello) in cui si parlava di divisione tra donne perbene e donne per male, di donne italiane, di bandiere italiane e tra il patriottismo e il femminismo c’è un po’ di differenza. Aooelli in cui ci si rivolgeva al peggior paternalismo, ai patriarchi di ogni tipo affinché salvassero le fanciulle con leggi repressive al di là di quel che pensavano gli stessi centri antiviolenza. Persone che chiamano le istituzioni ad assumere il controllo delle scelte delle donne infantilizzate al punto che si ritiene sia necessario che “i partiti” scelgano al posto loro. Partiti, istituzioni, cultura patriarcale rafforzate da appelli come questi. Ricordate? Perché noi ricordiamo tutto. Non doveste ricordare forniremo un bell’approfondimento con tutta la memoria scritta delle parole scritte da queste persone.
Dunque, rispieghiamo, non si parla di “Le femministe” e chi tra i media lo dice lo fa strumentalmente e in malafede. E’ vero che noi non siamo snoq e non abbiamo la visibilità mediatica delle vip ma la disinformazione ha un limite. Sono solo alcune “femministe”, se così volete chiamarle, e sono una piccola minoranza che lancia appelli affinché rispondano a sinistra e a destra, cosa che fanno quando a parlare di tali donne, definendole femministe, è la testata Avvenire o il più destrorso Tempi. Tutte le altre, tutte noi, abbiamo partecipato, raccontato, criticato, vissuto, il Piano nazionale femminista che potete scaricare interamente QUI. E per il resto sappiate che il 3 febbraio c’è l’assemblea nazionale di Non Una Di Meno a Milano per discutere di otto marzo e sciopero generale delle donne. Questo è quello che ci interessa.
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