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Il tribunale della perfezione

Lei scrive:

Ciao Eretica,
Grazie per la tua bellissima pagina e i tuoi blog, offrono enormi possibilità.
Sono una giovane donna che vuole fornire il proprio punto di vista, la tematica non è di particolare rilevanza e non mi stupirei (nè naturalmente mi offenderei) se decidessi di non pubblicarla. Chiedo di rimanere anonima perchè non voglio che i miei conoscenti si sentano autorizzati a parlare con me della mia salute dopo aver letto questa storia.

Amo il mio corpo, non solo perché sono consapevole del fatto che ognuno dovrebbe piacersi e giudicarsi a seconda degli standard personali e non di quelli imposti, ma anche perché oggettivamente non posso lamentarmi. Sono sempre stata magrissima, non devo preoccuparmi della dieta e non ho nessuno dei difetti che la società cerca nelle donne. Fino a qualche anno fa il principale problema degli altri con il mio corpo è stata l’eccessiva magrezza: “ma mangi?” “sembri anoressica” “occhio al vento che voli” “le ossa ai cani” (per precisione aggiungo che soffro abbastanza per il fatto di non riuscire a ingrassare, ma quando rispondo in questa maniera il mio interlocutore si sente offeso dall’ostentazione di un metabolismo troppo veloce); ma non è propriamente di questo che vorrei parlare.

Da qualche anno ho una forte dermatite, con forte intendo dire che è molto più grave delle dermatiti che siamo soliti a immaginare e vedere, a volte è talmente forte che ho serie difficoltà a muovermi e compiere le più semplici azioni quotidiane, il prurito mi fa passare intere notti senza dormire per grattarmi, le mie lenzuola e i miei vestiti sono sempre sporchi di sangue, passo la scopa in camera tutte le mattine per togliere la pelle che mi è caduta durante la notte. In alcuni periodi, insomma, è palese che io abbia qualche problema clinico, quando sto un po’ meglio e la mia pelle non è viola riprendo sembianze umane ma non sono mai perfetta, è davvero difficile far andare via tutte le ferite perché un po’ di prurito mi rimane anche nei periodi “migliori”.

Ed è qui che arriva quello che mi diverto a chiamare il tribunale della perfezione: quando cammino per strada (nei mesi estivi, d’inverno sono troppo bardata per suscitare scalpore) le persone della classe media (lo dico perché sono anni che faccio caso a questa cosa), in particolare le donne, mi guardano schifate, mi disapprovano, mi guardano le gambe come se guardassero una promettente ragazza che si sta rovinando con le droghe o come se stessi delapidando il patrimonio della mia famiglia. Mi guardano e sembrano pensare “certo che oggi che sei così in disordine potevi rimanere a casa”, “non ti vergogni a non tendere alla perfezione? Se continui così non entrerai mai nel circolo dei perfetti”.

Quando qualcuno di loro ha la possibilità di dirmi qualcosa, puntualmente le mie supposizioni vengono confermate: “certo che potresti mettertela un po’ di crema” “ma un dermatologo no eh?” “dovresti farti delle prove allergiche” “oddio stellina ma che cosa hai fatto?”. Tutti partono dal presupposto che io non mi curi abbastanza o che sia una cosa relativa a quella giornata e basta, non una condizione permanente, quando è palese che ci sia una malattia dietro, altrimenti per quale motivo dovrei scartavetrarmi gambe, braccia e collo? I soldi che i miei coetanei spendono in serate io li spendo in creme e farmaci, perdo circa un’ora al giorno a curare la mia pelle e assicurarmi una giornata con meno sofferenze possibili, ho due dermatologi e un allergologo e la mia è una condizione genetica, sarò così per sempre probabilmente. Oltre a volermi sfogare volevo fornire il mio punto di vista per riflettere insieme su una cosa: se la natura ti ha dato la vaga possibilità di rispondere ai folli standard di bellezza di questa società non è ammissibile che tu rovini il tuo corpo.

A nessuno interessa se ti gratti perché hai una nevrosi, un’allergia o una dermatite, è inammissibile l’imperfezione su un corpo perfetto, è inammissibile qualsiasi tua azione che non sia rivolta al miglioramento della tua estetica rovinata. Meno male che non me ne frega nulla, meno male che riesco a ridere di chi mi giudica e meno male che sono consapevole del fatto che se suscito disgusto in qualcuno il problema non è di certo il mio, perché gestire la mia condizione non è facile e alcune occhiate sono delle coltellate.

Spero di essere riuscita a spiegare il mio punto di vista, di non essere stata superficiale nel proporre questo argomento e spero che qualche donna vestita bene smetta di giudicare le ragazzine storte che incontra per strada, dopo aver letto questo punto di vista.

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