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Maschilismo 3.0: se lo conosci, lo eviti!

Sempre più spesso sui social si fanno vivi personaggi apparentemente innocui, non sempre di sesso maschile, anzi, li abbiamo anche di sesso femminile, che arrivano a spiegarci cos’è il “vero” femminismo. Fanno il paio con certe reazionarie “femministe” che praticano Donnismo e spiegano che tutte le donne dovrebbero pensarla allo stesso modo e che in quanto donne loro sanno, dalla nascita, cosa sia il vero femminismo.

Negano che la propria esperienza sia imposta come normativa per tutte le altre. Se io non reputo molestia quel tale comportamento allora tutte devono pensarla allo stesso modo. Se io non ricavo disagio da una tal situazione non puoi farlo neppure tu, perché dimenticano la premessa fondamentale del femminismo: il personale è politico e la principale regola è il rispetto dell’autodeterminazione di ciascuna. Perciò tante donne hanno spostato limiti, sempre più in là, segnati da patriarchi e donne sessiste, che le imprigionavano in un terreno di costrizione entro il quale disagi e abusi esistevano sol perché i carcerieri li ritenevano tali.

Un tempo lo stupro era ritenuto solo la premessa ad un matrimonio riparatore. Non era una violenza, così dicevano le madri, le sorelle, le parenti degli stupratori che davano alla vittima della zoccola. Durò fino a che una donna non si oppose ed è quel gesto, l’opposizione ad una norma liberticida che non teneva conto del consenso di una donna, che segna lo spostamento di un limite. Le donne si sono mosse a spintoni, impegnate a mollare calci e gomitate a chi le tocca sugli autobus, morsi a chi ritiene di poterle stuprare considerando quei corpi alla propria mercè.

Il rifiuto è importante e lo è ancora di più quando diventa corale, un gesto politico, come quello della donna nera che si rifiuta di lasciare libero il posto in un bus destinato ai bianchi. Per le donne le linee di apartheid sono sempre state descritte come esempio di protezione. Il patriarca ti tiene rinchiusa perché ti vuole proteggere, mica per altro. E la protezione l’abbiamo pagata carissima, tutte quante.

Il patriarca decide quando tu devi piacergli e quando no. Stabilisce quanto e come tu abbia controllo sul tuo utero. Dice quel che devi fare e devi pensare. Quando ti devi sentire molestata e quando invece no. Lo hanno detto e ripetuto con termini a noi noti: se dicevi no, se inventavi nuove regole per te stessa, se davi voce ai tuoi disagi e li trasformavi in battaglia politica, diventavi oggetto di derisione, bullismo, mobbing, ostracismo.

Quel tempo non è mai concluso, se pensiamo che il matrimonio riparatore viene cancellato dal codice penale solo l’altro ieri, nell’81, e se pensiamo che il reato di stupro era inteso come reato contro la morale e non contro la persona fino al 1996, vale a dire fino a ieri. Quel che resiste è una cultura in cui a certi uomini non garba affatto che la donna prenda posizione, dia voce alle proprie istanze politiche e denunci le discriminazioni subite. Ed è sempre quel limite che bisogna spostare.

Devi dimostrare che un no è un no e non vuol dire si. Devi spiegare che se ti stuprano non è colpa tua e che se lasci qualcuno quel qualcuno non ha diritto di ammazzarti. La cultura dello stupro è ancora presente e sebbene non ci piaccia la politica repressiva, che non serve a niente, d’altro canto non ci piace che qualcuno ci autorizzi a sentirci o non sentirci molestate. Siamo tante e diverse e si, certo, non tutte abbiamo la stessa percezione o la stessa reazione di fronte ad un gesto molesto. C’è chi sente invaso fortemente il proprio spazio vitale, chi mena, dico fisicamente, chi ironizza, ma in un modo o nell’altro tutte noi ci siamo inventate modi per difenderci dalla perenne invasione del nostro spazio, corpo, silenzio.

Da quando è diventato un po’ impopolare essere maschilisti, per quanto ci sia molta gente che non teme di apparire tale e anzi rivendica desideri di stragi di femministe, il linguaggio è un po’ cambiato. C’è quell’eterno fare paternalista, di chi dice quel che dice perché “il femminismo sta degenerando”, perché “non sono queste le vere lotte”, come se non fosse esattamente la stessa eterna pratica maschilista che conoscevamo anche prima.

Dice la mia amica Fabrizia che

il paternalismo sta al patriarcato come la digitale sta all’arsenico. (Come la giri, la giri, l’autoritarismo di colui “che sa” è sempre tossico. Anche se all’apparenza sembra una medicina). Il paternalista che si spaccia da paladino delle donne (e qui già mi spunta Callaghan per l’entità unica “donne”) è l’antitesi per eccellenza del pensiero intersezionale. Perché non ascolta, lui educa; non si esprime, lui pontifica; non racconta il suo vissuto, lui insegna ad altr* a interpretare il significato delle loro esperienze. Un linguaggio educato, pulito e conciliante che cela una sicumera e una prepotenza senza pari. Se lo conosci lo eviti quanto il machista ipertrofico.”

Allora parliamo di nuovi termini che descrivono uguali atteggiamenti. Mansplaining è proprio di chi spiega alle donne come essere vere donne, vere femministe. Colui che sa, che arriva a giudicare le esperienze, le narrazioni delle donne, continuando a guardare morbosamente dal buco della serratura in attesa del momento giusto in cui potrà piazzare (quale eroe!) quelle due o tre parole che con fare solipsista continua a imporre per deviare la discussione sulle “vere vittime” di questi anni: gli uomini.

Uomini che hanno come unico scopo quello di scoraggiarti, di trollare pagine facebook con fare squadrista per rivendicare ancora quel diritto malato di realizzare muri che noi continuiamo ad abbattere. Loro li ergono e noi li abbattiamo. Ergono muri a difesa del proprio membro, del proprio e presunto diritto di molestare, toccare, invadere spazi altrui, stuprare, senza considerare il malessere che causano o senza capire che in tante restano in silenzio perché qualcun@ ha insegnato loro che così è e non cambierà nulla. Se non vuoi essere infastidita non portare la minigonna. Se non vuoi essere molestata evita di prendere gli autobus. Se non vuoi essere toccata, tuo malgrado, evita di condividere lo spazio con un uomo. L’uomo ha da fare l’omm’emmerda, con le palle gonfie e il membro visibile, ha da fare il maschio virile dal petto villoso e le macchie di sudore sulla schiena (perché quando non segue queste norme si dirà con fare omofobo che è una “nuova donna“… ahia il Genderrr). Nessuno può discutere su questo. Sei tu che devi contenere il tuo essere femminino perché non hai diritto alcuno a sentirti molestata.

E fattela una risata, ma dai… era solo uno scherzo innocente. Ti toccano il culo? Ma ridici su. Ti strusciano ovunque? Non ti hanno mica uccisa. E così di banalizzazione in banalizzazione si compensa l’esigenza di lasciar erigere ed eiaculare il proprio ego imponendo una narrazione tossica che nega tutto quello che una donna osa rivendicare. Oh dai, non esiste il sessismo. Sessismo è solo quello che ti dico io. Lo stabilisco io. Sessismo è casomai – essi dicono – il fatto che tu combatta per i diritti delle donne trascurando il diritto dell’uccello maschile di poter fare la propria porca figura in tutte le situazioni possibili.

Chi dice queste cose è in malafede, perché sa, redige nuove norme, impone nuovi linguaggi e dunque provo a dirvi come potete riconoscere un maschilista o una sessista mascherati.

  • Ti spiego io cosa è il vero femminismo=Tu non hai diritto a porre rivendicazioni a meno che io non ti autorizzi.
  • State sponsorizzando il problema dell’obesità. Io tengo alla vostra salute=Cicciona di merda, sei inchiavabile, boiler, mi fai schifo al cazzo, la tua sola vista mi ripugna. Tu devi esistere solo per compiacermi e dunque dimagrisci e fammelo venire duro.
  • Depilati per ragioni igieniche. E’ un problema serio perché si suda, si doffonderanno cattivi odori e germi, una donna deve essere femminile=Brutta scimmia schifosa, l’idea di fare sesso con te mi ripugna (ma chi t’ha chiesto gnente?). Sei inchiavabile, depilati perché devi compiacere il mio uccello e me lo devi far venire duro.
  • Se metti online le foto sexy poi evita di esigere il rispetto… non lo dico per me ma tu lo sai che è così=Troia, cagna, tu che osi pubblicare foto e che me lo fai venire duro e poi pensi che quelle foto siano solo tue. Eh no, perché tu esisti solo per compiacermi e se la dai a tutt*, la foto, sei una gran troia. Non è possibile che tu dica di no a me che ti contatto in privato mentre mi sfanculi.
  • Non è così che dovrebbe essere il vero femminismo. Non sono queste le vere lotte per l’emancipazione delle donne=Nazi-fem, il femminismo è uguale al maschilismo (cazzate orbe), sono io che ti dico cosa dire, pensare, fare e tutto quello che ti concedo è il fatto di non ritenerti degna di gogna perché in fondo non disturbi abbastanza il manovratore. Ma guai a disturbarlo. Vedrai come ti segnaliamo la pagina e ti facciamo chiudere.
  • Per pensarla così devi aver avuto brutte esperienze, odi gli uomini, quello che dici rasenta l’assurdo=Da tso, voi femministe vi manderei tutte in galera, mi piacerebbe che vi estingueste, il femminismo è il nemico dell’umanità, vai a farti curare, sei incapace di intendere e volere perché se fossi sana allora la penseresti esattamente come me. Dissenti ergo sei pazza.
  • Penso che la tua libertà sia importante, togli il velo, convertiti al nostro dogma=Stronza beduina, donna schiava dell’slam, terrorista, vattene a casa tua.
  • Secondo me estremizzi. Dovresti smettere di parlare degli uomini in quel modo=Mongoloide e ritardata (eh si, hanno detto anche questo).
  • Capisco tu sia femminista ma non vedo sessismo in questa cosa. State esagerando. Vi state rendendo ridicole.=Lesbica isterica, hai le tue cose, devi sentirti molestata solo quando lo dico io. La tua percezione è sbagliata e tu odi gli uomini.

Dunque fondamentalmente si tratta di inversioni semantiche, di banali subvertising fatti malissimo e di fottute trappole per chi resta imprigionat@ nel bel mezzo di discussioni in cui la manipolazione e lo shaming (vergognati! Tu femminista devi vergognarti! Mille dita puntate addosso, lapidazione in corso, vai a nasconderti) stanno ai massimi livelli. Quel che fanno è coccolare un vittimismo cruento, violento, di certi misogini e far sentire “vere donne” quelle che parlano il loro linguaggio. Donne che hanno comunque responsabilità precise che non dipendono da nessuno, perché hanno un cervello e fanno una scelta.

Dinamiche di branco in cui la donna che vuol farne parte diventa la maggiore detrattrice di chi produce istanze motivate. Se lei, una femmina, dice che bisogna impegnarsi in vere lotte (fondamentalmente quelle di fascisti razzisti neocolonialisti che attribuiscono violenze solo a precise etnie e culture, rinviando interesse per l’infibulazione, il velo, la vita delle donne – tutte- musulmane, come se attorno a noi, ovvero anche nelle loro parole non scorgessero sufficiente sessismo), se lei dice tutto questo, giacché è donna, allora tutte le vagina-munite dovranno pensarla come lei.

Il femminismo, tuttavia, non dipende dall’essere femminina. E’ una filosofia che interpreta, decostruisce e svela culture che opprimono chiunque. Il femminismo intersezionale, poi, decisamente anarchico, che è quello che pratichiamo noi, si interroga su argomenti intersecando genere/razza/classe/religione/culture/eccetera, raccontando anche il livello di oppressione subito da tanti uomini che sono disertori del patriarcato.

Questo intanto uno spunto di analisi per cercare di rileggere certi comportamenti da un punto di vista di genere, razza, classe, religione, cultura, eccetera. Infine: state sereni perché le femministe sono combattive e non vittimiste. C’è forza e coraggio nelle nostre battaglie e non piagnistei. Noi vogliamo tutto e non elemosiniamo niente. Occupiamo spazi, guadagneremo diritti, non lasceremo a nessuno la gestione dei nostri corpi, dei nostri pensieri, delle nostre voci. Non lasceremo colonizzare le nostre idee e non vi permetteremo di appropriarvene per poi stravolgerle con mistificazioni volute e orrende. Non vi lasceremo il controllo. Non ci lasceremo sovradeterminare. Femminismo è non sostituirsi mai alle voci di soggetti attivi. Noi lo siamo. Chiunque vorrà spiegare il femminismo al posto nostro altro non è che un fottuto maschilista. Questo è quanto.

Se avete altro da suggerire dite pure, tra i commenti.

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