ho visto il film che racconta parte della storia di wonder woman. in parte incuriosita da critiche e non critiche proposte da un paio di persone sulla pagina facebook di abbatto i muri e un po’ per capire cosa è rimasto di quella fantastica donna narrata dai fumetti. ricordo di essere stata appassionata alle puntate dei “telefilm”, come si chiamavano allora, in cui Diana Prince faceva piroette per mutare abbigliamento. Era l’effetto scenico più divertente, per quel che mi riguarda.
premetto che l’analisi di un film dal punto di vista di genere non toglie nulla alla bellezza del prodotto in se’. io guardo film di super eroi pur considerandoli sessisti, con quell’eterno modo machista di porre la forza dell’uomo sempre al servizio del salvataggio della damigella, come se la damigella, per quanto umana, non sia mai in grado di difendersi. mi piace, talvolta, vedere i buoni banalmente schierati contro i cattivi, senza leggere alcuna complessità, fosse anche per veder picchiare in scena e per non dover trovare tempo e luogo in cui collocare quel racconto. perciò per chi ama il genere eroico/fumettistico quel che sto per dire sembrerà non condivisibile, come se dovessimo scegliere per forza tra una prospettiva e l’altra. tale disaccordo lo vedo nei due interventi che ho linkato.
chi vuole andare a vedere il film vada e basta e consideri che questa non è una recensione ma una visione critica. mi scoccia barattare momenti di tranquilla riflessione con i tanti “esagerata” “vedete sessismo dappertutto” da parte di chi non fa che negoziare la presenza o l’assenza di sessismo in termini ideologici. l’analisi di un prodotto cinematografico da un punto di vista di genere usa paradigmi precisi e non si può prescindere da essi. Dunque:
- il film non ricalca fedelmente quel che era il ruolo di Diana nei fumetti. le toglie autonomia, la confina al pari degli atti eroici dell’uomo al punto che è lui a sostenere l’utilità dei propri atti di eroismo e lei così si convince a lasciarlo andare. il massimo dei suoi poteri deriva dall’amore provato per Steve, dalla rabbia per averlo perso, dal fatto che, per l’appunto, lei dice “credo nella forza dell’amore”. non ci sono super eroi al maschile che nel bel mezzo di una battaglia dicono qualcosa del genere. la figura di Diana viene normalizzata, non solo umanizzata. per umanizzare un personaggio del genere non serviva renderla protagonista di scene di una romantica scioglievolezza tale da far squagliare un ghiacciaio. nel film lei è la donna che tutti vorrebbero, quella eroica ma che non mette in ombra un uomo che è eroico pur essendo umano, dunque eroico due volte.
- le battute femministe che lei pronuncia, l’opposizione ad un mondo di uomini che relegano le donne tra i fornelli, la fanno apparire più come una umana suffraggetta, fantastiche per carità, ma nulla di più che questo. le amazzoni descritte come madri protettive del mondo, le aggiusta tutto che guerreggiano per un obiettivo preciso “aver cura” del mondo degli uomini. i super eroi maschi salvano il pianeta da cattivi di ogni dimensione e Diana salva gli uomini, i figli, da un dio cattivone.
- trovo sessista anche la sovrapposizione del concetto di guerra come attribuibile ad uomini, per nascita, per inclinazione, per spinta di un uomo/dio stronzo e megalomane. che sia una dea, divinità, madre del mondo, a combatterlo e vincere non mi sembra una circostanza femminista, quanto più un modo per rinvigorire l’esaltazione del materno. Diana salva quelli che ritiene siano suoi figli, discoli, da amare e aggiustare allo stesso tempo.
- nei fumetti Diana ha delle avventure, amori episodici. nel film pare che lei abbia incontrato l’amore della sua vita, quello la cui morte determina e giustifica, come se le donne non avessero il diritto di manifestarla altrimenti, la sua ira. tutto si svolge entro una cornice che non è mai quella del supereroe. e non porrei gli amori dei super eroi al maschile sullo stesso piano perché in quel caso tutto è esattamente espresso nella forma di una relazione impari. lui salva sempre lei. lui forte e lei fragile e pure un tantino presuntuosa dato che si permette di sfidare a volte forze orripilanti con il supereroe che la salva da se stessa.
In conclusione: il film mi è sembrato godibile, fatto bene, americanamente persuasivo, ho anche pianto. lei è una bonazza infinita e lui un gentiluomo ottocentesco che pare apertissimo rispetto ai suoi simili. nella realtà se Diana avesse incontrato un uomo in quell’epoca lui non avrebbe capito, non avrebbe rinunciato alla first position della storia e non avrebbe neppure permesso ad una donna di mettere bocca nelle scelte politiche degli uomini. in ogni caso viva wonder woman, una delle mie supereroine preferite. 🙂
ps: continuo comunque ad apprezzare streghe e vampire che non sono esattamente così buone con il genere umano. meglio le cattive che le/i buoni. molto più interessanti e con tante cose in più da dire.
2 pensieri su “Wonder Woman: un film che normalizza e ricontestualizza il suo eroismo”