Antisessismo, Comunicazione, Critica femminista, Culture, R-Esistenze

Lessico di maschilisti, antifemministi, mra (come riconoscerli)

da un bel po’ riceviamo insulti, da donne, da uomini. abbiamo parlato di insulti da parte di donne che non approvano le nostre opinioni e parliamo anche di sessisti e misogini che usano termini demonizzanti, alla stessa stregua di quelle criminalizzazioni con pregiudizio di genere, nei confronti delle donne che non seguono le norme. un po’ come quando gli inquisitori ci chiamavano streghe. vediamo da parte di chi arrivano gli insulti.

non sono un gruppo compatto. sono molto frammentati e per lo più si nascondono dietro etichette mal interpretate tipo “antisessismo”, “diritti maschili”, assumendo come proprie, per esempio, le rivendicazioni di uomini che vivono situazioni di disagio familiare e affettivo. Istigano odio contro le donne invece di contribuire alla ricerca di una soluzione reale che possa distinguere maschilisti da uomini che hanno problemi reali.

non fate l’errore di considerarli tutti uguali perchè non lo sono. soprattutto nella scena italiana vanno distinti gli uni dagli altri perché altrimenti si corre il rischio di generalizzare, esattamente come fanno loro quando chiamano le donne, tutte quelle che non sono d’accordo con loro, “nazifemministe” o facendo mansplaining spiegando a noi come deve essere la “vera donna”.

ci sono sessisti che usano temi e rivendicazioni femministe strumentalizzandole in chiave antifemminista. loro sono lì per dire che l’unico antisessismo vero parte dalla fine del femminismo che sarebbe sessista di per se’. dunque vi sintetizzo i temi principali sui quali si concentrano costoro.

– femminismo=maschilismo. sostengono che il femminismo sia una forma di estremismo tale e quale al maschilismo. falso. il femminismo lotta per la liberazione di tutt*. il maschilismo lotta per ottenere l’egemonia su tutt*.

– sessismo=negazione dei diritti maschili. ma i diritti maschili di cui parlano quali sarebbero? intanto si concentrano sulla negazione di quel che è cultura dello stupro e violenza di genere. in modo subdolo fanno victim blaming. insistono col produrre idiozie tipo “se vai in giro con un orologio d’oro non devi lamentarti se te lo rubano”. tale metro di paragone viene sostenuto per colpevolizzare la vittima di stupro. la violenza di genere, secondo loro, non esiste perchè fingono di non sapere che tale violenza viene prodotta quando si impongono ruoli di genere. una donna violata perché si pensa che in quanto donna debba essere solo una fica disponibile per chiunque, prescindendo dal suo consenso, subisce una violenza di genere. una donna che viene uccisa perchè ha detto no all’ex marito o fidanzato muore in conseguenza della violenza di genere che fa capo ad una cultura che legittima l’uomo, etero, a immaginarsi padrone della vita di ogni donna che avrà la sfortuna di incontrarlo. i diritti maschili possono essere sicuramente legittimi, e non sarò io a spiegare loro su quali rivendicazioni dovranno basarsi perchè mi piace pensare che ciascun@ debba essere liber@ di sviluppare una autonomia autorappresentativa che non può di certo coincidere con la mia visione del mondo. questa è la differenza tra maschilismo e femminismo. un maschilista ti detterà norme che dovrai seguire per essere una “vera donna”. una femminista si augura che ciascun@ sia liber@ di fare una scelta autodeterminata, liber* da ogni oppressione.

– ogni volta che si parla di femminicidio arriva lo stuolo di presunti antisessisti a raccontare che bisogna considerare i suicidi e i morti sul lavoro. se il suicidio è istigato perché al suicida è stato imposto un ruolo di genere posso concordare. se la morte sul lavoro è determinata dal fatto che in quanto maschio ha da morire mi va bene. in generale, però, pur nulla togliendo alla questione che è grave e molte volte ne abbiamo parlato, scoprire quale sia la causa di un problema aiuta nella prevenzione e nella risoluzione. se un uomo cade da una impalcatura non in sicurezza, si può dire che cade giù perchè quello è un lavoro che prevalentemente viene affidato a uomini, ma la causa sta nella assenza di sicurezza e dunque la rivendicazione andrebbe posta sotto la voce: richiesta di diritti e sicurezza nel lavoro, rivolgendola al datore o alla datrice di lavoro. in quanto ai suicidi riguardano molte altre persone. un gay può suicidarsi perché ha subito bullismo omofobico. una donna che viene picchiata dal marito perennemente e si suicida probabilmente lo fa perchè si sente una nullità, l’autostima è sprofondata di un chilometro e dunque si suicida perchè vittima di violenza. eppure queste non si considerano vittime di femminicidio. un uomo che si suicida perchè ci si aspetta da lui che faccia l’uomo, con tutto quello che il ruolo imposto prevede per l’esercizio della funzione maschile, è una vittima per questioni legate al sessismo. se si suicida perchè affetto da depressione o per problemi economici, come molte altre persone fanno, la causa di tutto ciò va ricercata nei motivi che lo hanno ridotto in quello stato. economia malata, mancanza di lavoro, debiti, welfare inesistente, non possono definirsi, in tutti i casi, una questione di genere. ci sono molte donne che fanno la stessa fine per le stesse motivazioni. ricercare la vera causa del problema, senza caricare la propria fantasia di idiozie quali: è colpa delle donne o degli stranieri che ci tolgono il lavoro, significa avere la possibilità di fare diventare il personale politico per indirizzare rabbia, giusta, verso un sistema sociale o un datore di lavoro che ti ha messo in quelle condizioni.

– nuova frontiera dell’antiabortismo o della sovradeterminazione sui corpi delle donne è l’idea che lui debba decidere su quel che una donna deve fare in caso decida di abortire o non ha voglia di farlo. ti dicono che sei sessista se pensi che la donna debba avere il sacrosanto diritto di scegliere perchè il corpo e suo e lo gestisce lei. argomento antiabortista: il corpo sarà suo ma l’embrione è di proprietà di un mondo etero maschile da sempre impegnato nel controllo dei corpi delle donne perché sono le donne che possono generare i figli. non senza lo spermatozoo, è chiaro, e lungi da me sottovalutare i padri perché sono una fan dei padri che vogliono assumersi la responsabilità di cura nei confronti dei figli. ma è lei che deve scegliere se far crescere dentro di sé un figlio e poi accudirlo. la retorica dell’istinto materno e della sacralità esaltata del materno, fa gioco alla cultura maschilista perché ti fanno piacere una cosa anche se non hai neppure capito se ti piace o meno. ti dicono che è naturale. naturale un cazzo. ti indottrinano dall’infanzia a essere madre di un bambolotto, a prepararti per assumere ruoli di cura e da quel destino sembrerebbe non si possa sfuggire. non è vero. tu hai una scelta. tuo il corpo, tua la vita, tua la scelta.

– pensano che gli uomini siano discriminati sul lavoro o nello studio perché lei “ha una miniera d’oro tra le gambe”. discriminati perché lei subisce molestie o agisce in modo da ricevere compensazioni per il fatto di trovarsi in un sistema sessista che la considera solo corpo, mai cervello. questo punto andrebbe parecchio approfondito ma per adesso è bene chiarire che questa storia viaggia anche di bacheca in bacheca tra le donne invidiose dell’altra più carina, perché far leva sulla gelosia e l’invidia tra donne è sempre stato un espediente di dominio su tutte. la perfidia non risparmia di certo le donne. non dico questo. l’analisi di quel che è culturale non assolve nessuno. c’è una responsabilità in tutto quello che si compie ai danni di altre persone. quindi il cyberbullismo di donne contro donne è cyberbullismo, a prescindere dal fatto che le donne si sentano legittimate a sentirsi vittime, sempre, anche se non lo sono.

– pensano che gli uomini siano stuprati tanto quanto le donne. possibile che subiscano stupri, in numero inferiore rispetto alle donne, e soprattutto per mano di altri uomini, ma non per questo assolvo donne che usano i corpi maschili solo perché pensano di poterlo fare. su questo blog se ne è parlato. ma usare questo argomento per negare la violenza di genere subita dalle donne è pretestuoso ed è un insulto nei confronti degli uomini che sono realmente vittime di violenza domestica o sessuale rispetto ai quali, giusto per cultura maschilista, si reagisce ridendo, mai prendendoli sul serio, negando la loro denuncia, perché un uomo prende e giammai dà. un uomo accetta ogni avance da parte delle donne e se non lo fa è frocio. sono persone sessiste che affermano questo e non noi. noi sappiamo che la violenza viene agita contro donne, uomini, gay, lesbiche, trans, transgender.

– ritengono che le donne usino il femminismo per risalire la scala sociale impoverendo gli uomini. se il complottismo è vagamente credibile direi che a me come a molte altre tutta questa fortuna non è arrivata. essere femminista, e non la donna di potere che afferma di essere tale asservendo le istituzioni patriarcali ed economiche del paese, in realtà è uno svantaggio. molte femministe non amano le quote rosa, rifiutano contesti in cui arrivi seconda per concessione di maschi di potere. una femminista non sa neppure dove sta il primo gradino di quella scala sociale e probabilmente non ha neppure voglia di mettervi piede perchè non ce ne frega un beneamato cazzo. dire poi che le femministe sarebbero le artefici di un mondo in cui gli uomini muoiono in guerra giacchè proteggono nazioni, famiglie, donne, è delirante. di femministe guerrafondaie ne ho conosciute poche e non le definirei propriamente femministe. di uomini che proteggono le nazioni non abbiamo bisogno perché le guerre sono scatenate per il bene del capitale che ricicla, mantiene e finanzia se stesso. le donne sono spesso usate come pretesto per giustificare una guerra ma basta vedere la fine che hanno fatto le afghane, ora dominate da un regime talebano peggiore del precedente, per capire che si tratta di mero pinkwashing. le femministe, poi, tendono a non chiedere, anzi, a respingere fermamente un protettore di qualunque tipo.

– per loro non esiste il privilegio maschile – ovvero quello che ti porti addosso perchè culturalmente trovi un contesto che ti mette un gradino più su nella scala di oppressione, rispetto ad una donna, un gay, una lesbica, una persona trans, un uomo che diserta le fila dei patriarchi maschilisti. esisterebbe invece quello femminile, fondato sul possesso della fica di cui sopra e sulle battaglie per l’uguaglianza salariale, sostenendo che il gap non esista. giusto per chiarire: io mi porto dietro il privilegio bianco. ho certamente molti vantaggi rispetto alle persone nere e in quanto cittadina di questo paese ne ho molti rispetto agli stranieri, sebbene sia precaria e povera in canna. chiarire questo punto aiuta a considerare che è sbagliato farsi guerra tra poveri e aiuta anche nelle lotte che mai dovrebbero volgersi in senso coloniale. io bianca non mi sostituisco ai soggetti che lottano per i diritti delle persone nere. io cittadina lascio la parola a soggetti migranti e non mi sostituisco a loro per cancellare la loro voce, questo è l’abc della militanza attiva. tu maschio non fai rivendicazioni al posto mio, non mi dici come dovrei fare la femminista, non voglio essere protetta né salvata da te. puoi lottare al mio fianco, stabilendo che io sono soggetto della mia lotta, sempre. capita poi di trovare gente che vi parla di pericolo gender o di lobby gay che progetta un controllo totale delle nascite per frocizzare il mondo, in difesa di un presunto diritto maschile, potete eventualmente rivolgervi ad alcune fan accanite di un certo femminismo che non sono poi tanto diverse per conclusioni e stile.

Le persone di cui parliamo hanno un lessico, hanno coniato dei neologismi, degli ossimori o paradossi. I termini sono stati diffusi a partire dai gruppi di neomaschilisti vari. Per esempio:

Nazifemminista (nazifemminismo): un ossimoro. Un espediente comunicativo per demonizzare una figura che ha appeal. La femminista è una donna che lotta per la sua liberazione e per quella di chi non gode di condizioni di uguaglianza, donne, uomini, gay, trans. Intendendo loro rappresentarla come una “nazista” attuano una inversione semantica e categorizzano la positività di una lotta di resistenza e di liberazione facendola apparire come una lotta di potere per il dominio dell’umanità. Stronzate ai massimi termini, giacché le donne sono sottoposte a dominio – se volete – nazista e stanno ancora cercando di liberarsi in ogni angolo di mondo. Da precisare che la “nazifemminista” doc per costoro sarebbe anche presumibilmente lesbica e meriterebbe di ricevere punizioni per gli atroci delitti che avrebbe commesso. So che pensate che si tratta di follia pura ma sforzatevi di crederci e troverete su facebook e in giro per il web pagine e siti che scrivono davvero queste cose. La diffusione massiccia di note in cui si descrive perennemente l’estrema pericolosità delle femministe, quella che definiamo istigazione all’odio contro le femministe, è spesso accompagnata da commenti eccitatissimi da parte di uno o più individui che immaginano di poter ricorrere in modo lecito a forme violente – tramite bullismo squadrista o delegittimazione e discredito – di “eliminazione” delle femministe e di poter per questo ricevere perfino il plauso della società. Quando parlo di eliminazione, riferendomi a ciò che viene scritto in quelle pagine, siti e blog, parlo di carcerazione, psichiatrizzazione (Tso o affini), e parlo, purtroppo, anche di violenza fisica. tutto ciò, purtroppo, è un repertorio usato anche da alcune sedicenti femministe che in nome della lotta contro la violenza sulle donne ritengono di poter bullizzare, screditare e diffamare, le donne che non la pensano come loro. per mio conto non esiste alcuna differenza tra i fanatismi delle due categorie. entrambe ritengono che sia lecito portare avanti la loro crociata crocifiggendo chi non la pensa come loro.

Calunnia femminista: è quella che secondo il loro punto di vista descriverebbe le femministe che si dedicano alla lotta contro la violenza sulle donne. In generale affermano che tutte le femministe calunnierebbero il genere maschile, ovvero attribuirebbero agli uomini stupri che in realtà sarebbero stati compiuti da alieni atterrati da marte o attribuirebbero femminicidi e violenze che avverrebbero in modalità autoinflitta. esistono donne che generalizzano criminalizzando un intero genere, è vero. esistono persone che mentono. esistono donne che usano il tema della lotta contro la violenza sulle donne per agire in modo violento contro altre persone, per ottenere affermazione, ruolo personale ed economico. non sarò io a negarlo. ma la definizione che denigra le femministe, tutte propense, secondo queste persone, a dominare il mondo castrando metaforicamente tutti i maschi, non me la sento addosso. non io e tantissime femministe che non c’entrano affatto con lo stile descritto. chi generalizza per screditare la donna che denuncia uno stupro o altra violenza di genere compie però una azione perfida perchè corrisponde solo ad una visione egocentrica concentrata sulla protezione del branco. un branco del quale molti uomini, per fortuna, non vogliono fare parte.

Società vaginale, vaginocrazia, sistema giudiziario vaginocratico: sarebbe la definizione della loro idea di società. Loro pensano veramente di vivere in modalità di accerchiamento da provvedimenti tutti dalla parte delle donne. Troverete scritto sempre, a rafforzare questa ipotesi, che le donne sono dappertutto (bisognerebbe abbatterle perché spariscano giacchè sono la metà della popolazione), che occupano tutti i posti di potere, che avrebbero ampia rappresentanza in ogni istituzione (???) e che l’intero sistema giudiziario sarebbe dalla parte delle donne (come si vede da tutte le sentenze che regalano libertà a stupratori e femminicidi considerando di scarsa pericolosità sociale la violenza sulle donne).

Wikipedia: non l’hanno inventata loro ma dagli Stati Uniti all’Italia il network è il principale luogo di revisionismo in chiave misogina e antifemminista. Maschilisti – da parecchio tempo – hanno preso a usare in modo massiccio l’enciclopedia online componendo lì i concetti sopradescritti per accreditarli e poi riutilizzando quelle voci come fonti da usare in giro per il web. La manipolazione delle voci è a partire da femminismo, violenza di genere, femminicidio, sessismo, antisessismo, e via di questo passo.

Se volete contribuire per raccontare la visione maschiocentrica della realtà, mandateci contributi su abbattoimuri@gmail.com

 

ps: non fate lo stesso errore che compiono loro. sono persone, non demonizzatele e non fatele diventare oggetto indiscusso di crociate o gogne che imiterebbero lo stile di alcuni tra loro ma otterrebbero solo l’effetto di fargli tanta pubblicità. l’analisi politica è doverosa per fornire strumenti critici a chi legge. noi facciamo altro.

 

—>>> forse può interessare la discussione che è scaturita dalla pubblicazione di questo post che trovate sulla nostra pagina facebook.

Altro post che sintetizza gli interventi di approfondimento:

Ancora su linguaggi di maschilisti, antifemministi, mra

1 pensiero su “Lessico di maschilisti, antifemministi, mra (come riconoscerli)”

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