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#MascolinitàFragile: disimparare il #machismo, storia di un uomo

Immagine di Fuxia Block per Sciopero Otto marzo #NonUnaDiMeno
Immagine di Fuxia Block per Sciopero Otto marzo #NonUnaDiMeno

 

Cara Eretica,

sono un uomo, bianco, etero, cis. Avessi voluto vivere secondo le norme maschiliste ed etero/patriarcali sarei stato uno tra i tanti che si cullano sul fatto di avere dei privilegi senza neppure rendersene conto. Invece ho fatto i conti con tutto questo perché quei “privilegi” per me sono stati una condanna.

Ho vissuto all’ombra di un padre maschilista e di una madre convinta che lui avesse ragione, anche lei sessista a modo suo. Mi hanno allevato per assumere il comando di una eventuale famiglia, per esigere carriera, lavoro, diritto allo studio, per avere accanto una donna che mi facesse da serva e per avere la totale direzione dell’educazione dei figli.

Non ho una moglie, non ho figli, non ho fatto carriera, non sono neppure bravo nella guida di una automobile e vado in giro in bicicletta. Mi sono sempre rifatto il letto, ho rimesso a posto la mia stanza, ho aiutato mia madre a sparecchiare e lavare i piatti e per questo ho visto i miei litigare. Lui rimproverava a mia madre il fatto di crescere un figlio con regole da femmina e lei pensava che stava in fondo facendo di me un debole.

Avrei dovuto tenere testa alle “femmine”, scoparmele tutte, e invece non ne ho voglia perché non tutte mi piacciono e perché scopare alla fine per me non è così importante. Vivo con quel poco che guadagno e non pretendo molto di più perché accumulare averi non è un mio interesse. Mi piacciono i bei film, i bei libri, mi piace fare sport, correre all’aria aperta, anche se non ho un fisico da atleta. Non mi vergogno di guardare il culo di una ragazza per strada ma il fatto che mi piaccia non significa che le salterò addosso e che pretenderò che lei mi dica si. Se una donna fa “la prima mossa” non mi sento demascolinizzato e così se lei guadagna più di me o sa fare cose che in genere si pretenda sappia fare un maschio.

Per questo ho avuto problemi con bulli che mi hanno chiamato frocio e con bulle che mi hanno chiamato allo stesso modo. Essere maschilist* non è solo una prerogativa maschile. Il livello di oppressione di genere avviene anche per mezzo delle donne che mi guardano strano se non pago la cena o mi dicono di amare la mia sensibilità ma poi vorrebbero accanto un macho che sa riparare i tubi del cesso. Non mi interessa farlo. C’è l’idraulico per questo. Ci sarà un motivo per cui ho scelto di fare altre cose invece che un mestiere tipicamente da “maschio”.

Non per questo sono omosessuale, e dire che mi sono anche posto il problema ma i maschi non mi piacciono. Sono attratto dalle donne e mi sono masturbato con porno e immagini di donne sexy. Non me ne vergogno. Non faccio niente di male e non mi scandalizza sapere che la mia amica si masturba con porno gay. Il piacere non dovrebbe essere controllato da imposizioni di genere.

E tuttavia non sono qui a piagnucolare perché mi trattano male ma solo a dire che il maschilismo fa male anche agli uomini, etero, cis, e che vorremmo prendere parola quando si parla di violenza di genere perché a volte ne siamo vittime anche noi. Non sono stato minacciato fisicamente perché qualcuno voleva stuprarmi o perché volevo lasciare un partner e so che le vittime di violenza di genere sono per la maggior parte donne che subiscono abusi dallo stesso tipo di uomo che qualcuno pretendeva io fossi.

Disimparare il machismo è difficile ma è un percorso che ti ripaga di tante cose. Non mi diverte fare battute per insultare le donne e chiamarle “cagne”. Le donne non sono le mie cagne o le mie troie. Sono persone e se mi diranno di voler essere chiamate cagne o troie dipenderà dal linguaggio che vorranno condividere nelle relazioni tra amanti, con me, con altri. Non ho mai contato i buchi delle donne e non ho mai pensato che fossero per me obiettivi di penetrazione. La penetrazione è sopravvalutata, per quel che mi riguarda. Io amo il sesso fatto in molti modi e il machismo mi avrebbe negato piaceri di cui invece ho goduto perché non ho mai messo recinti attorno al mio corpo e non ho mai voluto il controllo.

Vorrei sapere se altri uomini vivono quello che ho vissuto io. Se hanno pensato mai di essere prigionieri di un ruolo imposto e se si sentono abusati perché si pretende da loro quello che non vorrebbero mai essere, fare, pensare. Dire queste cose secondo me è importante e non per avere il consenso delle femministe, delle quali, se permetti, mi interessa ben poco. E’ importante per me stesso, per quello che voglio essere e che voglio diventare.

Ho anch’io difficoltà a liberarmi da alcuni pregiudizi e ho riso a battute sessiste senza percepirle in quanto tali. Mi sento fuori dal branco ma io non ne soffro. Non soffro la solitudine e non me ne frega niente del giudizio altrui. Ne ho sofferto quando ero adolescente ma ora non più. In compenso ho perso l’affetto di mia madre che pensa di avere una specie di fallito come figlio, perché non le do un nipote, perché non le porto una nuora che vada con lei al mercato, perché non penso al mio futuro ma solo al mio presente, giorno per giorno, pur se precario.

Non ditemi che sono stato bravo, o che “ce ne fossero come te”, perché in realtà ho conosciuto donne che in teoria erano d’accordo ma nella pratica, se non facevo alcune cose, la pensavano come quelli che mi sfottevano da piccolo. Volevano un uomo che sapeva condurle, non so dove, purché fosse sicuro di sè, tutto d’un pezzo, un dominatore. E non nego che ad alcune possa piacere questo, perché non sono nessuno per giudicarle, ma non sono certo che il modello d’uomo che vorrebbero accanto sia realmente un prodotto del loro desiderio o una acquisizione di un immaginario machista.

Si può essere passionali senza essere violenti e se non sono geloso non significa che non ti amo. Se non prendo a pugni lo stronzo che ti ha insultato non vuol dire che sono un “vigliacco” o che non sto dalla tua parte. Sai difenderti da sola senza il mio intervento. Se non mi importa della tua lingerie non significa che non mi piaci e se non mi si rizza non vuol dire che sono frocio, omofobicamente parlando. Gli uomini sono tanti e diversi e non costituiscono un branco i cui membri hanno l’obbligo di avere le stesse caratteristiche. Prima si rimetteranno in discussione gli stereotipi di genere sui “maschi” e prima potremo vivere meglio tutti quanti.

Perciò, quando parliamo di violenza “maschile” (che non è la corretta traduzione di violenza machista, come è nella cultura delle femministe latino americane) pensate un po’ anche a quelli come me che non sono affatto vostri nemici. Non lo siamo. Io, di certo, non lo sono.

S.

—>>>Questo è un contributo di S. per la campagna #mascolinitàfragile. Inviateci storie, immagini, quel che volete, su stereotipi che riguardano il maschile e oltre. Su abbattoimuri@grrlz.net

—>>>Guarda le immagini e i meme creati per la campagna.

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3 pensieri su “#MascolinitàFragile: disimparare il #machismo, storia di un uomo”

  1. Sono d’accordo con te, il ruolo imposto è una prigione. Una lotta che non finisce mai per liberarsene va avanti da anni ed è tutt’altro che finita, almeno per me. Questi schemi ci impediscono di realizzare le nostre aspirazioni e di diventare ciò che vorremmo essere. Uccidono il nostro desiderio autentico, come i farmaci per l’eliminazione del desiderio sessuale. Arrivano a farci desiderare cose che in realtà non vorremmo mai e, nel mio caso, ci portano alla depressione quando ci accorgiamo che quelle cose non le avremo (non tanto perché non possiamo, quanto perché non le desideriamo davvero e se non lo desideri qualcosa veramente, non l’avrai mai nonostante gli sforzi).
    Anche io ho perso diversi amici di una vita. Alcuni di loro ora ricoprono il ruolo dell’uomo d’affari che, nella sua business suit e con il calice di vino in mano, insultano (a loro beneplacito e desiderio) le donne medie italiane, che ad ogni insulto, mi dispiace dirlo, si eccitano, odiandoli e desiderandoli allo stesso tempo. Poi mi sento dire anche io “Non fossi tua amica uno come te non me lo farei scappare”. I ruoli sono una prigione anche per le donne, perché senza di essi non solo gli uomini avrebbero la libertà di essere e desiderare autenticamente.
    Sembra così scontato eppure non lo è: non posso indossare un certo tipo di jeans stretti che mi sento dire “sei sicuramente gay e non lo sai” (detto da una ragazza lesbica) e questo solo perché non mi vedono sempre circondato da donne, proprio da chi dovrebbe essere fuori dagli stereotipi. Ma io so che non è cosi. Ho vissuto relazioni amorose appaganti e soddisfacenti, che in alcuni casi sono finite anche perché io non ero “abbastanza uomo”, ma non sempre. Esistono tante persone che non la pensano così e mi aiutano ad avere speranza.
    Un saluto e i migliori auguri

  2. Grazie S.
    Bellissimo racconto che condivido molto.
    Mi hai dato voglia di scrivere e magari lo farò perché spero che condividere tra noi uomini non-alfa possa aiutare.
    E’ difficile crescere come siamo, ma dobbiamo pensare che sia possibile, e dobbiamo essere in grado di sostenere un modello diverso.
    ciao!
    resistiamo!

    r.

  3. Mi ritrovo molto nella tua visione S.
    Negli anni mi ero quasi rassegnato a dover sopportare il ruolo di uomo “maschio”, senza trovare un linguaggio verbale e comportamentale per esprimere la mia “uominità” senza ulteriori aggettivi. Ma ora che so che ci sono anche altri uomini che come me non vogliono sottostare agli stereotipi pre-confenzionati, mi sentirò più convinto nel proporre nuovi modelli comportamentali per noi uomini-e-basta.
    Grazie

    Stefano

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