di Ethan Bonali
Gli eventi storici come il numero di NG ci offrono, oltre a preziose informazioni che finalmente raggiungono un’ampia platea, l’occasione di individuare i meccanismi sociali di castrazione e di censura e auto-censura che ci impediscono di guardarci per quello che siamo e progredire.
Devo confessare che, prescindendo dalle polemiche sulla foto di Avery Jackson in copertina, preferisco la fotografia scelta per il numero italiano poiché presenta l’ampio spettro del genere e non fissa l’immaginario del lettore su un unico modello. Siamo un paese che ha ancora bisogno di visualizzare (ne parleremo in un altro articolo).
La reazione scomposta delle forze pseudo-cattoliche era scontata e, in verità, attendevo l’altrettanta scontata reazione di una parte del mondo lgbt, quella che si deve ancora togliere dal deretano la scopa del Patriarcato e dell’educastrazione (povero Mieli!!!).
Lo scandalo (è meraviglioso essere scandalizzati liberamente! Significa che siamo permeabili…ma questo è uno scandalizzarsi morto) nasce “dall’aver messo in copertina una bambina”. Analizziamo la frase: aver messo. La bambina è un oggetto e non un soggetto. Questa è la mentalità dei tutori dell’infanzia italiana, si scoprono subito.
Il problema è che l’idea che i bambini non siano coscienti di sé, che non sappiano cosa è bene e cosa è male per se stessi è un’idea strutturata e sedimentata fino a sembrare “naturale”.
Ma chi è questa bambina in copertina?
Avery Jackson è una consapevole attivista che ha fatto coming out all’età di 4 anni. La famiglia l’ha sostenuta nella sua esplorazione senza farsi prendere dal panico. I bambini sono femministi per antonomasia, attraversano i generi (non solo due) appropriandosi degli aspetti che danno loro benessere e fottendosene delle etichette (sarà perché ancora non sanno leggere). I bambini sono non-conforming per definizione, è la società ad essere conforming.
L’attivismo di questa splendida bambina non inizia con questa foto. Già ad otto anni Avery posta un video in cui parla del suo coming out, delle sue paure, di cosa pensa. Già da anni affronta il bullismo consapevole del motivo di tale persecuzione. Tutti gli 80 bambini intervistati sono persone senzienti.
Avery NON è stata USATA ma ha usato il mezzo a sua disposizione per dare voce a coloro che vengono considerati degli oggetti, persone giuridiche menomate che non possono prendere decisioni per se stesse.
Avery (ma non solo lei) ha aperto una battaglia per il futuro.
Gli educastratori lgbt e non
Le critiche mosse a Ng, chiaramente, non prendono minimamente in considerazione la volontà dei bambini in questione ma si occupano di “cose da grandi”, di cinismo e di opportunismo economico.
NG ha messo una bambina in copertina per vendere più copie. Questa osservazione rivela la mentalità di chi la fa. Proiezione. Si, la copertina scandalizza. E questo è l’unico dato oggettivo.
Ma perché scandalizza?
Per gli italiani adulti castrati è sconcertante la sensazione che una bambina possa essere così potente. Si, è una questione di POTERE.
Dovremmo indagare a fondo e senza paure sul diritto di una persona di difendere se stessa davanti alla legge e alla società. La nostra mentalità occidentale basa tutti i ragionamenti e le strutture di ragionamento sulla legge e sul potere. E’ sufficiente analizzare il nostro lessico, le nostre categorie di azione/punizione, causa/effetto, il continuo equivoco tra realtà e verità giuridica (specialmente laddove si parli di identità di genere!).
L’argomentazione regina dei regimi di oppressione è “io so cosa è meglio per te”; la persona da soggetto a oggetto. I bambini devono essere solo oggetto di potere perché, politicamente, attraverso loro si determina e conserva lo stato attuale.
Il mondo lgbt non è immune da questa mentalità…anzi.
Il timore del crollo degli argini dell’identità sessuale e di genere, dovuta al fatto di aver accettato una definizione basata sull’eterosessualità obbligatoria e sul binarismo di genere, fa sì che si adottino le stesse categorie di pensiero e azione dei gruppi oppressori.
Ci si trasforma in una massa piccolo borghese con diritti passivi e si rinuncia alla critica e alla proposizione, che sono diritti anch’essi.
Ecco che si grida allo scandalo in difesa della bambina per razionalizzare i meccanismi di castrazione che non vogliamo vedere in noi stessi. Si prova quasi una gioia perversa nell’imporre le stesse paure, lo stesso giogo, la stessa prigione a chi riteniamo non avere potere.
“L’infanzia ha le sue personali forme di vedere, pensare e sentire; nulla è più insensato di volerle sostituire con le nostre”
–Jean Jacques Rousseau–
Potere e Desiderio
Nella nostra società il potere è pervasivo. I rapporti possibili, secondo le categorie di pensiero che abbiamo adottato nella nostra cultura, sono di potere. Nel caso di Avery è immorale che una bambina sfidi l’autorità degli adulti e quindi dobbiamo per forza affermare che sia stata usata. Invisibilizziamo e depotenziamo il s/oggetto di potere antagonista. Facendo questo poniamo il controllo sul futuro, perché lo scopo finale del potere è quello di conservarsi.
Se non è stato un rapporto di potere a spingere Avery a posare per la copertina di NG, allora cosa è stato? Che cosa spinge le persone ad autodeterminarsi?
E’ il desiderio, che è moto verso qualcosa. Dewey lo definisce come “l’attività che cerca di procedere per rompere la diga che la trattiene”.
E come ogni moto presuppone dispendio di energia, disordine, dissonanza. Per questo non piace a chi ha investito in beni immobili come un diritto acquisito in quanto categoria, in immagine, in posizione, in politica. Abbiamo così poche parole per parlare di desiderio!
La struttura del pensiero occidentale lo riconduce sempre al possesso, alla cupidigia, al capriccio. Al desiderio abbiamo associato la pericolosità, la vergogna, l’incapacità di contenersi, dimenticandoci completamente, in questa operazione di sostituzione di immagini, della sua creatività. L’oggetto del desiderio è la vera immagine di sé mentre quello del potere è una immagine illusoria benché seducente.
Il gesto che ha messo in luce il contrasto desiderio/potere non è la scelta di NG di “mettere una bambina transgender in copertina” ma è la resistenza , sotto forma di tutela, all’idea che il patto sociale, rappresentato da attori che si vorrebbe definiti una volta per tutte, possa essere cambiato. L’idea che si possano cambiare le categorie alla base del patto terrorizza.
Ve lo dico in bolognese: ci sono persone, bambini compresi, rivoluzionarie. Mettetevela via.
Bellissimo articolo di pedagogia. Non so ancora come e quando me ne servirò, ma lo farò. Grazie!
Chapeau. Ottime argomentazioni. Grazie.